Ogni anno la vita di milioni di bambine è rovinata dalle mutilazioni genitali. Sulla piattaforma di crowdfunding Eppela è stata avviata una raccolta fondi per permettere alle mutilatrici africane di abbandonare il coltello e avviare altre attività economiche
Ogni anno circa 2 milioni di bambine rischiano di essere sottoposte alla pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili, che vengono definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “tutte le procedure che comportano la rimozione parziale o totale, o altre lesioni, dei genitali femminili esterni per motivi culturali o altri motivi non terapeutici”. Si stima che sono in tutto 140 milioni le donne sottoposte a questa pratica, che nel 2012 l’ONU ha dichiarato illegale, ma che continua ad essere perpetrata in 40 paesi del mondo, di cui la maggior parte, 28, sono africani. Per cercare di contrastare questa pratica che sfregia le bambine a vita, è stata lanciata su Eppela la raccolta fondi “Ex Ex”, con l’obiettivo di sostenere progetti a favore delle ex mutilatrici che scelgono di cambiare vita. La campagna ha come obiettivo 7 mila euro ed è promossa da Nosotras Onlus, un’Associazione Interculturale di Donne, migranti e italiane, attiva in Italia dal 1998 che dal 2004 si occupa di contrasto delle MGF.
Chi sono le mutilatrici
Spesso le mutilatrici non possono abbandonare il coltello con il quale operano per motivi sia culturali sia economici. Per questo è necessario sviluppare progetti di sensibilizzazione, di sviluppo del microcredito, di formazione e di empowerment femminile. Le mutilatrici (exciseuses) sono donne che per mestiere praticano Mutilazioni Genitali Femminili (excision): sono donne comuni, senza alcuna conoscenza scientifica o medica dell’anatomia femminile. “Il nostro impegno – dicono dall’associazione Nosotras – è quello di lavorare con queste comunità per la prevenzione del fenomeno, per informare sui rischi alla salute delle bambine, sulle conseguenze legali. Assieme alle realtà che compongono l’Iter African Comitee (IAC), associazione che riunisce l’attivismo dei 28 paesi target, monitoriamo la situazione in Africa, per rimanere aggiornati sui passi avanti fatti nelle varie campagne sul territorio e nelle comunità direttamente coinvolte, e promuovendo campagne di sostegno alle donne che hanno deciso di abbandonare la pratica, che hanno deciso di abbassare i coltelli, sotterrarli e dedicarsi ad altre attività”.
La raccolta
I soldi che verranno raccolti dalla campagna su Eppela saranno utilizzati per lo sviluppo di progetti di microcredito nei paesi africani che impegnino le donne che hanno abbandonato la pratica a una riconversione economica. Le donne avranno così una scelta di vita, potranno abbandonare questa pratica per dedicarsi ad altre attività che permettano loro di vivere in modo dignitoso ed allo stesso tempo di limitare una pratica dannosa per la salute e la vita di tantissime bambine.