Il titolo Ubisoft testato sulla next gen di Xbox
Ci eravamo lasciati tra le vette del Montana, con un senso di inquietudine difficile da spiegare. Il fanatico Joseph Seed era stata sconfitto, ma qualcosa sembrava fuori posto. Episodio dopo episodio, i titoli della saga Ubisoft di Far Cry sono sempre scollegati tra loro: ogni volta un nuovo protagonista, una nuova storia, un nuovo cattivo. Eppure le similitudini tra un’esperienza e l’altra sono numerose e al termine di ciascuna si pensa subito a quel che accadrà in seguito. Come se il percorso videoludico ci debba condurre in ogni angolo del mondo, per vivere l’esperienza dei ribelli o della giustizia, che combattono ad armi impari contro il male. Dopo mesi di rinvii e attese è finalmente arrivato il nuovo Far Cry 6. Lo abbiamo testato su Xbox Series S, mettendo alla prova il titolo sulla next gen. Allacciatevi gli stivali, tenete sempre la testa bassa e iniziate a correre: benvenuti a Yara, l’isola della dittatura e della rivoluzione.
Far Cry 6 e il cattivo più iconico di sempre
Il focus distintivo della saga Far Cry è sul villain, il nemico da sconfiggere. Cattivi e seguaci hanno sempre avuto un ruolo predominante nella trama, togliendo molto (o del tutto) spazio alla storia del protagonista. Giocato in prima persona, ad esempio, Far Cry 5 ci ha messo nei panni di novellino, soldato spedito in una missione suicida insieme all’esercito chiamato a sedare una guerra civile. Di lui, purtroppo, non abbiamo conosciuto neppure la voce. Joseph Seed e la sua famiglia hanno letteralmente occupato tutta la scena. Curioso che così non si sia fatto con il dittatore Antón Castillo, impersonato dal magistrale Giancarlo Esposito (qui abbiamo fatto un breve ritratto dell’attore di Breaking Bad), uomo che basterebbe per un’intera serie. Di lui scopriremo molto in Far Cry 6, ma finalmente c’è anche spazio per noi: Dani Rojas. Abbiamo un volto e perfino una voce.
In Far Cry 6 siamo parte credibile della storia, perché parliamo, agiamo, ci arrabbiamo e ci commuoviamo tra le macerie di Yara, un’isola decisamente molto simile a Cuba, dove Castillo fa il bello e il cattivo tempo per ricostruire il paradiso. Nel più tradizionale dizionario di ogni dittatura, il politico armato non ha il compito di compiere quel che è facile, ma quel che è giusto per il bene del paese. Poco gli importa se questo prevede rastrellamenti, omicidi e repressione. Proprio in questo clima ha il via la nostra avventura, con una scelta notevole: vogliamo essere un rivoluzionario o una rivoluzionaria?
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Dal Gaudio al Viviro
I protagonisti femminili nel mondo videoludico sono affascinanti e imprevedibili. Dani Rojas (il nome non cambia a seconda del sesso) può essere una giovane coraggiosa e piena di speranze in un futuro migliore. Difficile non scegliere la lei per immergersi in una storia movimentata, nella quale la presenza di Esposito aggiunge senz’altro uno spessore nuovo alla storia. Dopo decenni di embargo, con una popolazione in difficoltà (se non è Cuba questa…), sembra giunto il momento per un nuovo corso di violenza. Anche in questo caso abbiamo a che fare con la produzione di una sostanza misteriosa, che promette il paradiso, ma getta nell’inferno. In Far Cry 5 era il Gaudio, in Far Cry 6 è il Viviro, nuova miracolosa e presunta cura contro il cancro che dovrebbe posizionare un’isola sperduta al centro del mondo.
Peccato che non si sia cercato di innovare questo aspetto, riproponendo di fatto un secondo tempo di quanto già visto nel precedente capitolo, quando imbracciavamo un lanciafiamme per innaffiare i campi coltivati e piegare i malvagi colpendoli nel portafoglio. Non stiamo ovviamente dicendo che non sia divertente: è uno spasso clamoroso. In Far Cry 6 l’impostazione di gioco ricalca le meccaniche storiche della saga: l’FPS è dinamico e ricco di missioni principali e secondarie, tutte da scovare in un open world con una mappa decisamente grossa.
Se siete alla vostra prima esperienza con Far Cry, sappiate che il sesto capitolo è tra i più caciaroni della saga. Esplosioni e baccano hanno fatto il successo dell’IP di Ubisoft, ma mai come in questa situazione ci siamo ritrovati in situazioni surreali per abbattere i nemici. Citiamo a titolo d’esempio la possibilità di un affiancamento bestiale nelle missioni. Gli sviluppatori ci hanno riservato un tris d’attacco di tutto rispetto: possiamo scegliere tra un coccodrillo che ucciderà tutti (tranne noi), un cagnolino di piccola taglia sprezzante del pericolo e un gallo parecchio inc****to.
La grafica e il mondo di Yara
Il titolo sulla next gen di Xbox non fa gridare al miracolo. Purtroppo il lavoro di sviluppo Ubisoft ha limiti storici senz’altro dipendenti dal fatto che sviluppare un open world di queste dimensioni, ricco di dettagli e possibilità di interazioni, ha un prezzo da pagare in termini di bug e glitch (che patch successivi potranno comunque correggere). Peccato però che certi elementi naturali, come le piante e il loro muoversi al soffio del vento oceanico, risultino decisamente poco credibili. Anche la mimica facciale dei protagonisti, Castillo in primis, non è delle più fluide, per quanto la prestazione di Esposito valga l’intero prezzo del biglietto. Far Cry 6 fa passi avanti ma non troppi: possiamo personalizzare la nostra eroina, vestirla e renderla invisibile nella giungla, e sederci con calma per costruire armi e potenziarle. Il titolo mette a confronto il dittatore e un Golia pronto a fare l’impossibile: il nuovo equilibrio funziona e traccia il percorso per il futuro della saga.