Per la nostra rubrica videogiochi dall’altro mondo un titolo tenerissimo in pixel art che arriva da una piccola startup innovativa del sud-est asiatico
Una storia d’amore capace di trascendere il tempo, che si aggroviglia e si divide in modo anomalo, sballottandoci qua e là. Una cura per i dettagli e per i fondali in grado di lasciarci a bocca aperta. Una palette cromatica fresca e frizzantina, in grado di rendere ancora più deliziosa la pixel art che caratterizza l’opera. C’è sicuramente molto di Makoto Shinkai, l’ormai affermato artista nipponico che ha firmato pellicole del calibro di Your Name, Suzume no tojimari e Il giardino delle parole in questa piccola produzione indonesiana, A Space for the Unbound, curata dalla startup indipendente Mojiken Studio di Surabaya.
L’agenda rossa di A Space for the Unbound
L’ambientazione è incredibilmente reale: esploreremo l’Indonesia degli anni ’90, tra povertà, miseria e i problemi derivanti dal giogo della dittatura militare. Tutto il resto pare provenire appunto dalla testa di Shinkai, tra balzi e sbalzi del tempo, viaggi in altre dimensioni tra la realtà e l’onirico e una particolare agenda rossa che permette al nostro alter ego, il giovane Atma, di compiere un buon numero di trucchetti di prestigio mica da ridere, talvolta perfino utili a salvare la vita delle persone, a iniziare da quella della sua fidanzatina Raya (sebbene lui non ricordi di essercisi mai messo assieme, ma guai ad ammetterlo).
Sorvolando, per ovvie ragioni, sul plot alla base di questa rilassante ma intrigante avventura grafica, così da non rovinarvi la sorpresa e permettervi di vivere in prima persona quanto scritto da Dimas Novan D., possiamo dirvi che A Space for the Unbound, scorporato dalla trama, si rivela un titolo a scorrimento piuttosto canonico, in cui occorre raccogliere oggetti ed esaminare lo scenario per procedere con gli eventi.
Leggi anche: Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation, partiamo per il Giappone?
Alcuni minigame, che abbiamo particolarmente apprezzato, richiedono la pressione tempestiva di tast ad hoc, stratagemma che ha permesso al team indonesiano di spezzare la progressione tradizionale con alcune fasi più concitate, come alcune scazzottate.
L’incredibile pixel art di A Space for the Unbound
Per il resto, A Space for the Unbound poggia tanto sulla sua storia quanto sull’ottima pixel art, che invoglia il giocatore a godere appieno di ogni quadro, passando in rassegna anche i dettagli apparentemente più insignificanti, chiacchierando con i PNG che animano gli stage o anche semplicemente perdendo tempo ad accarezzare qualche pigro micio randagio.
Leggi anche: Dusk Diver 2, visitiamo una Taipei molto diversa dall’originale
Era davvero da diverso tempo che non ci imbattevamo in una veste grafica altrettanto deliziosa: A Space for the Unbound è semplicemente una gioia per gli occhi che, grazie a una elaborata sinossi, riesce a intrattenere per diverso tempo facendo passare in secondo piano la bidimensionalità di un gameplay che sarebbe potuto essere maggiormente stratificato.