Dolce & Gabbana, Intel, Volkswagen. I brand, a volte, non decollano affatto
Tutti addosso a Easyjet. Sui social è un’ondata di indignazione contro la compagnia aerea low cost svizzera dopo lo spiacevole commento sulla presunta carenza di turismo in Calabria a causa di criminalità organizzata e non solo. «Questa regione soffre di un’evidente assenza di turisti a causa della sua storia di attività mafiosa e di terremoti»: queste poche righe (poi rimosse) sul sito di Easyjet hanno fatto – giustamente – imbufalire calabresi, italiani e milioni di turisti che hanno visitato la regione punta dello Stivale, tra bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche. Ma non è la prima volta in cui la pubblicità scivola facendosi molto male.
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Dolce & Gabbana: sessismo
Iconici, pieni di modelli e modelle dai fisici scultorei, gli spot di Dolce & Gabbana non sono, però, sempre andati a segno. Nel 2018 fece grosso scandalo una serie di tre video in cui una modella cinese era alle prese con tre piatti tipici italiani – pizza, spaghetti e un cannolo siciliano – da gustare con le tradizionali bacchette. A un certo punto del girato, quando la giovane doveva prendere dal piatto il dolce tradizionale, una voce maschile le domandava: “Troppo grande per te?”. Gli stilisti furono costretti a un video di scuse.
Volkswagen
Anche il settore delle auto ha preso qualche sbandata nel tentativo di sembrare simpatico e fare pubblicità alle autovetture. Uno spot di Volkswagen, realizzato come le tecnica cinematografica dello slapstick, vedeva una mano che, a mò di burattinaio, manovrava un ragazzo di colore, prendendolo per la testa con pollice e indice, per spingerlo infine in un negozio dal nome “Piccolo colono”. E, come se non bastasse, le prime lettere che comparivano in sequenza per annunciare la nuova Golf erano inequivocabili: Neger.
Intel: il capo bianco…
L’imbarazzo l’ha provato anche il mondo tech. Era il 2007 quando Intel uscì con una pubblicità decisamente sconveniente. Il claim per sponsorizzare una tecnologia in grado di ottenere le migliori performance dai propri dipendenti poteva anche funzionare, se non fosse stato per quel capo bianco in piedi, sorridente e braccia incrociate, mentre a suoi lati, piegati e pronti a scattare, c’erano atleti di colore.
Quello spot per la Toscana
Non siamo più in ambito pubblicitario, ma visto che le campagne elettorali si giocano soprattutto con battute spot anche la politica è a rischio gaffe. In Toscana un manifesto della Lega metteva a confronto la Toscana sinistra che «pensa solo agli immigrati» con la Toscana del Carroccio che «pensa prima agli italiani». Peccato che la foto del gruppo di immigrati non fosse stata scattata in Italia ma in Perù e la felice e sorridente famigliola non fosse italica, bensì statunitense.
Spot #Lega Toscana:
gli "immigrati", in realtà, sono degli haitiani che vivono in Perù;
gli "italiani" invece degli abitanti di Phoenix, in Arizona.
Perché la loro propaganda d’odio è solo menzogne, dato che la realtà è per fortuna diversa da come ce la raccontano.
Ridicoli. pic.twitter.com/bO0TkpYMP2— Marco Furfaro (@marcofurfaro) January 8, 2019
Piano con l’alcol
Due anni fa il marchio Heineken lanciò uno spot video per decantare il basso tasso alcolemico della sua bionda. Nel video la birra passa in mezzo a un gruppo di persone di colore fino ad arrivare a una ragazza. “Lighter is better”, esclama la pubblicità, ma quel “più leggera” che può anche tradursi con “più chiara” ha costretto l’azienda a ritirare lo spot dopo un’ondata di proteste social.
I think some companies are purposely putting out noticably racist ads so they can get more views. And that shit racist/bogus so I guess I shouldn’t help by posting about it. But 😂 I gotta just say tho. The “sometimes lighter is better” Hienekin commercial is terribly racist omg
— Chance The Rapper (@chancetherapper) March 26, 2018