Per combattere il cambiamento climatico il filantropo investe anche sull’energia
Bill Gates, cofounder di Microsoft e tra gli uomini più ricchi del pianeta, è da tempo uno dei più accesi sostenitori della lotta ai cambiamenti climatici. Con la sua fondazione filantropica ha destinato miliardi di dollari per finanziare progetti a sostegno delle popolazioni nei paesi più poveri. Nel pieno della pandemia da coronavirus ha pubblicato un libro dal titolo How to avoid the disaster climate, lasciando intendere che l’emergenza sanitaria globale che ha messo in ginocchio il mondo e le economie potrebbe essere superata per gravità e impatto da una catastrofe ancora più grande. Per impedire che questo accada bisogna attivarsi a tutti i livelli e, sotto l’aspetto energetico, abbandonare le fonti fossili è prioritario. Le alternative sono quelle rinnovabili come energia solare ed eolica. A queste Bill Gates aggiunge anche l’energia nucleare, sulla quale sta conducendo studi e test dal 2007 con la sua azienda TerraPower.
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Il dibattito sul nucleare è tornato di attualità negli ultimi tempi. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha espresso cautela, invitando a non dare ascolto alle visioni più catastrofiche. In qualità di fisico ed ex direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Genova, ha infatti auspicato che si possa andare oltre le ideologie, stigmatizzando posizioni che non tengono conto degli avanzamenti tecnologici nel settore. D’altra parte è ancora forte nell’opinione pubblica mondiale il ricordo di disastri nucleari – da Chernobyl in poi – che hanno spinto governi a voltare pagina e a mettere da parte le centrali per qualcosa di più sicuro. L’Italia ha seguito questa strada, ma oltre confine diversi reattori continuano a funzionare.
Impegnati in questo percorso di rivalutazione del nucleare non ci sono soltanto gli Stati, ma anche aziende private come TerraPower di Bill Gates. Nei giorni scorsi la compagnia ha reso noto che Kemmerer, in Wyoming, ospiterà il progetto dimostrativo del reattore Natrium, sviluppato da TerraPower e GE-Hitachi. Si tratta di uno dei due progetti dimostrativi di reattori avanzati, selezionati e supportati dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. L’operazione destinerà 1,5 miliardi di dollari a Wyoming e coinvolgerà una forza lavoro di 2mila persone per la costruzione del sito. Una volta che l’impianto sarà operativo, circa 250 esperti sosterranno le attività quotidiane, compresa la sicurezza dell’impianto.
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«È stato un errore uscire dal nucleare prima di uscire dal carbone», ha dichiarato quest’estate durante la campagna elettorale tedesca il parlamentare Armin Laschet, criticando la scelta di Angela Merkel quando, nel 2011, disse stop al nucleare reagendo al disastro di Fukushima. Quel processo di smantellamento è continuato per anni e, come si legge su Startmag, condurrà allo spegnimento dell’ultimo reattore tedesco alla fine del 2022. Da qui ad allora il dibattito potrebbe arricchirsi di nuovi dettagli e novità.