Secondo il rapporto di Transport & Environment, in Europa 203 navi da crociera inquinano 20 volte più di tutte le automobili
Il recente incidente navale avvenuto domenica a Venezia, nel Canale della Giudecca, tra una nave da crociera e un battello ha riportato alla ribalta l’annosa questione dell’opportunità di consentire l’accesso al delicato centro cittadino alle colossali navi turistiche. Sul tappeto ora la Onlus Cittadini per l’Aria getta un tema ulteriore che potrebbe aiutare chi governa a prendere una decisione: quello dell’inquinamento provocato dai giganti dei mari che stazionano per ore in porto con i motori accesi. Ma andiamo con ordine.
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A Venezia la palma nera, nerissima, dello smog
Secondo le risultanze del rapporto di Transport & Environment, l’Italia è, insieme alla Spagna, il Paese europeo più colpito dalle emissioni delle grandi navi. Tra le 50 città più inquinate d’Europa a causa dei fumi tossici emessi dal turismo di lusso delle navi da crociera, 10 sono italiane. Al terzo posto Venezia, preceduta solo da Barcellona e Palma di Maiorca.
Nel capoluogo Veneto, ogni anno 68 grandi navi stazionano quasi 8.000 ore in porto a motori accesi, emettendo 27.520 kg di ossidi di zolfo: 20 volte la quantità dello stesso inquinante prodotta dalle automobili nell’intera area comunale, Marghera e Mestre comprese. A Venezia le navi da crociera emettono ogni anno 600.337 kg di ossidi di azoto e 10.961 kg di particolato.
203 navi da crociera inquinano 20 volte più di tutte le automobili
E la situazione non migliora nel resto d’Europa. Sempre secondo lo studio, sulle nostre teste aleggiano qualcosa come 62 mila tonnellate di ossidi di zolfo, 155 mila tonnellate di ossidi di azoto, 10 mila tonnellate di polveri sottili e più di 10 tonnellate di CO2. Tutte emesse da 203 navi da crociera mentre si spostavano per i mari europei nel 2017, emettendo circa 20 volte più ossidi di zolfo (SOx) dei 260 milioni di automobili circolanti nell’UE. Sempre secondo il rapporto, Costa Crociere e MSC Crociere sono le compagnie che emettono la maggior quantità di inquinanti nei mari dell’Unione.
Altro che aria di mare: città di porto doppiamente inquinate
Proseguendo nella classifica, al dodicesimo posto troviamo Napoli, seguita da Genova. Poi La Spezia (18°), Savona (20°), Cagliari (30°), Palermo (35°), Messina (36°), Bari (50°). Le città di porto, quindi, oltre a essere esposte all’impatto del traffico cittadino, devono fare i conti con l’inquinamento legato alle navi che porta anche a raddoppiare, se non peggio, le concentrazioni di questi veleni alle quali i cittadini sono esposti.
Perché bisogna costituire una SECA
Quattro su cinque delle città portuali più inquinate dell’UE si trovano nel Mar Mediterraneo. Questo dato ci ricorda che, nell’Europa meridionale, la normativa sulle emissioni navali è meno stringente. Nel Mare del Nord invece è in vigore una SECA (Sulphur emission control area) che ha portato al dimezzamento delle emissioni grazie a un limite al tenore di zolfo contenuto nei carburanti fissato allo 0.1%. Sempre nel Nord Europa a breve entrerà in vigore una NECA che consentirà di ridurre anche le emissioni di ossidi di azoto dalle navi.
I rischi che si corrono respirando gli inquinanti
“È ormai assodato che l’esposizione alle massicce quantità di inquinanti che provengono dalle navi comporta un incremento del rischio di tumori, dell’incidenza di asma, di malattie neurologiche e può determinare danni gravi al sistema cardio respiratorio oltre che allo sviluppo degli organi del bambino” ha ricordato Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria. “Non si può consentire che le vacanze su mezzi insostenibili di alcuni possano determinare un danno grave alla salute di molti”.
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Veronica Aneris, responsabile nazionale per l’Italia di T&E, ha dichiarato: “Le città stanno giustamente mettendo al bando i diesel più dannosi per l’ambiente ma lasciano campo libero alle compagnie da crociera che emettono fumi tossici altamente dannosi sia per chi sta a bordo che per chi sta sulle coste adiacenti. Questo è inaccettabile”.