Il cofondatore di Microsoft rigetta le ipotesi di poter rapidamente tornare alla normalità ma non pecca di pessimismo: ci vuole qualche settimana. E lui di solito con le previsioni di prende (ricordate il Ted del 2015?)
Non fosse perché ne è stato profeta – non solo nel famoso TedTalk del 2015 ma in diverse altre occasioni – Bill Gates merita di essere ascoltato, sull’evoluzione dell’epidemia da coronavirus. Ormai filantropo full-time con la fondazione intitolata alla moglie Melinda e a se stesso, ieri ha replicato agli scivolosi orientamenti del presidente statunitense Donald Trump. Pur senza mai citarlo in modo diretto.
Irresponsabile chi vuole riaprire subito
Secondo il cofondatore di Microsoft – a proposito: pochi giorni fa ha definitivamente lasciato ogni incarico operativo nel colosso di Redmond – le posizioni di chi intende mollare rapidamente le misure di contenimento dell’epidemia sono “molto irresponsabili”. Nel corso di una chiacchierata con il capo di Ted, Chris Anderson (no, non è l’ex direttore di Wired), il 64enne imprenditore e benefattore ha detto che per il momento “non c’è una via di mezzo, e non possiamo dire alla gente di tornare nei ristoranti, comprare nuove case e ignorare tutti i morti solo perché un politico pensa che la crescita del Pil sia la cosa più importante”.
Nonostante le numerose giravolte e i bracci di ferro con il consigliere Anthony Fauci – da 36anni capo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, l’istituto che si occupa di allergie e malattie infettive e che compone, con altri 26 centri, il National Institutes of Health – la posizione di Trump sembrerebbe quella di voler mantenere un rigido “lockdown” per pochi giorni, tornando più rapidamente possibile alla normalità e proteggendo solo i soggetti più deboli, consentendo agli altri di riprendere una vita più o meno regolare. Non ci sono posizioni ufficiali sulla questione ma certo i tweet di Trump, come il famoso “la cura non può essere peggiore del problema”, lasciano intendere questo approccio. Così come alcuni articoli o posizioni di suoi stretti consiglieri pubblicati nei giorni scorsi.
Effetti economici drammatici
Insomma, ancora per un po’ servono serie misure di distanziamento sociale, si spera affiancate da altre strategie come quelle usate da diversi paesi asiatici, dal “contact tracing” a una più efficace gestione di isolamenti e quarantene. Gates ha ovviamente riconosciuto che “l’effetto economico di questo virus sarà drammatico. Non è mai successo nulla di simile alla nostra economia prima d’ora“. Eppure ha aggiunto che “far ripartire l’economia è una cosa fattibile, non così riportare in vita le persone. Dobbiamo sfruttare la paura, l’enorme paura per la dimensione economica al fine di minimizzare quella per la malattia e la morte”. Insomma, agire compattamente e per quanto serve ora per ridurre i danni dopo e sì, a quel punto tornare alle proprie vite.
Sei-dieci settimane di “lockdown”
Per l’ex Ceo di Microsoft, che di solito con le previsioni ci azzecca, le misure di distanziamento sociale negli Stati Uniti potrebbero durare da sei a dieci settimane (a Wuhan, l’epicentro da cui tutto è partito, si ripartirà all’inizio di aprile dopo undici settimane, per cui la stima sembrerebbe verosimile). E che se tutti gli americani seguissero le indicazioni in modo stringente, i primi risultati si potrebbero vedere già nel giro di venti giorni. Ottimismo, insomma, ma della ragione: per Gates l’esperienza che stiamo vivendo ci consentirà non solo di farci trovare pronti a una prossima pandemia ma tornerò utile anche per i paesi in via di sviluppo, quando dovranno affrontare questa o altre epidemie future.
Già alla fine dello scorso mese la Bill and Melinda Gates Foundation, la più ricca organizzazione filantropica del pianeta nata nel 2000, ha messo 100 milioni di dollari sui programmi di ricerca sul coronavirus, agli interventi d’emergenza e allo sviluppo di farmaci, di vaccini e delle diagnosi. Negli ultimi vent’anni la fondazione ha donato oltre 45 miliardi di dollari ai più diversi progetti, con particolare attenzione a quelli sanitari.