Chi ha voglia di menare mezzo pantheon mesoamericano?
Quando, la scorsa primavera, la software house messicana Lienzo (Mulaka) annunciò Aztech Forgotten Gods, ammettiamo di averlo subito inserito nella lista dei titoli da tenere d’occhio. Dal trailer pareva infatti emergere un action bello corposo, zeppo di esplosioni, una eroina super determinata alle prese con boss enormi e, soprattutto, tanta, tantissima mitologia mesoamericana, che a oggi resta ancora un campo poco battuto dal mondo dei videogames. Il fatto che poi, artisticamente, avesse qualcosa che richiamava il character design di Disney, ci era sembrato un ulteriore valore aggiunto. Finalmente giunto sugli store di PlayStation 4, Xbox Series X|S, Microsoft Windows, Xbox One, Nintendo Switch, PlayStation 5, è tempo di capire come se l’è cavata questa colorata produzione sudamericana.
Aztech Forgotten Gods, uno Spider-Man precolombiano?
Il concept di Aztech Forgotten Gods è tipicamente vecchia scuola, sebbene ondeggi tra titoli recenti come Kid Icarus e Spider-Man. Tutto ruota attorno alle incredibili potenzialità del Guardiano di Luce, un artefatto azteco (nel gioco, la civiltà precolombiana non solo non è scomparsa, ma è addirittura tecnologicamente avantasissima) che permette alla giovane ma determinata Achtli di compiere azioni incredibili, tanto mentre esplora i livelli (in stile Spider-Man, potremmo dire) quanto mentre combatte.
In realtà, per quanto gli ingredienti disposti sul tavolo dalla startup innovativa messicana siano succulenti, la resa del piatto finale è piuttosto insoddisfacente. Anzitutto, i livelli sono piccini e non brillano per design. La nostra di fatto li sorvolerà in un lampo ogni arena rendendo le crociere piuttosto dimenticabili.
Ma anche i combattimenti stessi non brillano per intelaiatura: esistono tre sole tipologie di nemici, ovvero i soldati, che attaccano da distante, i colossi, che prediligono la mischia e i saggi, che scagliano potenti attacchi ad area e supportano le altre truppe. Già l’esiguità delle tipologie rende i nostri balletti attorno a loro piuttosto ripetitivi, in più ogni scontro si riduce a picchiettare forsennatamente, e del tutto a caso, i tasti deputati all’attacco. Particolare, questo, che, oltre ad annoiare, rende del tutto superfluo il potenziamento dell’eroina e del proprio, peculiare braccio.
Purtroppo, nemmeno le boss battle sono all’altezza della caratterizzazione di questi immensi nemici, davvero molto belli da vedere: non richiedono chissà quali strategie e, quel che è peggio, la telecamera diventa spesso un ostacolo, perdendosi di continuo la nostra Achtli.
Se a questo aggiungiamo diverse incertezze sul fronte tecnico e una resa grafica che non fa certo apparire Aztech Forgotten Gods tra le produzioni indipendenti più belle da vedere, si capisce perché questo action, per quanto divertente (benché all’acqua di rose), non sia consigliabile a tutti e lasci in diverse occasioni – forse troppe – delusi.