Nel cuore della città uno spazio di 700 metri quadrati aperto ai bambini da zero a sei anni. Con un’idea di fondo: sperimentare, apprendere facendo, toccando, ascoltando, sporcandosi, giocando con ciò che offre la natura
Chi l’ha detto che i bambini che vivono in città non possono giocare nel verde e imparare, stando a contatto con la natura? Anna Podestà, 42 anni, mamma e soprattutto pedagogista, ha realizzato il suo sogno e quello di molti genitori milanesi: avere una scuola nel bosco. A Milano? Sì, nella metropoli, tra smog e traffico, polveri inquinanti e clacson, in corso Italia al civico 66, c’è Dadà un’oasi di 700 metri quadrati aperta ai bambini da zero a sei anni. L’idea di fondo è una, semplice ma non sempre applicata nelle scuole italiane: sperimentare, apprendere facendo, toccando, ascoltando, sporcandosi, giocando con ciò che offre la natura. Per capire meglio questo progetto nato lo scorso settembre e che oggi accoglie già trenta bambini (20 della scuola dell’infanzia e dieci del nido) siamo andati a trovare Anna.
Com’è riuscita a realizzare questo miracolo ovvero fare un bosco dentro le mura di un appartamento?
«Cerchiamo di ripristinare il concetto esterno pur essendo in una metropoli. Gli spazi di divisione sono fatti da fioriere di legno con piante, c’è una cascata, il manto erboso, le balle di fieno, un orto dove i bambini giocano e piantano anche piccoli ortaggi da consumare durante il pranzo. L’idea è di far respirare un’aria diversa nel vero senso della parola. Abbiamo ricreato una sorta di micro clima e abbiamo un menù biologico con giochi naturali.
Non abbiamo bambole, macchine ma legni, sugheri, sassi e muschi che il bambino può usare per sviluppare la sua fantasia e la sua creatività.
Sembrano oggetti inutili ma i bambini sanno creare delle attività proprio con questi semplici oggetti».
Quindi avete già tutto a scuola. Non avete bisogno di uscire?
«Assolutamente no. Una caratteristica della nostra scuola è portarli fuori dall’aula: usciamo quattro volte al mese, tendenzialmente il venerdì. Andiamo in cascina per andare a cavallo. Nelle oasi, nei mercati ma d’inverno anche in mostre e musei. Per noi conta l’esplorazione. Quando piove abbiamo degli stivali alti per farli giocare nelle pozzanghere: abbiamo un progetto adatto al clima piovoso. Osserviamo le farfalle, abbiamo messo le casette degli uccellini. Cerchiamo di abituare il bambino ad uscire dalla vita a scatola, dalla scatola della casa, della scuola, della televisione, del tablet per riscoprire le sue potenzialità.
Secondo i principi educativi delle scuole europee
Il progetto si ispira ai principi educativi delle scuole europee ma è stato rielaborato ed arricchito al contesto urbano. Un progetto simile esiste anche nella capitale, a Ostia dove è stata messa in piedi una realtà pedagogica quasi completamente all’aperto. Qui come a Milano i bambini apprendono i cicli vitali, la dimensione temporale, biologica, scientifica dei cambiamenti del mondo che lo circonda.
I piccoli imparano a rispettare l’ambiente, ad utilizzare le risorse messe a disposizione, sperimentando le proprie competenze.
Nella natura si può anche dormire
Ma a Dadà nella natura si può anche dormire. Anna offre infatti anche il servizio h24 ma su richiesta. «Abbiamo del personale adeguatamente formato sempre in compresenza in modo da garantire due insegnanti oltre ad un servizio pediatrico e il servizio Skype. I bambini possono venire – spiega la pedagogista – verso le 18, cenare insieme e poi andare a letto. Non facciamo un servizio ad ore perché crediamo che sia importante per il piccolo stare in un luogo tutta la notte: non va disturbato una volta che si è addormentato. Dalle 7 dell’indomani possono venirlo a prendere».
Ma chi sono quelle madri e quei padri che usano questo servizio. Ci fa un identikit?
«Spesso sono genitori stranieri che hanno conferenze a Milano o mamme e papà che non riescono a dormire e cercano sollievo per una notte o ancora genitori separati che vivono in altre città e vengono a Milano per stare con il loro figlio ma piuttosto di farlo dormire in hotel preferiscono la nostra struttura. Altre volte si tratta semplicemente di mamme e papà che escono a cena o al cinema».