L’incidente di Bologna che ha causato un morto e 70 feriti potrebbe avere conseguenze nel dibattito politico sul potenziamento delle vie ferrate. Oggi si fa un eccessivo affidamento a TIR e camion? I dati della situazione italiana
L’esplosione di due tir colmi di merci infiammabili (uno trasportava Gpl, l’altro probabilmente materiale cartaceo), con il conseguente crollo di un viadotto della tangenziale di Bologna e la devastazione di un intero quartiere, quello di Borgo Panigale finora noto nel mondo perché casa della Ducati, è un evento che impone nuove riflessioni sulla necessità di rivedere le modalità con le quali vengono quotidianamente trasportati i prodotti – soprattutto quelli pericolosi – in Italia.
I dati dell’Osservatorio sui trasporti
In Italia per il trasporto delle merci ci si affida prevalentemente ancora alla gomma. La gomma, dicono gli ultimi dati dell’Osservatorio congiunturale sui trasporti, è responsabile di oltre il 60% del valore del trasporto totale, l’aereo di circa il 3%, il mare del 31% e la ferrovia di circa il 6 per cento.
Solo sul fronte della ripartizione modale dei trasporti di merci, utilizzando la sperimentata metrica della “piattaforma continentale italiana” (che conteggia come traffico nazionale tutti gli spostamenti con origine o destinazione in Italia effettuati sul territorio, sulle acque e nei cieli nazionali), si conferma il ruolo ponderante svolto dal trasporto marittimo responsabile del 57,8% delle tonnellate chilometro totali e a seguire dal trasporto su gomma con il 37,3%. Una tendenza che nemmeno la crisi economica ha saputo arginare se si considera che, per far fronte ai costi, le imprese monoveicolari hanno dovuto raggrupparsi in società.
Il 70% delle merci pericolose viaggia su gomma
Ma il dato che più significativo è un altro: probabilmente per questioni economiche (si pensi al tempo necessario a imbarcarsi su una nave, le lunghe procedure di controllo delle merci o semplicemente il fatto che, per arrivare ai porti italiani che effettuano questo tipo di servizio, occorra allungare il tragitto e affrontare altre ore di traffico), in Italia circa il 70% delle merci pericolose viaggia su gomma. Far transitare questo genere di prodotti potenzialmente tossici per la salute umana lungo autostrade e tangenziali spesso attigui ai centri abitati è molto pericoloso: e tale pericolo aumenta all’intensificarsi del traffico di questo tipo di trasporti.
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Sebbene quella di ieri sia stata una tragica fatalità causata da una molteplicità di fattori che ne hanno potenziato gli effetti (ha coinvolto ben due mezzi pesanti adibiti al trasporto di sostanze altamente infiammabili; l’incidente è avvenuto in un punto molto trafficato, il viadotto che collega l’A1 alla A14, all’incrocio fra le diramazioni per Milano, Firenze e Rimini, raddoppiato dalla tangenziale di Bologna; per di più all’altezza di un quartiere popoloso), occorre comunque ricordare come il trasporto su gomma di sostanze pericolose sia strettamente regolamentato da diversi decenni e non è affatto lasciato al caso o al buonsenso dei guidatori.
La severa legislazione europea per il trasporto su gomma di merci pericolose
I veicoli che trasportano esplosivi, gas, liquidi infiammabili, corrosivi e tossici, in cisterne, in container, contenitori e colli devono rispondere a regole europee, dettagliate e severe, che il nostro Paese ha recepito nella propria legislazione fin dal 12 agosto 1962, con legge 1839. Per esempio si prevede che: “Per le merci che presentino pericolo di esplosione e per i gas tossici resta salvo l’obbligo per gli interessati di munirsi delle licenze e dei permessi di trasporto qualora previsti dalle vigenti disposizioni”. Con diverse sanzioni piuttosto pesanti, tanto per fare un esempio: “Chiunque trasporta merci pericolose senza regolare autorizzazione, quando sia prescritta, ovvero non rispetta le condizioni imposte, a tutela della sicurezza è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 2.004 a euro 8.017”.
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Il patentino ADR
Inoltre, chi guida questo tipo di TIR non è uno sprovveduto. Per trasportare merci pericolose è infatti necessario essere in possesso di un patentino speciale, il certificato di formazione professionale ADR. Questo patentino viene rilasciato a seguito di un corso obbligatorio a cui segue un esame teorico in forma scritta presso le sedi UMC, e deve essere rinnovato ogni 5 anni sempre attraverso un corso obbligatorio e un esame in forma scritta. In più, il programma d’esame verte sulle nozioni contenute nel trattato ADR: un trattato che ogni 2 anni è soggetto ad aggiornamento.
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Ben 154mila i controlli della Polizia Stradale dall’inizio dell’anno
Anche i veicoli soggetti al trasporto di merci pericolose sono sottoposti periodicamente a esami mirati a controllare soprattutto le parti maggiormente soggette all’usura indispensabili però per fare la differenza nei momenti difficili: come l’impianto frenante, quello elettrico e antincendio. A verificare che le certificazioni siano in regola ci pensa la Polizia Stradale, che si coordina spesso con la TISPOL (european traffic police). Dall’inizio dell’anno a giugno, la Polizia Stradale ha effettuato 154mila controlli a mezzi pesanti e di questi 2.895 a quelli che trasportavano merci pericolose.
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Perché bisognerebbe potenziare il trasporto su ferro
Secondo i dati di Legambiente, il settore dei trasporti è l’attività che maggiormente incide sul bilancio energetico nazionale: i suoi consumi ammontano a un terzo circa del totale. Di questi, alle ferrovie è imputabile, insieme alle vie d’acqua, meno del 2%, contro il 90% del trasporto stradale. Le emissioni inquinanti in atmosfera dei vari settori riflettono l’andamento dei loro consumi: il treno, dunque, è una delle forme più sostenibili. Legambiente però fa notare come, nell’ultimo ventennio in Europa, l’estensione della rete autostradale sia aumentata di più dell’8%, mentre per quella ferroviaria l’aumento non ha raggiunto nemmeno il 4%.
Questo nonostante la maggiore efficienza: a parità di tempo, una linea ferroviaria a doppio binario trasporta un numero di passeggeri o di tonnellate di merci maggiore di una autostrada a quattro corsie. In merito Legambiente parla persino di concorrenza sleale del trasporto su gomma: “la ferrovia si trova a dover contrastare la concorrenza a tutti gli effetti sleale del trasporto su gomma, che mantiene la sua competitività solo perché non paga i costi ambientali (smog, gas serra, traffico) e sociali (incidenti stradali, malattie) di cui è responsabile. E perché resta una delle industrie che riceve il maggior sostegno pubblico sotto forma di incentivi vari”.
Legambiente: per le lunghe tratte si usino il treno o la nave
“Un Paese lungimirante – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, al Manifesto – avrebbe spostato su ferro o via mare questo tipo di attività. Per distanze maggiori di 100, 200 chilometri si dovrebbe sempre preferire il treno o la nave”. L’incidente di Bologna rischia perciò di riaprire il dibattito tra i sostenitori delle vie ferrate e del trasporto su gomma in un momento in cui il contenzioso politico si stava già avvitando sulla questione TAV. Tutti noi ricordiamo ancora il disastro della strage ferroviaria di Viareggio, che nel 2009 costò la vita a 32 persone: ma, come i dati di ogni statistica in merito confermano, il treno a oggi resta il mezzo più sicuro su cui bisognerebbe tornare a investire.