Da Acid Nerve, l’action rpg nei panni di un mietitore alato
La regola delle due pizze. A volte – non sempre – gli slogan del mondo startup si applicano alla perfezione a storie di aziende in carne e ossa. Il detto significa che il team migliore è quello che si riesce a sfamare con appena due margherite in una breve pausa durante il lavoro notturno. Questo significa che non è il numero dei membri, ma la qualità delle teste pensanti a fare la differenza. Così è stato – ci potete giurare – per la coppia di sviluppatori inglesi Mark Foster e David Fenn, che con la loro software house indie Acid Nerve hanno realizzato un rpg decisamente intrigante, capace di incollarvi alla console e stregarvi con un gameplay fresco e tutto concentrato sull’azione. Death’s Door, che abbiamo testato sulla next gen di Xbox, è un titolo che dovreste considerare per la letterina a Babbo Natale. Ecco la nostra recensione.
L’action rpg che abbiamo di fronte è un’opera che trasmette tutta la freschezza di un’avventura indie, con una solidità però sorprendente lungo l’intera esperienza in console. Il titolo parla di morte, di anime, di freddo lavoro burocratico e ci mette nei panni di un agile corvo, che impariamo a conoscere subito. Fin dal primo incontro alla fermata del bus, dove scende per recarsi al lavoro e dare il via a un’altra faticosa giornata. Fare un videogioco con la morte al centro non deve esser stato nulla di esoterico per gli sviluppatori. Quel che affascina è però il mondo labirintico e spazioso che sono riusciti a creare.
Il nostro corvo, con tanto di spada laser che possiamo armeggiare fin da subito con un attacco standard e uno più violento, altri non è che un impiegato. Ma il suo non è propriamente lavoro d’ufficio. Grazie alla visuale isometrica, il colpo d’occhio è garantito: noi, esseri minuscoli ma combattivi, siamo chiamati a spostarci in ambienti diroccati, misteriosi, pieni di nemici e con qualche traccia di natura, come fiori e funghi sopravvissuti. Ma non siamo qui per uccidere e basta: dobbiamo acchiappare le anime per portarle nell’aldilà. Compito standard in un’organizzazione che si occupa di completare il ciclo della vita e chiudere il cerchio.
La vita ordinaria del nostro protagonista viene però stravolta da un compito diverso dagli altri. O, meglio, così non ci sembrava quando abbiamo sbloccato un portale. Il mondo di Death’s Door è onirico, mai spaventoso anche se si parla di morte. Non c’è horror, ma un’atmosfera crepuscolare, con nemici di ogni tipo, che per originalità si potrebbero tranquillamente affiancare a quelli del bestiario di The Legend of Zelda. Attacchi di ogni tipo, veloci o rallentati, da vicino a da lontano: tutto è pronto per un combat system senza fronzoli e che porta il gamer ad accettare sempre la sfida.
Per andare avanti, ca va sans dire, bisogna morire. Non preoccupatevi però: Death’s Door non è punitivo con i corvi e infatti ci si ritrova nei paraggi, proprio dove ci eravamo detti addio. L’anima ruolistica del videogioco si struttura nel potenziamento del personaggio (attacco, destrezza, velocità e magia), che potremo comprare nella hall del nostro ufficio, pagando con una particolare moneta che raccogliamo ogni volta che uccidiamo un nemico. Vi basta come suggerimento per uccidere a tutto spiano ogni essere orripilante?
Non esiste una mappa in Death’s Door e questo non complica le cose, ma costringe il gamer a uno studio attento del terreno, per cercare di capire come si può salire, come si può scendere. Se all’inizio disorienta, ebbene, quello è l’obiettivo. Quasi ci trovassimo in quadro di Escher. Ultima considerazione prima di accomiatarci: l’audio design del videogioco è un’ulteriore ragione che ci dimostra come, sebbene minuscola, nessun componente della software house si è limitato a fare il compitino. La malinconica melodica che ci dà il benvenuto è soltanto il primo degli spartiti originali che il software eseguirà. Tenendo conto del momento del gioco. Insomma Babbo Natale, quest’anno, potrebbe trovarsi non pochi Death’s Door sulla slitta.