Da un piccolo sviluppatore newyorkese un platform caotico ma con tante buone idee
In tempi di quote rosa, anche l’Inferno potrebbe presto avere una regina al posto di un re. Ne è convinta la giovane (soltanto 1000 anni) protagonista di Demon Turf, l’ultima scommessa di Playtonic, la startup britannica costituita da diversi ex Rare (software house di primaria importanza per Nintendo, poi acquisita da Microsoft) che, nelle vesti di producer, ha deciso di credere in questo bizzarro platform sviluppato dagli autori di Slime-san: Fabraz, studio di sviluppo della Grande Mela.
Beebz, si diceva, è stanca del ruolo subalterno che tocca alle diavolesse e vuole affrontare il Re Demone in persona per sottrargli scettro e corona. Ha così inizio la sua indiavolata peregrinazione per i folli livelli di Demon Turf, platform indubbiamente ricco di azione e pure di battute di spirito.
Demon Turf, viaggio agli inferi
Se la maggior parte dei prodotti indie guarda all’epopea magica dello SNES per i suoi platform (con l’eccezione della stessa Playtonic, che per i suoi Yoka-Laylee ha scelto invece quella del Nintendo 64, a proposito: qui la nostra recensione di Yooka-Laylee and the Impossible Lair), il team newyorkese per Demon Turf sembra essersi rivolto al periodo a 32 bit.
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A ben guardare, infatti, complice la commistione tra personaggi 2D e mondi poligonali, Demon Turf sembra proprio un gioco per Sega Saturn o per la primissima Sony PlayStation. E quella commistione talvolta spiazza, soprattutto nelle prime partite, visto che non è sempre intuibile intuire la direzione della nostra demonietta. Per comprendere le difficoltà cui ci stiamo riferendo, pensate di dover affrontare una lunga sessione platform in 3D controllandoPaper Mario…
Ma quella non è la sola difficoltà riscontrata: anche i colori estremamente acidi, gli stage bui e la conformazione stessa dei livelli traggono spesso in errore e non consentono agevolmente di capire cosa occorra fare per proseguire. Talvolta ci si perde davvero in un bicchier d’acqua, ma più per colpa di immagini difficili da leggere, soprattutto su Switch in modalità portatile (il gioco è disponibile anche su PlayStation 4, Microsoft Windows, Xbox Series X|S, Classic Mac OS, PlayStation 5 e Xbox One) che per la nostra disattenzione.
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Beebz, dal canto suo, può trasformarsi in un buon numero di esseri stravaganti e contare su diversi attrezzi, tra cui una palla chiodata da usare sia come rampino, sia come arma micidiale contro boss e nemici. La nostra sarà in grado di volare e nuotare, esplorando così ogni anfratto dei livelli, che si dipanano per lo più come sterminati corridoi da percorrere in un solo senso di marcia, anche se, qua e là, non mancano piccoli mondi un po’ più aperti, come in alcuni episodi 3D di Super Mario (qui la recensione di Super Mario 3D All-Stars).
Si ha l’impressione che per tutto il corso dello sviluppo di Demon Turf il team abbia anzitutto voluto sperimentare situazioni sempre nuove, in uno strano miscuglio che, da un lato, evita il ripetersi di situazioni già viste ma, dall’altro, non agevola certamente quella leggibilità a cui già accennavamo, resa ostica non solo da motivi tecnico-stilistici ma pure da scelte troppo confusionarie di gameplay.
Insomma, Demon Turf è sicuramente un prodotto divertente e, per certi versi, anche ben congegnato. Ma è pure molto confusionario, forse troppo. Non tutti apprezzeranno lo stile, così come la miscellanea di gameplay, meccaniche e regole fuse senza un ordine o un motivo precisi. Alcuni anzi perderanno la pazienza. Un gioco indiavolato, appunto, ma che rischia di indemoniare soprattutto gli utenti.