I cocktail inalabili, il dilemma carne rossa, il ruolo dei grandi chef. E poi il boom delle alghe, il cibo spazzatura che diventa naturale. Con quali trend ci confronteremo quest’anno
Come sarà il cibo del 2016? Sempre più mescolato, colorato, esotico, potente per i cinque sensi. Allo stesso tempo antico e moderno, tecnologico (come i cocktail inalabili o le nuove frontiere nell’impiego delle alghe) eppure tradizionale. Saporito ma attento all’impatto ambientale, col recupero degli scarti di lavorazione al fine di produrre altri prodotti da commercializzare. Lucie Green, direttrice internazionale di JWT Innovation, ha stilato per Marketing Magazine i 10 trend che disegneranno il cibo nell’anno che è appena iniziato. Cosa troveremo nei menu dei ristoranti, nei supermercati, nei locali, sulle nostre tavole. Vediamo quali sono, in un gustoso passaggio fra cultura, gusto e nuove soluzioni.
1. Natural junk
I brand stanno facendo di tutto per reinventare il “cibo spazzatura” e il “comfort food” in virtù delle nuove pretese dei clienti. Come? Facile: concentrandosi sugli ingredienti naturali. Lo faranno sia puntando su inediti, particolari sapori (come vedremo oltre) che utilizzando materie prime naturali, non geneticamente modificate e totalmente sostenibili (come fa l’americana Unreal Candy). Strappare la stessa soddisfazione con diversi ingredienti: bella sfida.
2. Nuovi onnivori
Non solo per l’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il rapporto con la carne sta cambiando. Cerchiamo opzioni trasversali: chi è onnivoro, lo è in modo diverso. Per alcuni, si tratta proprio di un passo evolutivo etichettabile come quello dei nuovi onnivori. Secondo un’indagine il 60% dei Millennials, i nati fra anni Ottanta e primi Novanta, cerca e mangia alternative alla carne. “Carne vegetale”? Anche. Ma il trend sarà più che altro invertire i rapporti di forza e trasformare la carne rossa e lavorata in una portata di contorno.
3. Prodotti “secondari”
Ciò che prima di buttava diventerà nei prossimi mesi il punto di partenza per confezionare nuove pietanze. Si fa già in molti ristoranti di livello ma anche nelle industrie alimentari: White Moustache, una società newyorkese di yogurt, sfrutta ad esempio gli eccessi generati dal processo produttivo per creare una bevanda probiotica salutistica. Non solo cibo: c’è chi dagli scarti ricava biocarburante. Anche queste scelte rientrano in una nuova logica di consumo sostenibile e responsabile che i clienti pretendono.
4. Nuovi sapori
Se cambia ciò che finisce nel piatto, cambiano anche i gusti. Dalle carote alle barbabietole, prodotti una volta inavvicinabili finiranno per sposarsi. Accadrà per esempio nelle zuppe, piatti tipicamente predisposti alla contaminazione dei sapori. Chi ne vuole una spinaci e mango? O forse preferite una scodella di chili e anguria?
5. Cocktail inalabili
Immaginate per un attimo di trovarvi in una nuvola di gin tonic. Una bolla di vapore da inalare attraverso i tessuti degli occhi e ovviamente tramite l’apparato respiratorio, come accade al Bompas & Parr di Londra, nella foto qui sopra. I mixologist di mezzo mondo ci stanno lavorando: presto il mojito non si berrà, insomma, ma si respirerà.
6. Cocktail e fermentazione
Il procedimento chiave degli acolici è la fermentazione. Al Dandelyan di Londra il barman aggiunge pesche fermentate alle sue bevande. A Parigi, il locale Little Red Door usa sciroppi di frutta fermentata. Questo genere di mescolanze sarà sempre più diffuso, confermando il mondo dei cocktail come uno dei più innovativi nell’universo del food & beverag mondiale.
7. Alghe
Olii e altri derivati, decisamente salutari, si trovano già in commercio in molti Paesi del mondo. Ma gli aspetti positivi delle alghe, in ogni loro forma, sono molti: dal basso livello di grassi alle proteine fino al prezzo. Nel 2016 potrebbe capitarvi di addentare la prima insalata alle alghe? Chissà, più probabilmente dovremo attendere il 2017: il Parlamento e il Consiglio europeo hanno dato il via libera, manca l’assenso dell’Agenzia per la sicurezza alimentare.
8. Ingredienti antichi
Supercibi antichi, non raffinati, mai compromessi da procedimenti chimici e industriali, continueranno a raccogliere un certo successo finendo in prodotti di ogni genere, non solo i cereali. Snack, gelati e altri cibi si arricchiranno del contributo di vecchi ingredienti, dalle radici peruviane alla lucuma.
9. Gli chef, nuovi maître à penser
Non sono tanto loro, a essersi trasformati in potenti leader contemporanei. In fondo, è il ruolo del cibo stesso ad aver acquisito aspetti legati alla sostenibilità, all’etica, alla produzione, al rispetto del pianeta. Ecco perché nel 2016 avverrà la trasformazione: da sosia delle rockstar gli chef si avvicineranno all’identikit di maestri di pensiero. Muovendosi su fronti diversi, dalle politiche pubbliche (come il britannico Jamie Oliver che promuove la tassa sullo zucchero) alle campagne internazionali per i Paesi in via di sviluppo fino all’attenzione allo spreco di cibo. Gli chef Roy Choi e Daniel Patterson hanno per esempio creato una catena di fast food salutari, LocoL, per promuovere una sana alimentazione anche nelle famiglie a basso reddito. Il cibo, insomma, continuerà la sua scalata verso il centro dell’arena culturale influenzando cultura, abitudini e decisioni politiche. In fondo, dovremo nutrire quasi 10 miliardi di persone nel giro di 35 anni.
10. Cachaça
Infine, un occhio alla vecchia acquavite popolare brasiliana. Secondo Lucie Green diventerà la bevanda dell’anno grazie alla spinta delle Olimpiadi, che si terranno nel pachidermico Paese sudamericano la prossima estate. Conosciuta in diverse versioni e migliaia di nomi, si ottiene dalla distillazione del succo di canna. Le grandi compagnie investiranno su questa bevanda regalandole popolarità internazionale.