Ma non sono a chiamata: sono quelli di Thames Clippers, che continuerà a gestire il servizio ma si integra con la piattaforma delle auto con conducente
Uber ha una barca. Anzi, una flotta di venti imbarcazioni e 23 moli brandizzati. Sono quelli utilizzati dal servizio Thames Clippers, che porta londinesi e turisti da una parte all’altra del Tamigi, ad altezze diverse del fiume che attraversa la capitale brtiannica. Presto si potrà acquistare i biglietti direttamente all’interno dell’applicazione di Uber visto che il servizio verrà appunto ribattezzato “Uber Boat by Thames Clippers”. Di fatto la parte gestionale rimarrà in capo alla società americana Anschutz Entertainment Group (che possiede anche la O2 Arena) su licenza di Transports for London per le linee destinate ai pendolari e di London River Services per i servizi turistici. Si parla di circa 10mila passeggeri al giorno.
La nuova livrea
I catamarani assumeranno dunque la livrea bianconera della piattaforma celebre per le auto a chiamata, così come i moli/fermate di salita e discesa fra Putney e Woolwich. L’accordo è pluriennale ed è solo l’ultimo tentativo del colosso guidato da Dara Khosrowshahi di diversificare i propri affari, dopo essere stata fortemente colpita dalle restrizioni sanitarie legate alla pandemia e dai blocchi assoluti alla circolazione. Lo scorso maggio il gruppo ha infatti riportato perdite trimestrali per 2,9 miliardi di dollari e ha licenziato migliaia di dipendenti. Abbiamo anche parlato dell’investimento, un po’ di ripiego ma comunque importante, nel mondo del food delivery per rafforzare il suo Uber Eats con l’acquisto di Postmates per 2,65 miliardi di dollari.
Come funziona
Come funzionerà il servizio sul Tamigi? Semplice. Gli utenti potranno comprare un biglietto direttamente dall’app che già usano per molti altri servizi, come appunto le auto. Il sistema produrrà un QR Code che sarà necessario mostrare per salire a bordo. Non si tratterà ovviamente di un servizio a chiamata, un po’ complesso offrirlo con i traghetti: sarà un modo più diffuso e semplice di integrare i diversi canali di vendita già disponibili per i “bus acquatici”. I londinesi e i turisti potranno dunque continuare a usare le carte contactless e le Oyster card che ospitano i loro crediti di viaggio e abbonamenti al fitto network dei trasporti della capitale britannica.
Le misure a bordo e le altre strategie
In ogni caso, a bordo la situazione rimarrà uguale a quella attuale: i passeggeri dovranno indossare una mascherina e rimanere a distanza, in linea con le prescrizioni di TfL, e lo staff sarà protetto in modo ancora più sicuro. Un modo in più per rinunciare alla metropolitana, in linea con gli investimenti della città sulle infrastrutture ciclabili e sulla velocizzazione delle reti di noleggio di monopattini elettrici in condivisione dopo la revisione dei regolamenti su questo tipo di mezzi. Fra l’altro le bici elettriche di Jump, la divisione proprio di Uber rilevata mesi fa da Lime, sono tornate a vedersi in città. Presto il trasloco sull’app di Lime, che pure proporrà presto i monopattini, e il rinnovo della flotta saranno completati.
I rapporti con TfL
Curioso che un’iniziativa simile parta proprio da Londra, dove le relazioni con la società che gestisce i trasporti locali è ai ferri corti. TfL aveva infatti rifiutato, lo scorso novembre, di rinnovare la licenza a Uber per operare in città indicando fra le motivazioni una serie di lacune legate alla sicurezza come lo scambio delle identità dei conducenti, anche se al gruppo è stato consentito di proseguire a operare in attesa della pronuncia sul suo ricorso, su cui non si saprà granché fino a settembre.
In realtà qualcosa di acquatico, sebbene in un contesto del tutto differente e slegato da una rete di trasporti urbani, si era visto per qualche anno in Croazia (foto qui sopra), durante i mesi estivi, per saltare da un’isola all’altra con dei veloci gommoni.