“Close to me” si può portare al polso, come un orologio, o fungere da portachiavi e garantisce il mantenimento della distanza di sicurezza. “Vita” è un device simile a uno smartwatch, indossabile dai pazienti che possono essere controllati con la telemedicina
Due dispositivi tecnologici indossabili utili soprattutto in tempi di Covid-19. “Close to me” per garantire il mantenimento della distanza di sicurezza e “Vita” device applicato nel campo della telemedicina. Sono wearable device messi a punto da Partitalia srl, azienda italiana del settore ICT, in collaborazione con l’azienda di ingegneria SensorID. A spiegarci come funzionano e come utilizzarli, il CEO di Partitalia, Luca Del Col.
“Close to me”, sempre a distanza di sicurezza
“Close-to-me si può portare al polso, come un orologio, oppure può fungere da portachiavi” spiega il CEO. “Se indossato da due o più persone presenti all’interno della stessa stanza, ne rileva il distanziamento sociale”. I parametri monitorati da Close to me sono definiti in base alla normativa di riferimento. “Close-to-me lavora in radio frequenzacon tecnologia BLE (Bluetooth Low Energy)” continua Del Col. “Crea una bolla radio, a bassa frequenza e non invasiva, intorno alla persona. Tramite questa comunica con gli altri dispositivi presenti indoor e, qualora non venga rispettata la distanza, l’apparecchio emette un suono acustico e una vibrazione”.
Monitorare i contatti
Sfruttando la tecnologia bluetooth, Close to Me è in grado di effettuare uno scanning degli altri dispositivi presenti nelle vicinanze e di memorizzare quelli che si sono avvicinati a oltre la distanza prevista dalle norme anti-contagio. La memoria del device viene riempita con gli identificativi degli altri dispositivi, registrando l’orario di trasmissione dei dati in modo tale da ricostruire la rete dei contatti di coloro che indossano Close to me.
Per quanto riguarda il capitolo privacy, “Close-to-me” segue gli stessi principi di “Immuni” e non traccia la posizione di chi porta il dispositivo. “Close-to-me può essere utilizzato anche per controllare gli accessi di chi entra in azienda, rilevare le presenze e il pagamento della mensa aziendale” precisa il CEO di Partitalia. “Lo abbiamo messo a punto insieme a SensorID, azienda con la quale collaboriamo dal 2013. In 15 giorni di lavoro siamo passati dal prototipo al prodotto finale e, fino ad ora, ne abbiamo venduti 2.000 al prezzo di 55 euro per il portachiavi e 85 per il bracciale”.
Vita, un device utile per la telemedicina
“Vita è nato alla fine di marzo, in piena pandemia, da un’idea di Alfredo Salvatore, CEO di Sensor ID, che stava studiando un dispositivo utile in campo telemedico” afferma Del Col. “Alfredo ha studiato i primi passi per la progettazione del device pensando ai suoi nonni”. Si tratta di un dispositivo simile a uno smartwatch, indossabile dai pazienti che possono essere controllati con la telemedicina. È stato pensato per il monitoraggio costante da remoto dei parametri vitali ed è applicabile anche in tutti quei casi in cui si ritiene indispensabile evidenziare un possibile contagio.
“Vita fa da gateway tra paziente e medico, il quale non ha necessità di utilizzare lo smartphone per avere sotto controllo i parametri medici dei pazienti che indossano il dispositivo” dice De Col. “A differenza degli smartwatch presenti in commercio, la batteria di Vita dura molto di più, in media 14 giorni: lo stesso tempo di incubazione di Covid-19”. I sensori del device sono in grado di monitorare il battito cardiaco; la saturazione dell’ossigeno (parametro fondamentale per il Covid-19); la temperatura superficiale corporea, l’elettrocardiogramma; il movimento e la caduta tramite la funzione “uomo a terra”. Inoltre, su richiesta, rilevano anche la distanza sociale.
Telemedicina dei pazienti lungodegenti e monitoraggio lavoratori
Come racconta ancora De Col, i dati raccolti possono essere inviati direttamente al cloud senza dipendere dalla connessione dello smartphone. La piattaforma cloud consente, infatti, di integrare le informazioni con una terza piattaforma software, che permette di gestire l’identità del paziente e associare i dati diagnostici raccolti sempre nel rispetto della normativa sulla privacy. Per questo motivo, le applicazioni più importanti sono la telemedicina dei pazienti lungodegenti e il monitoraggio del lavoro dipendente in solitaria.
“Questo dispositivo è molto utile, ad esempio, per controllare quei soggetti che presentano patologie muscolari e cardiache” ragiona De Col. E in tempi di Coronavirus, il dispositivo si rivela utile in particolar modo per i pazienti delle RSA o dimessi dagli ospedali, sottoposti a controllo a distanza, ma anche nei casi di monitoraggio da remoto di anziani che vivono soli o malati di Alzheimer. “Quando il dispositivo viene accidentalmente tolto, si attiva un allarme cosicché il medico o il personale sanitario possano intervenire tempestivamente” conclude Del Col. “Dopo la sperimentazione clinica, ci auguriamo che Vita possa ottenere quanto prima la certificazione come dispositivo medico. L’idea è quella di proporlo a canone insieme al relativo software. Stiamo pensando, inoltre, ad un’ulteriore implementazione del sistema di controllo con la possibilità di ricevere l’allarme direttamente su WhatsApp”.