Dagli USA un videogioco indie che, se avete figli, dovreste avere
Non è mai facile, soprattutto se si è piccoli, abbandonare il luogo di nascita, con tutti gli amici e le esperienze fatte. Ricominciare da capo, voltare pagina, fare nuove conoscenze può spaventare e il rischio è chiudersi in se stessi. A questo punto i sociologi potrebbero partire lancia in resta: ecco, il problema degli hikikomori non viene trattato abbastanza e stiamo gettando intere generazioni nelle fauci della solitudine videoludica. Momento: mica è detto che il gaming non possa essere la soluzione per legare e tornare a sorridere. Button City, in fin dei conti, racconta una storia felice, di una piccola volpe amante dei videogiochi retro e che, all’inizio, preferisce la tranquillità e la protezione della propria camera al mondo esterno. Mamma però ha fame e là fuori Fennel neanche immagina cosa la aspetta.
Leggi anche: Anna’s Quest, un bel viaggio tra le fiabe di ieri e di oggi
Button City: recensione
Sviluppato dalla realtà indie Subliminal, di stanza ad Albuquerque nel New Mexico, Button City è un tenero videogioco arcade senz’altro rivolto a un pubblico giovanissimo. Nulla vieta, tuttavia, di affrontarlo anche con qualche primavera in più sulle spalle. I dialoghi sono spassosi e tutto si sviluppa come se fosse una matrioska. Nel titolo la simpatica volpe protagonista ha la possibilità di giocare a tre minigiochi divertenti e facili da imparare: dalle corse alla danza fino a una sorta di MOBA in cui due squadre devono raccogliere più frutta per farne frullati.
Leggi anche: Recensione di Labyrinth City: Pierre the Maze Detective. Perdersi nei dettagli
Come avrete capito lo spirito di Button City è leggero. L’amore di Fannel per i videogiochi non viene meno, anzi: è la molla che fa scattare nuove amicizie. La mamma, dicevamo, ha voglia di un sandwich e per schiodare la volpe dalla sua stanza le dà una semplice commissione da fare. A questo punto, però, c’è un colpo di scena alla Pinocchio. Non ci sono il gatto e la volpe, sia chiaro, e la protagonista non marina la scuola. Semplicemente l’occasione di un giro per la città porta a un incontro con altri NPC: esiste una sala giochi? Perché non mettere su un team esport allora…
Leggi anche: Doomsday Vault, Wall-E ha messo su panza
A livello grafico, come visibile dal trailer e dalle immagini di questa recensione, gli sviluppatori hanno fatto il possibile con un budget non certo corposo. Il risultato è un videogioco comunque piacevole, dall’atmosfera infantile e pacifica. In poche ore si completa la storia, ma il problema principale di Button City sta nella ripetitività dei minigiochi a disposizione. Purtroppo anche il prezzo – sfiora i 20 euro – sembra un pelo alto. Se tuttavia siete genitori e volete condurre i vostri eredi sulla via dei videogiochi questo è uno dei titoli per dare il via alla successione in console.