Le nostre interviste a esperti del settore. NFT pronti a scendere in campo?
Dopo quasi 30 anni di successi, Electronic Arts e Fifa chiudono uno dei capitoli più longevi del gaming per proseguire ciascuna su strade diverse. L’edizione 2023 del simulatore di calcio più famoso sarà l’ultima targata EA. Società che proseguirà nel mondo del pallone (su console e pc) lanciando la sua nuova IP: EA Sports FC. «Questa nuova piattaforma indipendente – ha scritto l’azienda americana in un comunicato – porterà nuove opportunità: è molto più di un cambiamento di simbolo. Come EA SPORTS, ci impegniamo a garantire che EA SPORTS FC sia un simbolo di cambiamento».
Triplice fischio
Non sono mancati gli annunci neppure da parte della Fifa, con il suo presidente Gianni Infantino deciso a marcare stretto i prossimi competitor. «Posso assicurarvi – ha detto nelle scorse ore – che l’unico gioco autentico e reale che avrà il nome FIFA sarà il migliore disponibile per i giocatori e gli appassionati di calcio. Il nome FIFA è l’unico titolo globale e originale. FIFA 23, FIFA 24, FIFA 25 e FIFA 26, e così via, la costante è il nome FIFA e rimarrà per sempre e rimarrà il migliore». Al momento non si sa molto sul partner di questa avventura, che vedrà la luce con l’edizione 2024 del simulatore.
La scelta della separazione è arrivata da EA, la quale avrebbe rifiutato una corposa correzione dell’accordo con la Fifa: il New York Times ha parlato di 1 miliardo di dollari richiesti dal governo del calcio mondiale per l’uso della licenza nei prossimi quattro anni. Non che siano cifre inaudite al quartier generale della software house californiana. La saga FIFA ha fruttato oltre 20 miliardi di dollari in vendite negli ultimi vent’anni. Da parte sua la Fifa s’è portata a casa 150 milioni di dollari all’anno. Troppo pochi, secondo il governo del calcio, che ha infatti alzato la posta. Per molti gamer quanto accaduto segna un passaggio epocale: risale infatti al 1993 il primo titolo FIFA targato Electronic Arts.
Parola all’esperto
«EA volveva continuare a pagare 150 milioni all’anno, la Fifa ne chiedeva 1 miliardo per quattro anni. La causa del divorzio è anzitutto economica», ci ha spiegato Stefano Silvestri, giornalista e direttore di Eurogamer.it. I rumor sulla fine della saga risalivano allo scorso anno, quando la stampa internazionale ha riferito di malumori tra le parti. Sul tema degli NFT, pare, si è inoltre giocata una partita sottotraccia, con EA e il governo del calcio mondiale pronti a finte e cambi di direzione. «L’anno scorso il presidente di EA ha dichiarato di voler puntare sugli NFT. Poi, a febbraio, ha ritrattato». E la Fifa che ha fatto? Ha appena stretto un accordo di partnership tecnica con Algorand, che le fornirà una piattaforma blockchain per sviluppi futuri.
Il tema degli NFT si collega alla crescita dei videogiochi (ce lo insegna il caso della scaleup Sorare). Soltanto nel 2021 Fifa Ultimate Team – modalità che consente ai gamer di crearsi una rosa attraverso crediti – ha fruttato a EA entrate per 1,6 miliardi di dollari (il 30% del fatturato) grazie alle micro transazioni. Modello al quale si potrebbe affiancare la possibilità di acquistare e vendere NFT, per un’esperienza ancora più personalizzata. Speculazioni a caldo, è evidente, che riempiono il dibattito sul futuro del simulatore di calcio più famoso.
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Chi sarà il nuovo sviluppatore con licenza FIFA? Anche in questo caso siamo nel campo delle ipotesi. I nomi più grossi letti finora sono quelli di Ubisoft o Activision. «Ubisoft ha il know how nella gestione sportiva dei corpi – ha commentato Silvestri -. Mi viene in mente l’ultimo Riders Republic. Va detta una cosa: non è facile fare un gioco di calcio. Lo dimostra Konami, che quest’anno ha fallito miseramente con eFootbal».
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Parola all’esporter
«La Fifa ha sicuramente un’alternativa a EA», ne è convinto Luca Pagano, Ceo di Qlash, società fondata a Treviso che riunisce pro gamer da far competere in tornei di esport. «Ci sono cambiamenti in arrivo e senz’altro chi otterrà la licenza potrà stravolgere gli equilibri. L’aspetto positivo è che si stanno affacciando diversi prodotti calcistici. E questo è un bene per il mercato, perché significa che aumenta la concorrenza. In uno scenario simile i pro gamer si vedrebbero sottratti del pubblico, ma i tornei di esport ne potranno beneficiare, magari alzando i montepremi».