Bei ricordi tornano più fluorescenti che mai
Prima in Giappone e poi nel mondo occidentale, Space Invaders è stato un successo clamoroso per generazioni di gamer. Il titolo è stata la madre di tutte le killer app, che hanno stravolto il mercato. E, decenni dopo, c’è chi ancora si ispira a quel gameplay semplice e ingaggiante: se vi ricordate lo scorso anno uno sviluppatore italiano ha addirittura partorito un videogioco scimmiottando il capolavoro della giapponese Taito per inscenare la lotta tra il governatore della Campania De Luca e i neolaureati a colpi di lanciafiamme. Ma, ironia a parte, prendere spunto da un IP simile non per forza genera copie dell’originale. Flowing Lights, disponibile finalmente anche su Nintendo Switch (dove l’abbiamo testato), rielabora le dinamiche aggiungendo molto più movimento e libertà d’azione in un mondo fluorescente e enigmatico, dove strane creature gelatinose cercano di farci fuori.
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Flowing Lights: ti ho smelmato
Sviluppato dalla software house indie gFaUmNe, Flowing Lights è un arcade intuitivo e divertente, in cui dobbiamo governare un piccola astronave precipitata su uno strano pianeta, dove la forza di gravità ci schiaccia a terra. Come un gabbiano che non riesce più a spiccare il volo dobbiamo procedere in lunghi corridoi ed eliminare creature che sembrano fatte di didò. A nostra disposizione abbiamo proiettili infiniti, ma dalla gittata limitata, o piccole bombe che possiamo caricare e proiettare contro gli avversari.
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Di Space Invaders Flowing Lights riprende senz’altro l’atmosfera di uno shoot’em up vecchio stile, ma questa volta è la nostra bocca di fuoco a muoversi liberamente, mentre spesso i nemici hanno pattern d’attacco prevedibili (se non addirittura standardizzati) e non si muovono più di tanto. Davvero niente male il fatto che possiamo goderci il titolo in italiano, anche se non ci sarà molto da leggere. Ogni livello si suddivide in tanti checkpoint che raggiungeremo al termine di ogni mini scontro. Purtroppo non sempre basta uccidere i nemici, ma occorre generare un combo (ad esempio, killarne 3 di fila con un solo proiettile).
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Da questo punto di vista Flowing Lights mostra una certa originalità, perché con questo tocco di strategia si toglie di dosso il rischio noia e costringe il giocatore a studiare il terreno di gioco. Bisogna anzitutto evitare la continua striscia di proiettili colorati che i nemici non cessano di spararci addosso e, talvolta, può capitare di essere accerchiati e di dover per forza perdere vita. Quest’ultima è un’altra citazione colta, dal momento che è misurata con cuoricini, come nell’intramontabile saga di Zelda. Abbordabile per chiunque e con una difficoltà tutt’altro che punitiva, Flowing Lights è un più che discreto prodotto indie che esce in un periodo videoludico purtroppo poco effervescente. Con tutti quei neon si farà notare sicuramente.