Le interviste ai protagonisti di questo esempio di open innovation. Sostenibilità, economica circolare e territorio si legano fra loro
«Non c’è mondo meno innovativo di quello dell’edilizia». A dirlo non è un osservatore esterno, ma Alessio Colombo che nel 2016, insieme alle moglie Tiziana Monterisi, ha fondato Ricehouse, startup specializzata nella realizzazione di decine di prodotti ecosostenibili per il settore delle costruzioni. Geologo lui, architetto lei, hanno scelto di non utilizzare nulla dalla filiera petrolchimica: tutto deriva dagli scarti delle risaie. «Sono state il nostro luogo di nascita – ha spiegato a StartupItalia – abbiamo calcolato che nel quadrilatero della produzione tra Vercelli, Pavia, Novara e Milano gli scarti della paglia di riso consentirebbero di costruire il 75% della nuova edilizia in Italia ogni anno». Per scalare il proprio business in un settore restio ai cambiamenti, Ricehouse si è rivolta a Terna, che nei suoi impegni legati all’open innovation ha voluto sondare il mercato per capire se, nell’edilizia, fossero presenti prodotti innovativi in grado di abbattere il fabbisogno energetico degli edifici dell’azienda e rispondere ai sempre più urgenti criteri di sostenibilità.
Terna e Ricehouse: una storia di open innovation
«Abbiamo conosciuto Ricehouse nell’ambito della nostra call for innovation – ha detto a StartupItalia Silvia Atzeni, Open Innovation Engineer di Terna – il loro è un prodotto che ci ha colpito fin da subito e infatti abbiamo deciso di avviare una collaborazione, studiando i materiali in ottica di economia circolare». A unire gli sforzi di Ricehouse con quelli di una corporate è l’ambizione di introdurre un’edilizia che parta dal territorio, riconvertendo scarti in materia prima, e proponga costruzioni in grado di durare nel tempo, con minori sprechi e fabbisogni energetici contenuti. «È la prima volta che ci siamo approcciati a questo mondo delle startup in campo edile – ha aggiunto Alessia Zoccali, analista ambientale di Terna – con Ricehouse abbiamo scoperto materiali e prodotti in grado di generare un risparmio di CO2 fino al 20%. In più il fabbisogno energetico annuo che garantirebbero edifici fatti col know how di Ricehouse sarebbe decisamente inferiore».
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Al momento non è ancora certo il punto di arrivo di questa collaborazione, ma gli esperti di Terna hanno spiegato a StartupItalia che tra gli obiettivi ci sarebbe quello di inaugurare una stazione elettrica costruita grazie agli scarti del riso. Il primo esemplare potrebbe essere inaugurato a Camin, in provincia di Padova, in una delle zone più elettricamente interessanti per l’azienda. «Per noi è importante la connotazione territoriale della collaborazione con Ricehouse – hanno spiegato da Terna – il fatto di sperimentare prodotti simili per scopi di sostenibilità è centrale nella nostra mission».
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I prodotti di Ricehouse
Come ci ha detto il cofounder, la startup degli scarti di riso in edilizia è partita con 10 edifici costruiti nel suo primo anno di attività. «Lo scorso anno, nonostante il Covid, abbiamo aperto 19 cantieri e quest’anno ne inaugureremo una cinquantina grazie alla spinta del superbonus per ristrutturazioni ed efficientamento energetico». Tra i prodotti di Ricehouse citiamo, ad esempio, finiture, intonaci termici, isolanti e pannellature, tutto ricavato grazie all’invenzione (o scoperta?) di un filiera fino a pochi anni fa inutilizzata. L’azienda innovativa ha chiuso di recente un aumento di capitale da 600mila euro che consentirà di potenziare la struttura marketing e sondare i mercati esteri.
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Sostenibilità fa rima con convenienza
Per farsi strada in Italia, come ha commentato Alessio, è e sarà fondamentale mettere a frutto quanto di positivo c’è nella collaborazione con una grande corporate aperta all’open innovation. «L’unico fattore che oggi fa la differenza nel campo dei prodotti dell’edilizia è la convenienza economica. Terna ci ha spinto a capire quanto, alla fine, Ricehouse sia comunque più vantaggiosa sotto tantissimi aspetti: maggiore durabilità dei materiali, ridotto fabbisogno energetico e il life cycle cost dei prodotti».
Terna e l’innovazione
Sul tema è intervenuto anche Massimiliano Garri, direttore dell’area Innovation & Market Solutions. «La sostenibilità è un elemento chiave della cultura e della strategia di Terna ed è una guida per tutti i nostri progetti – ha spiegato – Terna ha previsto più di 900 milioni di investimenti in innovazione e tecnologie nel piano industriale. La tecnologia e l’innovazione possono fare molto, non solo per trovare nuove soluzioni, più sostenibili, ai problemi di oggi, ma soprattutto per aprirsi a sistemi, competenze ed esperienze nuove che possano contribuire al miglioramento della qualità della vita nel nostro paese».
Terna è uno dei principali operatori europei e mondiali di reti per la trasmissione dell’energia elettrica. Gestisce quasi 75mila km di linee in alta e altissima tensione e circa 890 stazioni elettriche sul territorio italiano. L’innovazione è uno dei pilastri su cui si basa il suo business, tanto che all’interno del piano industriale 2021-2025 da quasi 9 miliardi di euro complessivi Terna ha previsto appunto più di 900 milioni per innovazione e digitalizzazione. Nei prossimi cinque anni, le nuove tecnologie avranno un ruolo sempre più centrale, con l’obiettivo di supportare la transizione ecologica e migliorare sempre più la resilienza del sistema elettrico.