Dopo nemmeno 2 anni dall’acquisto le batterie iniziano a dare segni di cedimento. Ma smaltire il litio è molto costoso: per riciclarne una tonnellata occorrono circa 5000 dollari e per estrarlo si danneggia l’ambiente. Bisogna quindi farle vivere di più, adottando comportamenti virtuosi
Dormire meglio allunga la vita. Pare. Vale per l’uomo, ma vale anche per gli smartphone, che solitamente vengono lasciati a ricaricare proprio nottetempo. Forse non tutti sanno infatti che i cellulari, così come qualunque dispositivo portatile a ricarica tramite USB, non interrompono la carica dopo aver raggiunto il 100% ma continuano a mantenere la batteria alla tensione di fine carica di 4.35V. Una tensione che a lungo andare sfibra le batterie, come ci hanno raccontato Andrea Tognoli, Lorenzo Craia e Luca Martini, i tre giovanissimi (i primi due sono sotto i 30 anni, Luca è comunque classe 1987) fondatori della startup innovativa Witty (qui il sito). “Lo smartphone – hanno detto a StartupItalia – è un po’ come un’auto: c’è una indicazione di massima fornita dalla casa che ti dice quanto fa con un pieno, ma poi tutto dipende da come guidi: da quanto tiri ogni marcia o da quanto spesso freni”. Insomma, dalle parti di Witty non si vuole solo vendere un piccolo ma utile accessorio che può allungare la vita media della batteria dei nostri cellulari, ma c’è anche l’intenzione di porre l’accento sulla necessità di cambiare molti nostri atteggiamenti un po’ troppo leggeri e disinteressati, che rischiano di danneggiare il pianeta.
Cos’è Witty
L’idea alla base di Witty, una idea nata quasi per caso da tre ragazzi che si sono conosciuti alla Sapienza di Roma e che volevano frenare questo enorme e forsennato consumo di batterie al litio, è tanto semplice quanto funzionale: se il cellulare si rovina a restare per tutta la notte attaccato alla corrente ma nessuno di noi ha intenzione di puntare la sveglia verso le tre del mattino per staccarlo, perché non può essere un accessorio a farlo al nostro posto? Witty, appunto.
Il primo prototipo di Witty
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“La fase di prototipazione, guidata dal nostro Luca, è durata circa 2 anni – ci hanno confidato i founder – all’inizio il primo modello era lungo venti centimetri e largo dieci, zeppo di cavi che uscivano da tutte le parti: rincorrevamo gli amici chiedendo loro di testarlo e comprensibilmente erano piuttosto preoccupati”. I tre ingegneri, forti di un approccio tanto concreto quanto altamente imprenditoriale, hanno sovvertito i normali step di creazione di una startup: nessuna incubazione, nessuna accelerazione, nessun pitch per illustrare la loro idea imprenditoriale. Sono infatti arrivati al primo crowdfunding, su Kickstarter, con i prototipi definitivi in mano (quelli attualmente in vendita, ovvero piccoli – 4,5 cm x , colorati e di design). Da lì ai primi 700 pre-order in tutto il mondo il passo è stato breve: prova che quando non si fa il passo più lungo della gamba al traguardo ci si arriva in tutta disinvoltura.
Installare Witty è semplicissimo: va collegato direttamente all’alimentatore e si collega a sua volta al cavo USB che poi arriva al cellulare. “Dapprima ci siamo chiesti se fosse il caso costruire un caricabatterie con questa funzione integrata – hanno detto durante la nostra chiacchierata i tre ingegneri – ma poi abbiamo capito che il consumatore preferisce usare i prodotti ufficiali che hanno trovato nella confezione dello smartphone”. Quindi Witty si aggiunge “in coda” al caricabatterie e vi regala per questo circa 3-4 centimetri di cavo in più. Il solo neo di questa invenzione tutta romana (che abbiamo avuto modo di provare per una ventina di giorni) è che occorre ricordarsi di accenderla, tramite la pressione del pulsante sul logo, ogni volta che si collega il cellulare all’alimentatore, perché di default blocca il passaggio alla corrente.
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Secondo i loro calcoli, se in media per colpa della batteria che resta in tensione la sua vita si assesta sull’anno e nove mesi, ricordandosi di usare Witty tutte le notti si può arrivare dai 2 ai 4 anni. Mica male. “In genere si perde il 12% di capacità della batteria l’anno”. Anche perché, di norma, quando muore una batteria nessuno l’acquista ma un po’ tutti preferiscono cambiare direttamente lo smartphone, magari perfettamente funzionante. E nel prossimo futuro? “C’è già l’idea di un Witty 2.0 con app che permetterà di giocare con le impostazioni di ricarica, così da poterle cucire sartorialmente addosso alle proprie esigenze e un Witty 3.0, molto più potente, pensato per laptop, monopattini elettrici e biciclette a pedalata assistita”. Ma soprattutto c’è l’intenzione di trovare un investitore che faccia da fondo: “Vorremmo avviare un round di equity”, ci hanno detto sempre i tre founder.
Insomma, giovani e con le idee chiare. Niente può spaventarli, dato che hanno avviato la loro startup in piena pandemia, quando apparentemente la gente si trova meno nella situazione di avere il cellulare sempre carico nelle emergenze, visto che si lavora da casa: “Tutt’altro: non potendo più andare in palestra o fare aperitivi, gli smartphone sono diventati il nostro antistress, la nostra finestra sul mondo. Non esistono ancora studi in proposito ma a spanne siamo sicuri che è aumentato il loro utilizzo e questo incide ancora di più sulla longevità delle loro batterie”. E Witty non teme nemmeno l’opzione di ricarica ottimizzata inserita nelle ultime versioni Android e iOS: “Anzitutto certifica che il problema cui abbiamo dato una soluzione esiste realmente ed è riconosciuto da chi gli smartphone li produce, ma poi conservano ancora diverse criticità: se il software non comprende le nostre abitudini, o non sono regolari, rischiamo di scollegare il cellulare quando non ha ancora raggiunto il 100%”.
Perché Witty è amica dell’ambiente
E poi c’è naturalmente l’aspetto ambientale: lo smaltimento del litio è molto costoso. Da Witty hanno calcolato che per riciclarne una tonnellata occorrano circa 5000 dollari. Per questo in Europa viene smaltito solo il 5% delle batterie immesse nel mercato. Ma oltre al tema dell’inquinamento c’è il problema dell’estrazione di questo minerale, che causa ingenti sprechi di acqua. Se solo il 10% della popolazione mondiale utilizzasse Witty, dicono i tre ingegneri, si potrebbe raggiungere un risparmio annuale di 144 milioni di batterie , 863 tonnellate di litio e 1.796.875.000 litri di acqua.
Alcuni consigli per far vivere più a lungo la batteria
Abbiamo approfittato della chiacchierata con Witty per chiedere ai tre che ormai sguazzano in ogni sorta di studio ed esperimento sulla materia, quali sono gli accorgimenti da adottare per fare vivere più a lungo le batterie dei propri accessori portatili. Abbiamo così modo di fugare alcuni luoghi comuni. Per esempio, se siete tra coloro che aspettano che il cellulare perisca tra le vostre mani, non lo state aiutando: “Scaricare ripetutamente la batteria portando la sua tensione vicina a quella limite di sottoscarica provoca un rapido deterioramento degli elettrodi interni, riducendone la capacità e quindi la durata”. Ma, detta in parole povere, ecco quattro regole auree. Anzi, al litio:
- Non usare in continuazione la carica veloce: solo di giorno e nelle emergenze;
- Non usare il cellulare mentre è in carica: si scalda la batteria e il calore la rovina;
- Metterlo in “modalità aereo”;
- Non aspettare che scenda oltre il 25% dell’energia residua.