Quando un prodotto funziona bisogna mettere il turbo: è una regola molto startuppara. Non è passato nemmeno un anno da quando il nostro Carlo Terzano aveva recensito Demon Turf, che dobbiamo tornare dalle parti di New York, per parlarvi del seguito. Demon Turf: Neon Splash è un prodotto indie dalla grafica decisamente sgargiante, con un’esplosione di colori manco fossimo su un murale, protagonisti di un’opera da street art in continuo movimento. La nuova avventura della software house Fabraz, di stanza nella Grande Mela, è stata pubblicata da Playtonic e ci riporta in un mondo 3D con un’eroina in 2D.
Se non avete giocato al primo capitolo non è un problema. La trama è senz’altro un ingrediente di Demon Turf: NeonSplash, ma non risulta decisiva ai fini del divertimento. Sotto mano abbiamo un platform in cui non è raro commettere errori di valutazione quando si salta o quando bisogna orientarsi nello spazio: non siamo in una schermata a scorrimento orizzontale, ma in un mondo in cui è possibile muoversi a 360 gradi, utilizzando piattaforme, scivoli e pareti per raggiungere il checkpoint successivo.
L’aspetto che più colpisce di Demon Turf: Neon Splash è senz’altro questa scelta grafica – che influisce eccome sul gameplay – di tenere la protagonista (si chiama Beebz) in due dimensioni. Non è facile manovrare un avatar sottile come un foglio di carta in un ambiente tridimensionale. All’inizio è scontato sottostimare le distanze prima di un balzo, ma riteniamo resti una costante del gioco: non diventa mai facile governarla.
In ciascun livello vi ritroverete a fare i conti con ostacoli perlopiù ambientali, che si metteranno tra di voi e il prossimo checkpoint. Per attivarlo, a proposito, dovrete piantare una bandiera, così da non essere costretti a ricominciare da capo una volta morti. Beebz ha fin da subito doti da sfoggiare: non è soltanto una grintosa ragazzina, visto che è in grado di trasformarsi in creature o oggetti parecchio utili in determinate circostanze.
Ci sono senz’altro sbavature, considerando soprattutto che la difficoltà sale ed è scoraggiante fare i conti con una protagonista non sempre facile da governare, in un mondo dove cadere da una piattaforma costringe spesso a risalire l’intera montagna. Resta tuttavia un prodotto originale, al quale va il merito di aver proposto un’esperienza sfidante quasi d’altri tempi, vista la spinta a un gaming sempre più inclusivo (e ci mancherebbe altro).
Giornalista professionista, 33 anni. Mi occupo di tecnologia e innovazione su StartupItalia con interviste e approfondimenti. Collaboro con Blum e Rivista BC. Modero e conduco eventi sul mondo tech
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