«Abbiamo chiamato la nostra azienda The Tangerine Road per due ragioni: ci siamo ispirate alla Via della Seta, che ha collegato per secoli l’Europa alla Cina e che oggi racconta anche la nostra vita da espatriate dall’Europa all’Asia. E poi c’è il riferimento al mandarino, regalato in occasione del Capodanno cinese, simbolo di benessere e prosperità». Sofia Zanchini, nata a Roma nel 1976, è arrivata a Hong Kong nel 2015 insieme al marito e ai figli, per cominciare un nuovo capitolo della loro vita, dopo aver vissuto per quasi dieci anni a Londra.
La storia di Sofia Zanchini
Paola Bianchi è stata una delle prime persone che ha conosciuto una volta atterrata in Asia ed è presto diventata la sua socia in un’azienda di slow fashion che privilegia un utilizzo rispettoso dei tessuti e il ricorso all’artigianato locale. Sofia è la nuova protagonista della nostra rubrica “Italiani dell’altro mondo”, che in occasione della Giornata Internazionale della donna ci porta a Hong Kong per conoscere la storia di un’imprenditrice che vive in un luogo ricco di storia e cultura, al centro da anni di un rapporto complesso con la Cina.
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«Ho vissuto a Roma fino ai 30 anni. Mi sono laureata in Lettere e finché ho lavorato in Italia mi sono occupata di comunicazione ed eventi culturali», ci racconta Sofia Zanchini in collegamento da Hong Kong. Nelle interviste che facciamo agli italiani dell’altro mondo capita spesso di percepire la voglia di ritornare in patria, magari con le giuste premesse per continuare a fare business. In questo caso, invece, il tempo sembra aver fatto il suo lavoro, immergendo Sofia in un ambiente urbano dove si sente a casa. Anche se quella casa è molto diversa rispetto ai canoni europei, nonostante il forte legame tra Hong Kong e l’Inghilterra per il passato coloniale.
Come nasce The Tangerine Road
«L’idea di The Tangerine Road ci è venuta poco dopo essere arrivate. Stavamo camminando per Sham Shui Po, un vecchio quartiere pieno di negozi di tessuti, sete pregiate e botteghe anni ‘30, in cui si vendono perline di tutti i tipi, bottoni di giada e spezie dall’odore fortissimo. Ci siamo innamorate di questa zona autentica, in una città che è un mix tra antico e moderno». The Tangerine Road in questi anni ha stretto rapporti con sarte e laboratori cinesi, di stanza a Shenzhen, vicinissima, nella Cina continentale, e più volte descritta come la Silicon Valley del Dragone. «Prima del Covid ci andavo una volta a settimana, con un’ora di viaggio. In questo periodo ci sto tornando più spesso per lavoro. Negli ultimi anni hanno costruito una linea che in treno ti ci porta in un quarto d’ora».
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Segni di uno sviluppo urbanistico che va a velocità impensabili per l’Europa. Ma per chi non c’è mai stato come si presenta Hong Kong? «Mi ha sempre colpito il mix tra la forte tradizione cinese e la modernità. Ha un fascino asiatico, ma anche molto europeo. È ancora oggi un ponte tra Oriente e Occidente». Su StartupItalia raccontiamo il lontano Oriente, soprattutto collegandoci ai risvolti dell’attualità tech, dal ruolo imprescindibile di Taiwan nell’industria dei semiconduttori alle Big Tech cinesi che fanno i conti da anni con il giro di vite stabilito dal governo di Pechino.
Una moda per chi ama viaggiare
Parlare di The Tangerine Road ci ha offerto l’opportunità di raccogliere la testimonianza di un’italiana che vive da molti anni a Hong Kong. «Non ho fatto la gavetta nel settore della moda, ma da appassionata d’arte faccio un lavoro che mi spinge a cercare ogni giorno tessuti e stampe dai disegni insoliti e ricercati, le fantasie richiamano spesso luoghi esotici e raccontano così la storia del nostro marchio». L’azienda non è una startup che punta a scalare, ma mira alla sostenibilità economica e ambientale. «Il nostro obiettivo era creare un marchio che unisse la cultura asiatica alla creatività italiana».
La sfida, peraltro, non è stata soltanto imprenditoriale. Trasferirsi dall’altra parte del mondo, con la famiglia, è stata una scelta impegnativa, ma che oggi Sofia Zanchini rilegge in questa ottica: «Lasciare la comfort zone è sempre qualcosa di fondamentale nel percorso delle persone. Quando osi, alla fine, i risultati arrivano e conosci persone che altrimenti non avresti mai incontrato». Una moda femminile sostenibile, e che rispecchia a suo modo l’amore per i viaggi delle fondatrici, in cui molte clienti si riconoscono. «A Hong Kong e a Singapore, dove Paola si è trasferita nel 2019, siamo una comunità di donne expat, che provengono da tutto il mondo». Le vendite tra store fisici (ce n’è uno anche a Singapore) e ecommerce sono bilanciate.
Hong Kong: dieci anni dopo la Rivoluzione degli ombrelli
Come ci insegnano le storie degli imprenditori che intervistiamo sul magazine, chi gestisce un’azienda può entrare più facilmente a contatto con la società, le persone e il contesto in cui opera. Nel 2024 ricorrono i dieci anni dall’inizio di una protesta cruciale nella storia di Hong Kong: nel 2014 partiva infatti la Rivoluzione degli ombrelli, animata soprattutto dai giovani e che tra le varie istanze chiedeva il diritto al suffragio universale. Arrivata nel 2015 Sofia Zanchini si ricorda ancora l’aria che si respirava in città.
«Nel 2019 sono andate in scena le proteste più forti. Ricordo una città paralizzata, in un momento di grande difficoltà. Col senno di poi si capisce che certi processi sono stati velocizzati da allora». La Cina ha ampliato la propria sfera di influenza sull’ex colonia britannica e l’approvazione della legge speciale sulla sicurezza nazionale ha generato un clima di incertezza, con diverse testate giornalistiche che hanno dovuto chiudere e limiti imposti alla libertà di parola ed espressione. «In questi anni ho visto la città trasformarsi. Un tempo incontravo expat ovunque. Oggi ce ne sono sempre meno in città».