Esiste la famiglia naturale? Esiste un modello di famiglia che abbia una legittimazione universale, perché è in qualche modo comune a tutte le varianti di famiglia esistenti o esistite nelle diverse culture, aree del mondo ed epoche storiche? Il saggio, dal titolo netto, La famiglia naturale non esiste, pubblicato da Editori Laterza, è un sasso nello stagno che Chiara Saraceno – editorialista, saggista, docente universitaria che ha dedicato una vita allo studio della famiglia e ha avuto incarichi istituzionali in più governi – lancia per provocare una riflessione che vada oltre il senso comune e gli arroccamenti ideologici. E lo fa a partire da un viaggio nel tempo e nello spazio, tra le varianti che la famiglia ha incarnato continuando a modificarsi per adattarsi alle circostanze, nonostante apparisse, nella contingenza in cui ciascuna si affermava, l’unica possibile, naturale, appunto. 

Il saggio, che ha la forma di un’intervista condotta dalla giornalista Maria Novella De Luca, non nega affatto il valore del legame famigliare e, per la studiosa, è legittimo pensare che ci sia una forma di famiglia che è migliore di un’altra, ma non può essere legittimo credere che la famiglia madre/padre/figli, fondata possibilmente sul matrimonio, che è indicata oggi come famiglia naturale, sia il modello universale di famiglia, perché lo smentiscono i dati storici acquisiti dalla letteratura internazionale e l’intera ricerca antropologica. Scrive Chiara Saraceno che questa forma di famiglia ci può apparire naturale e universale perché, crescendo per lo più in famiglie costituite in questo modo, diamo per scontato che questo sia l’unico modo possibile e normale di essere famiglia, anche perché è in famiglia che si impara cosa sia una relazione e, dunque, il modello di famiglia in cui si nasce condizionerà integralmente il modo di guardarla. 

Non esiste un modello universale di famiglia

«Benché, ovviamente, la riproduzione dei gruppi sociali avvenga attraverso la generazione di nuovi nati tramite rapporti sessuali tra uomini e donne, non solo l’istituto della coppia non esiste in tutte le culture, persino il rapporto madri-figli, apparentemente il più naturale, non ha ovunque lo stesso statuto e riconoscimento come fondativo di un legame familiare», scrive nel saggio Chiara Saraceno. «La storia umana, infatti, presenta un pressoché inesauribile repertorio di modi di organizzare e attribuire significato alla generazione e alla sessualità, alla alleanza tra gruppi e a quella tra individui – di costruire, appunto, famiglie – tra società diverse ed anche, entro la stessa società, da un’epoca all’altra», continua. «È un fenomeno che riguarda sia la “forma della famiglia”, il criterio o la relazione, in base al quale si definisce chi ne fa parte e chi no – consanguineità o alleanza, co-residenza o autonomia residenziale e così via –, sia il modo di intendere i contenuti delle relazioni familiari, anche a parità di “forma”, sia, infine, il modo in cui si regola normativamente ciò che è socialmente accettabile e riconosciuto come tale». Lo stesso fatto che la famiglia sia basata su una scelta libera e d’amore tra i coniugi, ricorda Saraceno, è un’acquisizione recente in Occidente, ha poco più di un secolo di vita, sebbene oggi ci appaia il solo modo possibile di fare e intendere una famiglia, dopo che i matrimoni combinati sono stati per lunghissimo tempo la norma.  

Il rischio di una visione cristallizzata

Il rischio di una visione che cristallizza l’idea di famiglia su un modello universale, secondo Saraceno, è ostacolare o combattere le ormai tante e cangianti forme di amore, di unione, di affiliazione che oggi si sono generate e che sono famiglia per chi le vive, negando appunto che modalità differenti di essere famiglia possano convivere fianco a fianco. Sposata, madre di due figlie, nominata nel 2005 Grande Ufficiale della Repubblica Italiana dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, Saraceno guarda all’evoluzione della famiglia anche come a una lente da cui osservare la società che cambia: e infatti il saggio è, soprattutto, il racconto profondo, analitico, suggestivo degli ultimi sessant’anni di vita italiana attraverso gli intrecci tra famiglia e mondo del lavoro, famiglia ed evoluzione del welfare, famiglia ed emancipazione femminile, famiglia e consumi, famiglia e amore di coppia, e poi ecco le frontiere della procreazione medicalmente assistita, il nuovo diritto di famiglia, le famiglie omogenitoriali, gli inediti equilibri intergenerazionali del Paese che è via via invecchiato, intrecci che Saraceno legge ogni volta in chiave comportamentale, sociale, giuridica. Chiede in chiusura del saggio la giornalista: se la famiglia, come abbiamo raccontato, è il paradigma dei cambiamenti sociali, quale può essere, domani, il tipo di famiglia che le nuove generazioni sceglieranno di creare, figli compresi? «Posso solo dire che non ci sarà, come già non c’è più oggi, un modello unico, non solo nella forma, ma soprattutto nei contenuti», risponde Chiara Saraceno. «Spero solo che continui a esserci, e venga coltivato, il desiderio e la capacità di assumersi responsabilità durature verso altri, in particolare i più piccoli e i più fragili, insieme alla consapevolezza che ogni rapporto, tanto più quelli intimi e prossimi, richiede investimento, lavoro, pazienza, oltre che libertà».