Maria Pavesi (Osservatorio del Politecnico di Milano): «Nel nostro Paese ci sono più di 1200 startup innovative Agritech. L’Italia si piazza al 15esimo posto per numero di realtà che hanno ricevuto almeno un finanziamento negli ultimi due anni». Tutti i numeri del report 2023
Nonostante il 2022 sia stata una terribile annata, l’Agritech in Italia cresce toccando quota 2 miliardi di euro, +31% rispetto al 2021. Le superfici coltivate sono sempre di più e gli strumenti smart adoperati da tutta la filiera aumentano del 15%. L’82% delle aziende della trasformazione agroalimentare intercettate dall’Osservatorio Smart Agrifood condotto dalla School of Management del Politecnico di Milano e dal Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia ha dichiarato di avere utilizzato o sperimentato almeno una soluzione digitale. Di queste, quasi la metà ne ha implementate quattro o più in contemporanea, per un + 30% rispetto al 2020. Il quadro che emerge dalla ricerca evidenzia una crescita anche nei suoli coltivati con soluzioni 4.0: se nel 2021 erano il 6% oggi sono l’8%. Nonostante l’aumento dei costi delle materie prime e la forte siccità che ha colpito tutta Europa, il comparto ha saputo reagire bene sfruttando sempre di più le potenzialità offerte dalla tecnologia. «Quello che non si misura, non si migliora. Per questo i dati, come quelli emersi dalla ricerca, sono essenziali – ha affermato Filippo Renga, direttore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – Addirittura il World Economic Forum ha usato il nostro osservatorio per i dati sull’agritech. Oggi, in uno scenario che ci ha visti alle prese con una guerra e una pandemia, si va incontro alla sostenibilità soltanto se si è capaci di innovare».
Filippo Renga, Politecnico di Milano
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I dati dell’Osservatorio
Secondo i dati che emergono dall’Osservatorio, il 65% del valore del mercato agrifood è composto da macchinari connessi e sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature. A testimonianza del fatto che le tecnologie applicate a questo comparto stanno diventando sempre più necessarie per crescere. Aumentano del 15% i sistemi di monitoraggio da remoto di coltivazioni, terreni e infrastrutture. Tra i fabbisogni maggiormente soddisfatti dalle soluzioni di Agritech, secondo le aziende agricole interrogate, spiccano quelli legati all’efficienza, con la riduzione dell’impiego dei principali input produttivi. Più della metà delle aziende 4.0 ha, di fatto, implementato più di una soluzione tech, per una media che si aggira su tre per azienda (+21% rispetto al 2021). Sul fronte delle aziende di trasformazione agroalimentare, l’82% delle realtà prese a campione ha utilizzato o sperimentato almeno una soluzione digitale. Di queste, quasi la metà ne ha implementate quattro o più in contemporanea, registrando un aumento del 30% rispetto al 2020. I particolar modo, i settori di maggiore applicazione tecnologica sono quelli legati alla tracciabilità alimentare, alla produzione, alla logistica e al controllo qualità (sia della materia prima che del prodotto finito). «Nel contesto molto difficile che ci troviamo ad affrontare, le tecnologie digitali possono aiutare a gestire la scarsità e il rincaro dei costi degli input produttivi e dell’energia – ha commentato Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood – L’agrifood ha ora di fronte a sé la sfida più grande: quella di passare dall’adozione, in continua crescita sui diversi fronti, alla reale e completa valorizzazione delle soluzioni digitali».
Soluzioni per l’Agritech
Tra le tecnologie abilitanti nell’Agritech prevalgono quelle pensate per raccogliere, memorizzare e analizzare dati, con soluzioni tecnologiche trasversali ai diversi comparti e processi. Se non si considerano i software gestionali aziendali, ai primi posti tra le soluzioni più utilizzate si trovano quelle basate su tecnologia cloud computing (58%), i QR Code (56%), quelle abilitate da tecnologia mobile (ad esempio le app per tablet e smartphone per il monitoraggio del percorso dei mezzi, per il controllo della catena del freddo e per il controllo della qualità dei prodotti finali, 45%), gli ERP e MES (37%) e le soluzioni di advanced automation come robot e cobot (34%). Proprio queste ultime, assieme al cloud, registrano crescite significative rispetto al 2020, evidenziando la necessità di impiegare soluzioni digitali per archiviare grandi quantità di informazioni e disporre di grandi risorse di calcolo, ma anche un impatto della pandemia da Covid-19 che ha accelerato il bisogno di automatizzare alcuni processi interni. «In questo contesto, l’interoperabilità delle soluzioni diventa sempre più rilevante e prioritaria. È fondamentale consentire l’integrazione di dati raccolti dai diversi sistemi, interni o esterni – ha spiegato Chiara Corbo, direttrice dell’Osservatorio Smart AgriFood – Infatti, da qualche anno cresce il numero di iniziative e progetti di collaborazione che vanno in questa direzione. Non dimentichiamo che la condivisione dei dati si rivela sempre più importante per garantire visibilità su tutta la filiera per una crescente tracciabilità e sostenibilità delle produzioni agroalimentari».
Chiara Corbo, Politecnico di Milano
In Italia, il 75% delle soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare è abilitato da tecnologie innovative e il 17% di queste è proposto da startup, che in questo ambito offrono principalmente soluzioni basate su tecnologia blockchain.
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Quanto vale l’Agritech
Si stima che entro il 2027, il mercato mondiale dell’agricoltura 4.0 avrà raggiunto un valore di circa 30 miliardi di euro. Segnali di fermento emergono anche osservando le startup internazionali: il 28% delle realtà innovative nell’ambito dell’innovazione digitale per l’agrifood ha una proposta dedicata ad aziende agricole e zootecniche, nella maggior parte dei casi offrendo sistemi di agricoltura o zootecnia 4.0 (il 23%). Oggi, in un contesto ancora più difficile rispetto a quello sperimentato durante la pandemia, le tecnologie digitali in agricoltura possono aiutare a gestire la scarsità e il rincaro dei costi degli input produttivi grazie, ad esempio, alle soluzioni per il rateo variabile e per l’irrigazione di precisione, e dell’energia con sistemi di guida parallela. Nel 2022 il mercato dell’Agritech è cresciuto, con una fetta rilevante di investimenti che è stata effettuata proprio da aziende agricole che hanno già esperienza in questo ambito e che stanno proseguendo il proprio percorso di innovazione, andando ad acquisire nuove soluzioni o servizi.
Le aziende sono davvero innovative?
Nonostante i numeri positivi e le opportunità di sviluppo per tutte quelle tecnologie ancora poco impiegate e conosciute, poco meno del 30% delle aziende, però, ha dichiarato di voler investire in nuove soluzioni entro i prossimi tre anni. L’80% delle aziende che non intende investire ha già implementato una o più soluzioni digitali e si suppone che prima di procedere con altri investimenti voglia testarne i benefici. Tra le soluzioni che più attraggono i protagonisti del settore ci sono i software per la tracciabilità (33%) e di business intelligence (26%), ma anche quelle basate su QR Code (23%). «Abbiamo mappato 1200 startup a livello internazionale che si occupano di Agritech – spiega Maria Pavesi, ricercatrice degli Osservatori sulla Digital Innovation del Politecnico di Milano – Considerando l’Europa e l’Asia, riscontriamo un fermento e una crescita costante negli anni, con declinazioni stabili soprattutto negli ultimi periodi e una forte spinta nell’e-commerce. Circa il 50% delle startup offre, di fatto, servizi di e-commerce nel food delivery».
Maria Pavesi, Politecnico di Milano
Agritech e startup
Hub e servizi sono centrali per il consumatore e negli ultimi tempi sono esplose le startup che si occupano di dare informazioni sui prodotti con strumenti innovativi in un’ottica di sostenibilità. «Tra queste ne abbiamo mappate diverse che si occupano di validare la freschezza di un prodotto a prescindere dalla data di conservazione e negli ultimi anni abbiamo visto crescere startup che offrono soluzioni per l’indoor e il vertical farming, soprattutto nelle serre e nei sistemi di coltivazioni verticali – prosegue Pavesi – Queste, per il 27% si trovano nell’Unione Europea, il 32% negli USA e il 24% Asia, dove sono raccolti la maggior parte dei finanziamenti. L’Italia si posiziona al 15esimo posto».
Un dato positivo, dunque, alla luce dell’analisi effettuata dall’Osservatorio che ha preso in considerazione unicamente le startup che hanno ricevuto almeno un finanziamento negli ultimi due anni. «Si deve ancora lavorare sul tema dell’open innovation con la creazione di competenze che vadano aldilà della mera messa a terra di risorse ma che possano permettere di sviluppare prodotti e servizi e creare ambienti in cui ci sia contaminazione tra startup e aziende del settore – evidenzia la ricercatrice – A livello internazionale, le tecnologie sono sempre più innovative. Si pensi alle flotte di droni autonomi, ai robot, all’intelligenza artificiale applicata sia alle macchine che all’industria agroalimentare. Tutto questo sarà l’agricoltura del futuro». A livello nazionale continuerà a crescere l’adozione di questi sistemi e di soluzioni tecnologiche e strumenti di gestione e analisi dati user friendly ma si deve spingere ancora di più nell’agevolare gli agricoltori rendendo l’accesso ai dati sempre più smart e interoperabile. Automazione, open innovation e interoperabilità dei big data saranno, dunque, i temi al centro nell’agricoltura del domani. «Oggi vediamo un settore che investe in tecnologia e innovazione ma deve fare ancora un passo in avanti per valorizzare le aziende e beneficiare dei dati raccolti», conclude Pavesi.