Cittadini coinvolti con i propri smartphone. Ecco l’iniziativa U-DATInos
A un anno dallo scoppio della pandemia, molti non si sono dimenticati dell’emergenza ambientale. In Sicilia, dove l’inquinamento del fiume Oreto è una ferita aperta nel cuore dei palermitani, un gruppo di attivisti ha lanciato una campagna che mescola coscienza civile e tecnologia, per monitorare le condizioni dell’ambiente. Si chiama U-DATInos ed è il progetto dell’Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva. Grazie al proprio smartphone e a un’app di geolocalizzazione, ciascun cittadino può diventare un “Custode dell’acqua” per raccogliere dati utili non soltanto a scopi di ricerca, ma anche per smuovere l’opinione pubblica e cambiare rotta.
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Fiume Oreto: l’occhio tech sull’inquinamento
Lo scopo del progetto sull’Oreto è quello di responsabilizzare la cittadinanza. Da soli o in piccoli gruppi, i Custodi dell’Acqua si possono muovere andando a rilevare lo stato di salute del fiume attraverso sensori (la pratica è già stata spiegata in diversi workshop organizzati dai promotori). I dati raccolti vengono poi caricati su una mappa interattiva accessibile a tutti, in cui i partecipanti possono tenere sempre sotto controllo la situazione ambientale.
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L’esperienza che viene dalla Sicilia ricorda molto da vicino quella dei Fridays for Future e di tutta quella galassia di movimenti giovanili che, sacchi in spalla, hanno iniziato a ripulire fiumi, spiagge e luoghi pubblici divenuti negli anni discariche a cielo aperto. «Questa esperienza è prima di tutto una grande responsabilità. Essere custode dell’acqua non è solo rilevare i dati del fiume Oreto: è custodire e quindi sorvegliare con cura la città», ha commentato Nathalie Rallo, studentessa e Custode dell’acqua. Dai siti locali si comprende l’emergenza in atto: scarichi industriali e inciviltà hanno avvelenato quella fetta di terra.
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