Non state più nella pelle e volete giocare subito al titolo di BlueTwelve Studio? I ragazzi di Art Games Studio S.A. vi hanno cucinato un antipasto…
Chiunque di voi abbia un gatto, guardandolo poltrire, mangiare, quindi giocare e poi di nuovo ronfare, avrà sicuramente pensato che sarebbe bello rinascere felini, con vibrisse sempre pronte a rilevare la presenza di cibo e fusa che occupano gran parte della giornata. Non a caso, uno dei titoli più attesi dai videogiocatori è sicuramente Stray, che ci permetterà di vivere un’avventura proprio nella pelliccia di un gatto randagio, ma nel frattempo i ragazzi di Art Games Studio S.A. hanno voluto prepararci un antipasto: Chef’s Tail.
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Chef’s Tail, un cuoco con la coda fuori dal negozio
Disponibile da qualche ora anche su Nintendo Switch, Chef’s Tail tradisce subito le sue origini PC: per controllare il nostro felino rosso, infatti, dovremo usare lo stick sinistro a mo’ di mouse quindi il dorsale ZR per muoverci, seguendo il cursore. Un po’ come accadeva negli episodi DS di Zelda, solo che un simile impianto ha un senso quando si gioca con una stylus, o su computer, mentre su Switch diventa a dir poco macchinoso, soprattutto quando si deve passare per piccoli pertugi e il nostro micio inizierà a percorrere tutt’altra strada.
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Chef’s Tail, quando la ricetta non è perfetta
Ma purtroppo, Chef’s Tail è zeppo di piccoli, fastidiosi bug che proveranno a rovinarvi l’esperienza: crash improvvisi, freeze dell’immagine, comandi che di colpo smettono di rispondere e menu dai quali sembra impossibile uscire sono solo alcune delle trappole nelle quali siamo incappati durante la nostra prova.
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Un vero peccato, perché l’idea alla base di Chef’s Tail è a dir poco originale: impersoneremo un bel gattone che, nonostante le apparenze sofficiose, è lo chef degli inferi. Abita in sobborghi piovosi che si affacciano sullo Stige e ha una bottega di leccornie che attirerà tutte le anime che si apprestano a compiere l’ultimo viaggio e vogliono gustare per l’ultima volta i sapori del mondo terreno.
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Premesse utili a fare di Chef’s Tail una specie di gestionale à la Harvest Moon, con piante e alberi da frutto che andranno coltivati (vi daranno gli ingredienti) seguendo le stagioni e pesci che andranno pescati (nello Stige, ovviamente) stando ben attenti alle condizioni meteo e all’ora del giorno (è più facile farne incetta nelle notti di brutto tempo).
Chef’s Tail ha nove vite come i gatti?
Talvolta, per recuperare alcuni ingredienti, dovremo sfruttare le nostre abilità feline, altre volte andranno barattati. Senza dimenticare il rapporto coi clienti: le anime in viaggio verso gli inferi non sono una clientela facile, anzi. Alcuni proveranno a fregarci, altri non vorranno pagarci altri ancora tenteranno di rubarci il cibo da sotto il muso.
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Se si ha la pazienza di soprassedere sul sistema di controllo nato altrove e terribilmente farraginoso, su un impianto grafico spartano e antiquato e sui molteplici bug che minano l’esperienza, Chef’s Tail si rivela divertente e anche, a suo modo, originale, al netto di missioni molto ripetitive e di una semplicità del gameplay che non ha l’ardire di raggiungere la profondità dei gestionali à la Harvest Moon.