I ragazzi di Castle Pixel hanno preso gli elementi costitutivi di Zelda – A Link to the Past per fare un gioco “per veterani della serie”. Il risultato forse pecca d’originalità, ma la sfida non manca
Non sono certo molte le startup innovative piccole come Castle Pixel che riescono a mettere in piedi una saga videoludica. E quella che ha per protagonista la prode Lily, cavaliere della rosa, potrebbe presto diventarla dato che con Blossom Tales II The Minotaur Prince arriva appunto al secondo capitolo. Nel caso vi fosse sfuggito il primo, Blossom Tales: The Sleeping King, sappiate che può essere recuperato per pochi spiccioli su qualsiasi store videoludico virtuale.
La recensione di Blossom Tales II The Minotaur Prince
Blossom Tales II The Minotaur Prince è, al pari del primo episodio, un lunghissimo tributo alla saga di Zelda e, in particolare, all’episodio per SNES: A Link to the Past. Gli sviluppatori hanno ammesso di aver voluto ricreare l’atmosfera di quel particolare titolo Nintendo e non avrebbero certo potuto negarlo dato che tutto, nella loro opera, dalla grafica agli elementi ludici, trae origine proprio dalla mitica cartuccina d’oro che tanti gamer custodiscono come una reliquia.
Abbiamo insomma per le mani l’ennesimo Zelda game prodotto da una startup videoludica. Soltanto negli ultimi due anni abbiamo recensito almeno una decina di titoli sviluppati da software house indipendenti che hanno tentato di rivaleggiare con il capolavoro Nintendo e i risultati sono stati altalenanti. L’ultimo recensito, in ordine di tempo, è stato Xel, sviluppato dalla software house tedesca Tiny Roar, fondata nel 2015, mentre qualche mese prima era arrivato Anuchard, partorito dalla startup indonesiana stellar-Ø o stellarNull che aveva a sua volta preceduto di qualche settimana Ocean’s Heart firmato Nordcurrent e che, dei titoli citati finora, è sicuramente il più affine a Blossom Tales II The Minotaur Prince.
Final Sword Definitive Edition (qui la nostra recensione) da Zelda aveva perfino preso le musiche, tanto che ha dovuto sostituirle in fretta è furia per non incorrere in seri guai legali. Resta comunque un dolore atroce, tanto alla vista, quanto per il nostro ego videoludico. Stategli lontano.
È andata meglio a Oceanhorn 2 (qui la nostra recensione), che ha deciso di scopiazzare un capitolo in particolare, almeno per lo stile grafico, cioé Skyward Sword (che nel frattempo è arrivato su Switch, come The Legend of Zelda Skyward Sword HD ). Non male, ma il titolo originale resta su altri livelli. Rogue Heroes: Ruins of Tasos (qui la recensione) si è invece ispirato allo spin-off multiplayer Zelda: Four Swords Adventures, ma è sicuramente andata meglio a Ary and the Secret of Seasons (lo abbiamo testato qui) che, nonostante i limiti, ha saputo divertirci.
Bocciato su tutta la linea, invece, il noiosissimo Windbound (lo abbiamo recensito qui). Pure diversi team italiani si sono cimentati nell’impresa: da un lato abbiamo Baldo: The Guardian Owls (qui la recensione), che non si è rivelato proprio all’altezza delle aspettative, ma è senz’altro tra i cloni che sono riusciti a distinguersi, dall’altro Racoonie (qui l’anteprima), un titolo tuttora in via di sviluppo che speriamo possa far parlare bene di sé.
E arriviamo così a Blossom Tales II The Minotaur Prince che, come anticipavamo, è una versione cartacarbone delle avventure di Link. Anzi, si potrebbe dire che è uno Zelda nel quale si impersona finalmente Zelda, dato che il protagonista è in gonnella. Tutto, nel titolo sviluppato dai tre ragazzi di Castle Pixel, è stato tratto di peso dagli episodi bidimensionali dell’action RPG Nintendo: enigmi, boss battle, oggetti, frammenti di cuore, muri crepati da tirar giù piazzando una tondeggiante bomba… e potremmo continuare.
Non è necessariamente un male: è giusto prendere spunto dai migliori, ma se lo si fa senza criterio, si rischia solo di produrre un gioco senza carattere o, peggio, senz’anima. In realtà Blossom Tales II The Minotaur Prince pur saccheggiando le avventure di Link di tutti gli elementi portanti riesce nell’impresa di combinarli assieme per strutturare uno Zelda-game per i veterani della serie Nintendo, dove le sfide, insomma, sono un pochino più difficili e richiedono destrezza e velocità, specie nei dungeon e nelle boss battle. Chi divora gli Zelda ed è cresciuto con gli episodi 2D, insomma, non dovrebbe lasciarselo scappare.