Il 2025 non sarà l’anno dei taxi dei cieli. Non è nemmeno detto che sarà l’anno delle auto a guida autonoma, anche se l’ingresso di Elon Musk nella stanza dei bottoni statunitense potrebbe sbloccare normative e agevolazioni. Quel che è certo è che nei prossimi 12 mesi non dovremmo assistere a rivoluzioni copernicane neppure per quel che concerne i taxi volanti, l’altra grande rivoluzione più volte annunciata e mai concretizzata sul fronte della mobilità del futuro, tanto più ora che l’ex unicorno tedesco Volocopter, azzoppato da tempo, ha portato i libri in tribunale.
Volocopter non decolla
Volocopter era la più nota startup europea nel settore eVtol (electric vertical take-off and landing), fondata da Stephan Wolf e Alexander Zosel. Pareva lanciatissima, dopo aver raggranellato mezzo miliardo di euro principalmente dal marchio automobilistico Daimler, dalla Big Tech Intel, dalla società ferroviaria tedesca Deutsche Bahn, da Mercedes-Benz nonché dall’italiana Atlantia, ora Mundys.
Invece nelle ultime ore ha depositato i libri contabili al tribunale di Karlsruhe, non essendo riuscita a trovare un acquirente o comunque investitori pronti a continuare a credere nel sogno dei taxi volanti. I problemi più evidenti si erano manifestati l’estate scorsa, quando la startup che nel suo massimo splendore era arrivata a sfiorare i 2 miliardi si era accordata con le autorità francesi per trasportare turisti e giornalisti lungo la Senna, da un impianto sportivo all’altro dei Giochi Olimpici 2024.
Inutile aggiungere che quei voli non sono mai decollati sulla Senna. Né altrove. E il progetto ha iniziato a perdere quota. Anche perché gli elicotteri elettrici eVtol sono un mezzo ancora tutto da normare, specie qua in Europa.
Secondo indiscrezioni di stampa, la cinese Geely (che aveva già investito in Volocopter nel 2019) negli ultimi mesi si era messa a capo di una cordata in cui avrebbe figurato anche l’industriale tedesco Gerhard Sturm per rilevare la giovane realtà in crisi. Tuttavia la somma messa sul piatto questa volta sarebbe stata irrisoria: “appena” 95 milioni di dollari per reclamare l’85% della startup dei cieli. Una svalutazione netta per una startup valutata 1,9 miliardi e per questo giudicata irricevibile.