La Fondazione Telecom Italia, insieme al ministero della Salute, il Miur e altri attori, ha avviato un progetto digitale per la dislessia: nei prossimi 18 mesi verrà sviluppata un’app, una piattaforma di screening e un sito di e-learning per gli insegnanti
In Italia sono circa 1,9 milioni di persone dislessiche, di cui 350 mila bambini e ragazzi in età scolare, pari al 4,5% della popolazione scolastica. “Questi bambini vengono presi in carico dal sistema? No”, dice il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “I bambini vengono seguiti in modo diverso a secondo se vivono in una piccola realtà o in una metropoli, dove vengono lasciati soli alle famiglie”. Per questo si è pensato di realizzare, nei prossimi 18 mesi, un progetto di inclusione e informazione digitale composto da tre elementi: un’app per fare lo screening dei bambini dislessici già dai 6 mesi di vita; una piattaforma web che permetta a tutti di effettuare lo screening in maniera veloce ed efficace; un sito di e-learning per la diffusione di buone pratiche riservato agli insegnanti ed operatori scolastici. Questo progetto che tratta la dislessia con un approccio digitale, presentato questa mattina a Roma, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra più attori: la Fondazione Telecom Italia, il ministero della Salute, il ministero dell’Istruzione, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e l’Associazione Italiana Dislessia.
1. Smart App
“Telecom Italia oggi ha l’ambizione di essere percepita come la California della tecnologia: ma noi non siamo solo un’azienda che crea infrastrutture, ma anche un’azienda che sviluppa una cultura digitale, fornendo le piattaforme digitali” ha detto il presidente del gruppo Telecom Italia Giuseppe Recchi, introcendo Smart@pp, l’applicazione realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità per l’individuazione precoce dei disturbi di comunicazione nei bambini dai 6 ai 36 mesi. “Questa parte è di ricerca – ha sottolineato Marcella Logli della Fondazione Telecom Italia – non è mai stata fatta prima”. L’identificazione precoce dei bambini con ritardo di linguaggio permetterà interventi tempestivi.
2 Dislessia online
Dopo l’app per i bambini piccoli, c’era bisogno di uno strumento di screening “di massa”, rapido, da fare online, a cui sottoporre il maggior numero di bambini in età scolare: per questo si è pensato alla piattaforma “Dislessia online”, il primo servizio di screening telematico del nostro Paese. Attraverso la piattaforma, bambini, ragazzi e adulti potranno fare uno screening della dislessia ed eventuale provare un recupero con sessioni telematiche di training personalizzato. La piattaforma è stata sviluppata dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù con la Fondazione Telecom Italia. Lo screening sarà diviso per fasce d’età, e gli esercizi di training saranno elaborati dai medici del Bambin Gesù.
3. Dislessia amica
L’ultimo step è quello delle scuole. L’AID, associazione italiana dislessia, lancerà a settembre 2016 la piattaforma di e-learning “Dislessia amica”, dedicata a insegnanti e operatori scolastici. Obiettivo del progetto è attivare corsi di formazione online per docenti e dirigenti scolastici e “diffondere competenze metodologiche e didattiche che rendano la scuola più inclusiva per tutti” ha detto il presidente AID Franco Botticelli. I contenuti della piattaforma saranno il risultato di un esperimento già in corso in 30 scuole su 6 territori italiani: in ognuna di queste scuole c’è un’equipe formata da insegnanti e responsabili AID che stanno facendo attività di ricerca sulle best practices da inserire in un “protocollo gold-standard” e diffondere poi in tutte le scuole italiane. L’obiettivo è portare in almeno il 30% delle scuole del nostro Paese le migliori pratiche per l’inclusone degli studenti con DSA. Inoltre i docenti potranno continuare a formarsi sulla piattaforma di e-learning. “In tema di inclusione non abbiamo nulla da imparare dall’estero, anzi siamo un modello da esportare – ha commentato il sottosegretario al Miur Davide Faraone – ma è necessario che gli insegnanti di sostegno abbiano una formazione più ampia rispetto agli altri insegnanti”. Oltre a questo, il progetto contribuirà a creare un osservatorio in Italia dei dati sulla diagnosi, sulle scuole “amiche” della dislessia, e sull’utilizzo degli strumenti digitali nei trattamenti.