Se non avete mai visto un film con Iron Man o Hulk, qui trovate tutto quello che vi serve sapere. Così da poter andare al cinema e godervi il film degli Avengers di cui tutti parlano
Ci sono voluti quasi 20 anni a partorire il primo film di Iron Man, con protagonista Robert Downey Jr. 20 anni nel corso dei quali Marvel ha rischiato di fallire più volte, schiacciata dalla crisi della carta e dalla fine dell’era dei supereroi a fumetti. Poi però, correva l’anno 2008, tutto è cambiato: è iniziato un cammino che ci ha condotto, 10 anni dopo, alla fine di quella che gli appassionati chiamano “fase 3” e che piazza in una pellicola da quasi 3 ore un numero incredibile di personaggi interpretati da quelle che ormai sono star planetarie riconosciute. Cercheremo di ripercorrere in breve la genesi e lo sviluppo di questa incredibile saga, che ha fruttato miliardi di dollari al botteghino, e che ha cambiato una volta per tutte la storia del cinema d’azione.
Supereroi in prestito
Per molti anni i successi maggiori al cinema dei supereroi sono stati targati DC Comics, l’altra grande casa a fumetti a stelle e strisce: per molti anni abbiamo visto film di Superman e di Batman, alcuni migliori di altri, con Marvel che languiva in b-movie discutibili o serie cult (come quella di Hulk) che contano ancora molti appassionati ma non erano mai state davvero all’altezza della concorrenza. Poi era arrivato Bryan Singer che aveva dato vita ad alcuni film sugli X-Men che si distinguevano da tutto quanto visto fino a quel punto: era il 2000, i diritti sul franchise erano stati acquisiti dalla 20th Century Fox, e per qualche anno questi film sono stati il miglior esempio di trasposizione di supereroi al cinema.
Quello che accadeva all’epoca – è successo con gli X-Men, con Spider Man concesso in licenza a Sony, con i Fantastici 4 – era che Marvel cedesse i diritti su alcuni dei suoi personaggi più amati e celebri per fare cassa. Più volte la casa editrice aveva rischiato la bancarotta, schiacciata dal peso del calo delle vendite dei suoi albi, da una serie di operazioni che negli anni ’80 avevano prodotto la nascita di storie memorabili (come quelle scritte da Frank Miller) ma che non erano riuscite a riportare in casa quel successo che la cosiddetta Golden Age aveva assicurato al marchio. L’idea di sbarcare al cinema era una conseguenza inevitabile: con la celluloide si arriva alle nuove generazioni, si guadagnano soldi, si può ripartire.
Quello che mancava, all’epoca, era una visione unitaria: i vari personaggi erano (e sono ancora, per molti aspetti) spezzettati in diversi accordi che finivano per dividere e indebolire un universo fantastico che fa proprio della sua poliedricità uno dei suoi punti di forza. Ancora oggi dobbiamo scontare il fatto che i vari eroi Marvel siano separati da accordi commerciali che non rendono giustizia alla loro storia, anche in virtù di titoli davvero discutibili usciti al cinema che hanno congelato alcuni franchise dopo flop clamorosi.
Poi però, a metà degli anni 2000, successe qualcosa. Senza entrare troppo nel dettaglio, a Marvel tornarono i diritti di produzione di un film su Iron Man che da circa 15 anni passava di mano in mano senza che nessuno si decidesse a girarlo. Dopo aver sfiorato più volte la bancarotta, Marvel decise che era arrivato il momento di produrre un proprio film: venne scritto e riscritto un copione, venne assoldato un regista (John Favreu) che aveva idee chiare su come creare un film memorabile. E venne scelto un protagonista, Robert Downey Jr., con una storia personale di caduta e resurrezione molto simile a quella del personaggio che avrebbe dovuto interpretare. Il resto, come si dice, è storia.
La fase 1
C’erano stati dei tentativi, invero molto discutibili, di portare altri supereroi Marvel al cinema dopo il successo degli X-Men e di Wolverine. Purtroppo il risultato, incarnato da un film su Daredevil con protagonista Ben Affleck e uno su Elektra con Jennifer Garner, era davvero infelice. Per non parlare di un Hulk con Eric Bana diretto da Ang Lee. Correva l’anno 2008 quando uscirono al cinema due diversi film che avrebbero cambiato le cose: Iron Man e un Hulk intepretato da Edward Norton, anche se quest’ultimo è un film apocrifo rispetto alla continuity del Marvel Cinematic Universe, che fecero capire che le cose da lì in avanti sarebbero state diverse.
Iron Man (2008) era diverso da qualsiasi altro film analogo mai visto al cinema. C’erano gli effetti speciali. C’era un protagonista che bucava lo schermo. C’era una sceneggiatura piena di momenti drammatici così come di risate. C’era, soprattutto, una visione a lungo termine: venne dato vita a un filone narrativo che cominciava con Tony Stark che risorgeva dalle proprie ceneri e che diventava il primo supereroe del mondo, c’erano rimandi a quello che sarebbe successo dopo, c’erano lo SHIELD, Nick Fury, e alcune chicche che sarebbero diventati dei marchi di fabbrica. Come le post-credit sequence, le scene a fine film dopo i titoli di coda, ormai diventate un classico.
La storia di Iron Man (cercheremo di ridurre al minimo gli spoiler) è la seguente: Tony Stark è l’erede della più grande fabbrica di armi del mondo. Nel corso di un viaggio in Afghanistan viene ferito e catturato da un gruppo di terroristi: per salvarsi realizza una versione miniaturizzata del Reattore Arc, una tecnologia ideata dal padre 50 anni prima ma che non aveva mai trovato applicazione pratica. Questa fonte di energia gli permette di sopravvivere e di alimentare un’armatura super-tecnologica che progetta e costruisce in segreto, che gli consente di sconfiggere i suoi nemici e di svelarsi alla fine del film come il primo supereroe del pianeta.
Due anni più tardi al cinema approda il secondo capitolo della saga: Iron Man 2 è meno riuscito del primo (2010), ma introduce alcuni personaggi nella storia che assurgeranno al ruolo di preferiti degli appassionati. Come Black Widow, la Vedova Nera interpretata da Scarlett Johansson, che è il primo vero agente dello SHIELD che conosciamo: una specie di super agente segreto di un’organizzazione misteriosa che protegge l’umanità, che affianca Tony Stark nelle sue avventure e chiarisce che il mondo non sarà popolato da un solo personaggio. Di nuovo, Iron Man sconfigge i suoi nemici e conquista anche una fidanzata e un compagno d’armi: tutti fattori che contribuiscono a creare un filo rosso che unirà i vari capitoli della saga.
L’anno 2011 è un anno fondamentale: in un colpo solo approdano al cinema due pezzi della storia del Marvel Cinematic Universe (chiamiamolo MCU d’ora in avanti), ovvero Thor e Captain America. Il primo è considerato un dio, anche se in realtà è un semplice alieno: viene da Asgard, un altro pianeta, e la sua specie ha una vita decisamente più longeva della nostra e una forza incomparabile a quella di un essere umano. Thor ha un martello, Mjolnir, che gli permette di controllare i fulmini e di volare: e sulla Terra trova l’amore, quello di un’astronoma esperta in fisica delle particelle, oltre che la vocazione a proteggere l’intero Universo.
Captain America, d’altra parte, è un film cruciale per lo sviluppo del MCU: ci fa fare un salto indietro nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, e ci fa conoscere alcuni aspetti peculiari del mondo in cui ci muoviamo. Per la prima volta vediamo il Tesseract, un cubo blu di cristallo dotato di un’energia distruttiva incredibile, che l’Hydra (i super-nazisti) vuole usare per annientare gli Stati Uniti. Per fermarli il capitano Steve Rogers sacrifica il suo migliore amico, Bucky Barnes, l’amore della sua vita e sé stesso: dopo aver sconfitto l’Hydra decide di far precipitare nei ghiacci dell’Artico l’aereo che porta a bordo lui e il Tesseract, dove rimarrà sepolto per 60 anni.
Le basi per la conclusione della fase 1 sono state gettate: riunendo assieme Iron Man, Captain America, Vedova Nera, Thor, Hulk e Hawk Eye, il capo dello SHIELD Nick Fury dà vita agli Avengers (i Vendicatori, 2012). A loro viene assegnato il compito di difendere la Terra da un’invasione aliena guidata da Loki, fratello malvagio di Thor, armato di uno scettro (lo scettro dei Chitauri) ricevuto in dono da un essere misterioso e dotato di un potere distruttivo analogo a quello del Tesseract che ricompare anche in questo film. Naturalmente i nostri eroi riescono a salvare il pianeta. Ma Iron Man rischia di morire: un particolare che segnerà gran parte della fase 2 del MCU.
L’approdo in TV e l’inizio della fase 2
Il successo al botteghino aveva fatto comprendere a tutti cosa stava succedendo. Messi da parte i problemi di bilancio, Marvel era diventata un bocconcino succulento che molto presto Disney aveva deciso di addentare: come spesso accade in questi casi, il nuovo proprietario aveva deciso anche di far fruttare al massimo il suo nuovo acquisto. Fu così che nel 2013 vede la luce la prima serie TV derivata dai film MCU, Agents of SHIELD, che va in onda sulla rete ABC (di proprietà della stessa Disney), che mutua alcuni degli attori già visti sul grande schermo in ruoli minori e porta avanti dei filoni narrativi paralleli, e che ogni tanto si incrociano con quelli che vediamo al cinema.
Agents of SHIELD è una serie pensata per un pubblico molto ampio, e ha avuto un discreto successo tanto da venire rinnovata (fin qui) per 6 stagioni. Un successo ribadito dalla nascita anche di un franchise dedicato a Peggy Carter, la fidanzata di Captain America nel 1945, che però ha esaurito il proprio ciclo narrativo in sole due stagioni. E con la concessione a Netflix del marchio dei Defenders: quattro dei difensori di New York, tra cui Daredevil e Jessica Jones, trasformati in dei piccoli capolavori seriali per adulti disponibili in streaming, pensati per le nuove abitudini di binge watching degli spettatori.
Difficile pensare, a oggi, che quanto vediamo sul piccolo schermo possa mai approdare sul grande. Ciò detto, la fase 2 inizia nel 2013 esattamente come la prima nel 2008: con Iron Man 3 si chiude la parabola di Tony Stark (2013), che fa pace con i suoi demoni in quello che è forse il film più brutto che lo vede protagonista. Un film di Natale, con una morale catartica, e che serve soprattutto a scrivere un finale per le avventure di Robert Downey Jr. che nel frattempo è invecchiato nella vita reale e si ritaglierà d’ora in avanti un ruolo meno d’azione e più di guida spirituale nel MCU.
Sempre nel 2013 arriva al cinema il secondo capitolo dedicato a Thor, The Dark World, che ha in comune con Iron Man 3 una sceneggiatura non all’altezza del predecessore. Il film è comunque molto importante perché ci fa conoscere una terza incredibile forza primordiale capace di distruggere l’Universo: è l’Aether, che ha la forma di una sorta di fluida polvere rossa, e che ci viene spiegato ha un’origine che è antica quanto quella del nostro Universo. Di nuovo in questo film vediamo Thor fronteggiare Loki (e non solo) per affermarsi ancora di più come paladino di tutti gli esseri viventi dello Spazio: missione compiuta, Asgard è salva e ci possiamo dirigere al capitolo successivo.
Nel 2014 in sala arriva Captain America: The Winter Soldier. In questo film, molto bello davvero, scopriamo che non solo l’amico di Steve Rogers, Bucky Barnes, non è morto ma che anzi si è trasformato nel killer perfetto. E che l’Hydra, che Captain America era convinto di aver sconfitto nel 1945, in realtà è ancora viva e vegeta e ha infettato lo SHIELD dall’interno: per sconfiggerla, e per salvare Bucky, Rogers finisce per demolire completamente lo SHIELD stesso, al contempo salva il mondo e rende il personaggio di Nick Fury (interpretato da Samuel Jackson) di fatto pleonastico. Come il primo, anche questo secondo titolo dedicato a Captain America gode di una sceneggiatura più complessa della media di questo genere di film: non è un caso se questo personaggio è tra i più amati del MCU.
Nel 2014 vede la luce un film che introduce un’intera nuova squadra di supereroi: Guardians of the Galaxy ci fa conoscere Starlord e Gamora, Groot e Rocket, e soprattutto fa di una colonna sonora anni ’80 e di una sceneggiatura piena zeppa di ironia e battute un film davvero ben riuscito. In questa pellicola ritroviamo lo stesso spirito del primo Iron Man, 8 anni dopo, e questo lascia intendere che di benzina nel serbatoio Marvel ce n’è ancora tanta: con l’occasione incontriamo la quarta Gemma dell’Infinito, ora scopriamo che si chiamano così, questa volta nella forma di un pietra viola con il potere di distruggere la vita di un intero pianeta con un semplice tocco. Scopriamo anche che queste pietre, le Gemme, sono il desiderata di Thanos: un abitante di Titano (ma non la luna di Saturno, un altro pianeta) che sembra avere idee piuttosto nefaste per l’intero Universo, e che per la prima volta vediamo comparire chiaramente sullo schermo.
Nel 2015 si chiude la fase 2. Prima con Avengers: Age of Ultron, in cui i nostri beniamini devono fronteggiare il frutto di un esperimento di Tony Stark sfuggito al controllo e in cui fanno il loro debutto nuovi pezzi del MCU e futuri Avengers. Tra l’altro a questo punto gli sceneggiatori, che al solito fanno salvare la terra ai Vendicatori, devono affrontare un problema: la cessione di pezzi di franchise a destra e manca ha causato un serio problema per gli anni a venire. Per aggirarlo, e per infilare nella storia quanto serve a proseguire, viene completamente riscritta la storia: Scarlett Witch, uno dei più potenti X-Men in circolazione, nel MCU diventa semplicemente Wanda Maximoff e vanta una genesi e poteri molto diversi da quelli del fumetto. Ciò nonostante la sua presenza era indispensabile per ciò che Marvel aveva in serbo per la fase 3: la sua comparsa, assieme a quella di Visione (un nuovo personaggio creato dal potere della Gemma della Mente, una di quelle dell’Infinito) è funzionale al prosieguo del racconto.
L’ultimo film della fase 2 è Ant Man (2015): un personaggio che non è mai stato un gigante nei fumetti, non lo è neppure al cinema. Ant Man è il supereroe che si rimpicciolisce a piacere: il film non è eccezionale, ma serve ad aggiungere un altro tassello al mosaico. Gli Avengers originali stanno invecchiando, c’è bisogno di un ricambio generazionale: un personaggio in più è il benvenuto.
Le sei Gemme dell’Infinito
© fonte: QuirkyByte.com
La fase 3 e l’inizio della Guerra dell’Infinito
La fase 3 inizia nel 2016, col botto. Sia perché viene rispolverata una delle saghe a fumetti di maggior successo nella storia, Civil War, sia perché Marvel riesce in un’impresa fin qui impensabile: convince Sony a concedergli la direzione artistica di un personaggio che da molti anni aveva subito trattamenti tra il cattivo e il pessimo in sala, Spider Man, e che in Civil War sulla carta aveva avuto un ruolo fondamentale. Civil War al cinema è molto diversa dal fumetto: semplificata e priva del contributo degli X-Men e di molti altri personaggi, resta comunque un degnissimo inizio per questo nuovo filone narrativo che vede la Terra sempre più al centro di un’escalation di catastrofi che ci porterà dritti dritti al titolo che esce in questi giorni nelle sale.
Funzionale al nuovo corso è anche l’arrivo al cinema nel 2016 del Dottor Stephen Strange: uno stregone, che attinge all’energia che fluisce tra le diverse dimensioni dell’Universo per dare vita a veri e propri incantesimi. La scelta di Benedict Cumberbatch per interpretarlo è un segno dei tempi: una star popolare che smania per comparire in un titolo Marvel, che dona autorevolezza a un film altresì non eccezionale, e che ha il compito principale di far arrivare la quinta Gemma dell’Infinito (l’Occhio di Agamotto) nella storia.
Prima di Infinity War in due anni arrivano quattro film. Guardians of the Galaxy Vol.2 (2017) non è altezza del primo, e ci fa conoscere un po’ meglio i personaggi di questo manipolo di anti-eroi senza aggiungere poi molto all’intreccio complessivo. Spider Man: Homecoming (2017) è invece il frutto di una collaborazione tra Sony e Marvel: anche qui non facciamo passi avanti significativi nella saga, ma aver ringiovanito Peter Parker e averlo riportato al liceo permette di avvicinare una nuova leva di appassionati alla storia e ci restituisce un Uomo Ragno pienamente funzionale alla storia del MCU (con Tony Stark come mentore, ormai divenuto a pieno titolo capo indiscusso degli Avengers).
Nel 2017 arriva anche Thor: Ragnarok. Si tratta del più brutto tra i tre film dedicati al dio del tuono, vittima di un trattamento alla Guardiani della Galassia che prova a rendere il personaggio più scanzonato ma che finisce per risultare davvero poco convincente. L’obiettivo di questo film, questo sì pienamente riuscito, è quello di semplificare alcuni filoni narrativi e riportare il centro dell’azione sulla Terra. Ricompare anche Hulk, sparito dalla circolazione da un po’: e tanto basta.
Black Panther (2018) è invece uno dei film più belli dell’intero MCU. Curato sin nei minimi dettagli, compresa la scelta della lingua da far parlare ai cittadini di Wakanda – la patria della Pantera Nera e unico giacimento al mondo di Vibranio – o i costumi da far indossare ai nuovi personaggi. Black Panther sarebbe un bel film anche se non fosse inserito nella saga della Marvel, grazie a temi impegnati come la segregazione e l’odio razziale, o la lotta di classe, che vengono affrontati con un taglio moderno. Come nel caso di Iron Man e Guardians of the Galaxy dimostra che Marvel ha davvero tante idee in pancia, e che sa come trasformarle in un film di ottimo livello. Ora però è arrivato il momento di passare al finale della fase 3 e di affrontare Thanos, il titano pazzo, e la battaglia per salvare l’Universo.
Finalmente, Infinity War
Thanos, uno degli ultimi rappresentati di una specie dotata di forza e longevità fuori dal comune, è convinto che l’Universo abbia bisogno di un nuovo ordine che solo lui è in grado di fornirgli. Per questo è in cerca delle sei Gemme dell’Infinito, la più formidabile forza di tutto lo spazio conosciuto, per realizzare il suo piano. Gli Avengers e i Guardiani della Galassia sembrano gli unici in grado di fermarlo: ce la faranno? Per rispondere a questa domanda è stato realizzato Avengers: Infinity War, un film da quasi 3 ore che tuttavia scorre via abbastanza agevolmente grazie a un ritmo piuttosto sostenuto.
Se non avete ancora visto Infinity War, andate al cinema: è una gioia per gli occhi e per le orecchie, con effetti speciali notevoli e se siete fan della saga non potete perdervelo. Se non avete mai visto un film Marvel, beh, abbiamo scritto questa guida infinita per voi: siamo partiti da Tony Stark e il solo Iron Man nel 2008, e 10 anni dopo abbiamo un marchio inimitabile per popolarità e introiti che è pronto a macinare altri record. Avengers: Infinity War è studiato anche per essere visto da chi è a digiuno di MCU, anche se i dettagli saranno apprezzati solo dai veri fan: non resta che scoprire se sarà in grado di battere qualche record di incasso.
Il Marvel Cinematic Universe vanta almeno un paio di tentativi di imitazione (Transformers e Justice League), ma fino a ora non ha eguali al cinema. Stiamo parlando di un universo con decine di personaggi, tra grande e piccolo schermo, che è riuscito a costruire una storia credibile che attraversa quasi 20 film fino a oggi e che ora arriva a una prima conclusione. Non è la fine del MCU, comunque: ci sarà una seconda parte della battaglia con Thanos, gli Avengers torneranno, e per la fase 4 (o post fase 3) Marvel ha già annunciato almeno un’altra mezza dozzina di titoli (tra cui il primo con protagonista assoluta una donna – era ora!).
Ci sono un po’ di film che negli ultimi anni hanno riscritto il genere action-movie. Dopo anni di muscolari produzioni hollywodiane, ci sono stati registi e sceneggiatori che hanno saputo abbandonare i retaggi e le scomode eredità degli anni ’80 per fare un passo avanti: è successo con le spy-story grazie a Jason Bourne, gli inseguimenti in auto non sono più gli stessi dopo The Fast and the Furious, e a Marvel va dato atto (assieme a Disney coi Pirati dei Caraibi) di aver ridato linfa al genere dei mondi di fantasia popolati da creature incredibili.