Un kit modulare consente alle popolazioni di assemblare autonomamente un frigorifero per la conservazione di alimenti. Il progetto SPARK- acronimo di Solar Photovoltaic Adaptable Refrigeration Kit- ha come obiettivo quello di risolvere una importante criticità di diversi paesi in via di sviluppo: la conservazione dei cibi
Una tecnologia innovativa che si fonde con materiali locali. Il frigorifero ad uso alimentare ideato dal Politecnico di Milano e da poco inaugurato nel villaggio di Bangang, in Camerun, è autocostruibile, alimentato a energia solare fotovoltaica e realizzato con il bambù, un materiale altamente resistente alle intemperie. Il progetto è nato grazie al programma “Polisocial Award”, il contest che finanzia con i fondi del 5 per mille IRPEF la ricerca scientifica a impatto sociale.
«Collaborando con l’Africa già da tempo, ci siamo resi conto come la conservazione del cibo fosse una delle loro esigenze primarie» spiega il docente Claudio del Pero, responsabile del progetto SPARK. «L’esperienza acquisita nei Paesi in via di sviluppo dal professor Federico Butera, ideatore del sistema, e la collaborazione con l’ONG ACREST, con cui abbiamo portato avanti questa iniziativa, ci hanno consentito di definire da subito gli obiettivi specifici dell’attività di ricerca. È da qui che è nato tutto».
Un refrigeratore per le comunità
La struttura di questo particolare frigorifero ha un modulo “base”, con un volume netto di 250 litri, attraverso il quale è possibile realizzare versioni di diversa capacità, arrivando fino a 1000 litri, in modo da servire un’intera comunità. I costi vengono così abbattuti perché l’utilizzatore finale può anche pagare solo l’uso del bene, senza avere l’obbligo dell’acquisto. L’invio di un kit di elementi tecnologicamente avanzati, un compressore in corrente continua, un modulo fotovoltaico, scambiatori di calore e uno storage termico, piuttosto che di un elettrodomestico già assemblato a livello industriale, oltre ad abbattere i costi di realizzazione, permette anche alle persone coinvolte di acquisire un know-how tecnico.
Le linee guida per realizzare e mantenere il sistema, contenute nel kit, sono open source e possono essere così utilizzate ovunque per l’assemblaggio.
Ma qual è stato il riscontro ottenuto dal team per questo progetto? «Il riscontro è stato positivo, sia in Cameroon che in altri contesti. Abbiamo ricevuto diverse manifestazioni di interesse» sottolinea Del Pero. «L’idea di poter realizzare un frigorifero usando materiali locali, e auto-costruendo l’oggetto in modo che si sviluppi una competenza tecnica sul posto, è stato apprezzato». Ora è necessario trovare un modo affinché SPARK, una volta terminata la prima fase di finanziamento, possa andare avanti. “Magari anche con una campagna di crowdfunding” spiega il docente.
Uno spin-off per un piano più ampio
Il successo ottenuto da questo progetto sta spingendo il team del Politecnico a considerare nuove prospettive per il futuro. «Vorremmo sfruttare uno spin off della nostra università. Una società che abbiamo fondato tempo fa per poter trasferire a livello commerciale i risultati della ricerca accademica, sempre in collaborazione con delle ONG» racconta del Pero. Sicuramente SPARK rappresenta un ottimo punto di partenza per continuare a sostenere lo sviluppo delle popolazioni africane.