L’azienda romagnola Suba Seeds (sementi) ha venduto a caro prezzo al fondo Usa Paine&Partners. Per la gioia della Sgr Quadrivio, del fondatore Augusto Suzzi e dei suoi dipendenti-azionisti
Chi semina bene raccoglie buoni frutti. E ha ricchi ritorni: circa 80 milioni di euro. È il prezzo che il fondo di private equity americano Paine&Partners ha sborsato per il 100% di Suba Seeds, azienda con sede sulla via Emilia specializzata nella selezione, produzione e distribuzione di sementi vegetali. Quella di Suba Seeds non è la storia di un’azienda che, indebolita dalla crisi, si svende a un ricco investitore estero. È il racconto di un’impresa solida, cresciuta fino a diventare una holding internazionale senza dimenticare la terra e i suoi primi dipendenti.
Dalla famiglia contadina alla holding
Tutto nasce su impulso di Augusto Suzzi, figlio di una famiglia contadina del cesenate. Augusto è la prima sillaba del gruppo. Nel 1974 arriva la seconda, Edoardo Battistini, amico e socio. Nel 1976 è la volta del primo dipendente, Gualtiero Broccoli, che ancora oggi lavora in azienda. Dagli anni ’80 inizia l’espansione, con le quote dell’intera società che tornano nelle mani di Suzzi dopo l’uscita di Battistini. Suba Seeds diventa il centro di un sistema sempre più articolato. Tra nuove società fondate e acquisizioni, include Sipas, Hortus, Suba France, Royal Seeds e Suba Alimentare. Un sistema che, nel 2011, diventa una holding.
Metà azienda divisa con i dipendenti
Inizio della deriva finanziaria? Neanche per sogno. Poco più di un anno dopo, la Sgr Quadrivio si presenta a Longiano, sede di Suba Seed, per rilevare il 52% del gruppo.
Il fondatore perde la maggioranza ma il centro operativo resta lì dove era sempre stato, in provincia di Forlì-Cesena. Suzzi non ha figli e, per garantire la continuità aziendale, spartisce la sua quota del 48% con i suoi collaboratori più fidati. Gratis. Tenendo per sé poco più del 15%. La crescita non si ferma: nel 2014 sfida la corrente che va in direzione opposta e fa spesa negli Usa, acquisendo Condor Seed Production.
Nel 2015, Suba ha registrato un fatturato di 66,2 milioni di euro, per i due terzi generato sui mercati esteri, e un margine operativo lordo di 8,2 milioni di euro. L’azienda garantisce più di 200 posti di lavoro a tempo pieno, con tre siti di produzione in Italia, Stati Uniti e Francia e una rete di 1400 coltivatori indipendenti in giro per il mondo.
E così, in un paio d’anni, il valore di quelle quote distribuite dal fondatore è triplicato. L’acquisto di Paine&Partners diventa un affare per Quadrivio (che in pochi mesi ha liquidato e moltiplica il suo investimento), per Augusto Suzzi e per i suoi collaboratori (tra i quali l’amministratore delegato Giuseppe Tumedei).
Il private equity con i piedi per terra
L’affare sull’asse New York-Cesena, però, non racconta solo una bella storia aziendale. Indica una tendenza che si sta consolidando in questi mesi. Paine&Partners, come dimostra anche la recente acquisizione di AgBiTech (specializzata in pesticidi biologici), conferma la grande attenzione che il private equity sta riservando all’agribusiness. Nel 2015 gli investimenti sono stati pari a 3,9 miliardi di dollari. Nel 2016, secondo un report di Prequin, la cifra dovrebbe arrivare a 7,7 miliardi.
Paolo Fiore
@paolofiore