Ce l’eravamo ripromessi al lancio di questa rubrica: intercettare quelle notizie che all’apparenza normali, possano segnare punti di svolta nel definire “Che TVsarà”. Apple e Amazon hanno stretto un accordo per portare AppleTV+ su Prime Video. Un semplice accordo commerciale? Lo è, ma segna un disegno che non è lontano dal comporsi: creare micro mondi nei quali intrappolare il telespettatore di questa TV da guardare come New Media. AppleTv+ è andata ad arricchire una rosa già nutrita di piattaforme accessibili con facilità da Prime Video. Il servizio on-demand di Jeff Bezos infatti già annovera tra gli altri Max, Paramount+, AMC+ , Discovery+ e STARZ.
Il mese scorso, parlando dell’evoluzione del telecomando, abbiamo mostrato la tendenza ad organizzare la televisione in App. Prime Video è un App, come lo sono Rai Play o Mediaset Infinity e ovviamente Netflix, pioniere di ciò che si definisce piattaforma. Tutti presenti sulle nostre Smart Tv. Realtà provenienti da origini diverse, legate da un filo comune non dichiarato, ma sempre più interpretabile: rapirci, intrappolarci.
Tante app, tanti concept
L’utente una volta entrato non deve avere motivo di uscire e scegliere un’altra App e quindi accedere ad un altro micro mondo. Ecco allora che le App si ingegnano e trovavo espedienti. C’è chi si gioca la carta dell’offrire diverse modalità di fruizione pur stando nello stesso sistema, mischiando on-demand con lo streaming, la pay per view per blockbuster del momento con gli snack-content da condividere sui social. E chi invece, come è il caso di Prime Video, fa da connettore di piattaforme, dimostrando con orgoglio il proprio DNA di “supermarket” di contenuti. Un po’ come un tempo faceva Sky che ai canali nativi, affiancava quelli degli editori classici senza dare motivo all’utente di uscire dalla piattaforma satellitare.
L’ibridazione della televisione
Quando nel 2021, per sintetizzare il risultato degli studi sulla Videoevoluzione, dissi provocatoriamente, ma molto convinto che “Netflix e Canale 5 saranno la stesa cosa” mi riferivo proprio a questo fenomeno di ibridazione tra competitor che è più che mai in atto e sempre più forte. Accendete la vostra Smart Tv, chi manca all’appello tra i nomi fatti? YouTube. Chi l’avrebbe mai detto un tempo di poterlo, ma soprattutto doverlo, considerare in questo genere di ragionamento? Non solo, addirittura ora è l’iniziatore di un nuovo fenomeno. Scopriamolo per gradi.
Partiamo da un dato: quasi la metà di tutte le visualizzazioni di YouTube in USA, si è calcolato il 45%, avviene attualmente sui televisori di casa e non su device mobili. Si tratta del 30% in più rispetto al 2020. La cosa ancora più significativa è sapere che la piattaforma di proprietà di Google dal 2006 sta investendo nella fruizione lineare, con mosse paragonabili a quelle dei canali tradizionali.
Un primo segnale era stato lanciato già un anno e mezzo fa quando spese 14 miliardi di dollari per acquisire i diritti delle partite di football americano dell’NFL Sunday Ticket. A cambiare non è solo però l’offerta di contenuti, ma, senza stupirci, anche la pubblicità. Anche gli spot ospitati infatti si fanno più lunghi, con meno interruzioni, ma sempre più simili a quelli della televisione tradizionale. Il classico contatore che fa il conto alla rovescia per il pulsante ‘Salta’ sta cambiando pian piano nei vari paesi, introducendo a livello globale un conto alla rovescia non degli spot restanti, ma dei secondi. Fino addirittura a 200, ovvero più di 3 minuti di pubblicità continuativa.
TikTok non sta a guardare
Ed ecco quindi che c’è chi, coerente con la propria mission, non può stare a guardare. Si tratta di Tik Tok. Blake Chandlee, presidente soluzioni globali di business di TikTok, in un’intervista sul New Yorker nel 2022, ha rivendicato in cosa è differente la piattaforma per cui lavora. Comparandola a Facebook, Chandlee disse: “loro sono un social, noi siamo una piattaforma di intrattenimento”.
Per chi conosce Tik Tok, diventato famoso per lanciare tendenze di danze virali, è una cosa scontata, ma in realtà questa frase rappresenta l’intercettare di un cambio di paradigma di quello che è la nostra vita online. Una vita sempre meno interattiva, in cui, mandando in pensione i FFY, Feed For You, che promettevano unicità e personalizzazione, ponendo l’utente al centro, sono qui gli algoritmi a creare il flusso del racconto.
Dallo zapping allo scrolling
Se nella televisione del secolo scorso era l’uomo a dettare il susseguirsi dei contenuti in un palinsesto, ora nei social il flusso è creato dagli algoritmi. Ma sempre di flusso si tratta. Ecco quindi che anche i social della nuova generazione si stanno ibridando con la televisione, riportando l’utente ad una fruizione passiva. A quando allora una App Tik Tok sulle nostre Smart Tv?
Già c’è. Da un anno la piattaforma di intrattenimento cinese sta facendo dei test in tal senso in Asia, lavorando proprio al superare i limiti degli schermi ridotti degli smartphone. D’altronde tutti invecchiamo e anche tra i ‘giovani’ della GenZ, ovvero i nati tra il 1995 e il 2010, c’è chi oggi incomincia ad avere 28 anni.
I loro contesti cambiano, così le abitudini e le modalità di soddisfazione delle proprie esigenze. Anche per loro sta arrivando il tempo di avere un lavoro stabile, una casa e una famiglia. Così avranno modo di trovare il loro Tik Tok sulla nuova Smart Tv acquistata per il soggiorno. Ma cosa comporterà tutto questo? L’innestarsi di nuove modalità di racconto e fruizione. Analizziamo un altro fenomeno in atto che è proprio Tik Tok a veicolare.
La serialità – spezzatino
Per evitare gli abbonamenti a Netflix o Disney+ sempre più persone stanno guardando serie come Grey’s Anatomy, Severance o Ted Lasso, a frammenti su Tik Tok. Lo stesso accade per video di spettacoli e film pubblicati sulla piattaforma. Tanti infatti sono i profili con la condivisione di frammenti, come quello che ha sminuzzato Emily in Paris in 300 clip. Un altro il film Legally Blonde, raggiungendo con la scena in cui Elle entra in aula ben 22 milioni di visualizzazioni.
Pirateria? Lasciamolo alle opportune sedi discuterlo, ma ci racconta l’esistere dell’embrione di una nuova grammatica. Tant’è che il servizio di streaming Peacock ha sfruttato questa tendenza per promuovere la premiere della seconda stagione della loro serie comica, Killing It. Milioni di utenti hanno visualizzato l’episodio su Tik Tok, suddiviso in cinque parti. Lo stesso approccio ha molta presa sui reality show. Lo ‘spezzatino’ di ogni episodio in decine di clip crea un flusso dei momenti salienti, epurando la narrazione dai momenti noiosi o dalle lungaggini. Risultato? Rischia di essere più accattivante dell’originale. Ma senza l’originale avrebbe motivo di esistere?
TikTok entra in salotto
Questo modo di guardare non è sempre appropriato. Contenuti più incentrati sui personaggi che sulle trame è difficile che possano raggiungere lo stesso risultato. Pensate a guardare Lost in Translation o I Soprano sotto forma di clip. Funzionerebbe? Non penso, ma nonostante questo, grazie all’approccio che ci siamo ripromessi di mantenere per immaginare Che Tv Sarà, ovvero interpretare l’innovazione per dar vita a nuove idee, non possiamo ignorarlo.
L’ibridazione di linguaggi è un elemento costituente della Videoevoluzione e, seguendo Tik Tok, è facile che sia la chiave attraverso la quale i social entreranno nelle nostre Tv. Formati tradizionalmente televisivi come le soap opera sono oggetto di sperimentazioni.
Porto l’esempio di FlexTv in Cina , su cui varrà la pena tornare in futuro per analizzarne i modelli di business. Prendendo a prestito un’azzeccata definizione, si Tratta di un’applicazione che propone “telenovele per l’era di Tik Tok”. Offre produzioni suddivise in circa 90 episodi da uno/due minuti ciascuno girati per gli schermi degli smartphone.
Quindi l’intera serie non è più lunga di un film tradizionale, raggiungendo anche incassi da decine di milioni di dollari in pochi giorni. Infatti, se i primi episodi sono gratuiti, il proseguo è a pagamento, portando l’utente a spendere per una storia intera fino a 50 dollari. Mettendo assieme i pezzi del puzzle, quanto sta accadendo è facile immaginarcelo come la prossima App che ci comparirà sullo Smart Tv.
Ma in tutto questo, oggi, che caratteristiche ha il contenuto ideale per la Tv come New Media? Incominciamo a pensarci.