Oltre 30.000 mq di laboratori, centinaia di scienziati al lavoro tra genetica, food e nanotecnologie: Human Technopole Italia 2040 è l’eredità scientifica di Expo. Renzi: “Tre mesi fa era un sogno, tra un mese sarà un cantiere”
Il primo progetto scientifico di Human Technopole Italia 2040, il più grande hub di ricerca avanzata al mondo focalizzato su salute e alimentazione, è in fase di decollo. Ed è, come ha detto il premier giocando con un termine coniato da un bimbo, “petaloso”. Human Technopole Italia 2040 combinerà, sull’area che fu di Expo 2015, medicina, big data, nanotecnologie e nutrizione, ed è stato illustrato oggi a Milano (dopo l’annuncio fatto già nel novembre scorso) alla presenza del premier, Matteo Renzi, e del ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina. “Poche chiacchiere – ha detto il presidente del Consiglio – tre mesi fa era un sogno. Oggi è un progetto, tra un mese sarà un cantiere”. E’ proprio su Milano che Renzi punta per il traino del futuro: “Questa città può guidare il cambiamento, ha anzi la responsabilità morale di guidare il cambiamento. Il governo si fa parte di questo accanto alle Istituzioni a condizione che si alzi l’asticella delle ambizioni”. E ancora: “Facciamola finita con questo atteggiamento remissivo e rinunciatario e ricominciamo a fare quello che sappiamo fare. Se smettiamo di piangerci addosso l’Italia torna a fare quello che sa fare, di cui è capace, vale a dire essere leader e indicare una strada all’Europa e non solo a essere impelagata in discussioni”.
Renzi: “E’ un progetto petaloso”
Il premier, parlando del progetto, ha dunque preso in prestito il termine (appena nato) “petaloso”, usato da un bambino di 8 anni, che proprio ieri l’Accademia della Crusca ha ammesso nel vocabolario della lingua italiana. “Questo progetto è un progetto petaloso, ha più di un ambito di azione. Quando siamo partiti tre mesi fa c’era anche qualche ‘ma’ e qualche buh, non dico che li abbiamo eliminati tutti. Sarà il tempo a disegnare la qualità di quanto fatto”. Ma di certo sta prendendo forma “un grande progetto nell’area di Expo, vogliamo dare un futuro a quella scommessa. E ci stiamo in questo progetto anche per dire che l’Italia vuole il meglio. Ci sarà da concretizzare un grande progetto. Ma quello che sta accadendo in questo paese dopo anni in cui abbiamo rivisto al ribasso le nostre ambizioni, non c’è più”. E poi: “Il progetto è sfidante e noi siamo nelle condizioni di poterlo realizzare. Certo c’è bisogno dello sforzo del governo”. Quanto alla tempistica, Renzi chiude il suo intervento dettando i tempi: ci vediamo alla fine di marzo, non più qui, ma nell’area Expo. Quello sarà il Tzero”.
Martina: “Questa sarà l’eredità di Expo”
“In questo sforzo c’è l’eredità di Expo“, ha spiegato il ministro sottolineando l’importante lavoro di squadra fatto in questi mesi. “Lanciammo l’idea di un grande progetto per il post Expo per sviluppare tutta la forza che abbiamo vissuto e raccontato nei sei mesi di Expo. Siamo qui a dare conto del lavoro che è stato fatto, strutturando Human Technopole, un investimento legato alle scienze per la vita”. “In un paese che fa fatica a dare continuità agli impegni, essere qui a rendicontare quanto fatto è importante. Ed è stato possibile perché dietro c’è stato un gran lavoro di squadra. Lo abbiamo fatto con il governo, con Regione e Comune, lo hanno fatto le università e gli altri grandi soggetti della ricerca”.
30.000 mq di laboratori, centinaia di scienziati
Il progetto è monumentale e prevede l’insediamento in quella che era l’area Expo di un’infrastruttura centrale di laboratori di circa 30 mila metri quadrati, che ospiterà a regime circa 1500 fra ricercatori, tecnici e amministrativi. Altri laboratori sorgeranno poi all’interno degli istituti di ricerca partner, sotto forma di Outstation. Il finanziamento annunciato è di 150 milioni di euro annui, per complessivi 1,5 miliardi di euro in 10 anni. Tutto per quello che diventerà uno dei centri di ricerca avanzata di più alto livello al mondo. Comunque “una iniziativa del genere necessita di una legge di finanziamento stabile, altrimenti nessuno verrebbe in Italia”, ha ricordato Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, durante la presentazione. Rassicurato dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: “Per la realizzazione di Human Technopole c’è un budget preciso e una ipotesi decennale perché giustamente la ricerca ha bisogno di stabilità. Se vogliamo essere credibili, come siamo, e attrattivi, dobbiamo dare una linea di stabilità che non è di un anno o due, ma almeno di un decennio iniziale. I soldi ci sono, tutto sta procedendo”. Insomma, Human Technopole “darà un beneficio enorme a tutto l’ecosistema della ricerca italiana. E’ un progetto integrato, internazionale, interdisciplinare. Mi sembra una risposta concreta straordinaria”.
Tra big data, alimentazione e genetica
L’idea insomma è quella di combinare assieme settori che impattano sulla vita delle persone. Un megacentro focalizzato sul tema della salute e dell’invecchiamento passando per il food e le nanotecnologie. Del resto l’Italia ha la fortuna di avere un’aspettativa di vita media fra le più lunghe al mondo (82 anni) e anche per questo si candida per ospitare un Polo di Ricerca come questo, capace di diventare punto di riferimento planetario. A livello internazionale stanno nascendo diverse iniziative in questo senso, ma nessuna che combina alimentazione, genetica e big data. Il progetto italiano avrebbe dunque una sua unicità a livello mondiale. E la stessa finalità che hanno analoghi altri centri di ricerca: sconfiggere il cancro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha verificato che l’incidenza del cancro sulla popolazione mondiale è in aumento: nel 2008 i pazienti nel mondo sono stati 12,7 milioni, nel 2012 sono saliti a 14 milioni. In Italia nel 2014 i nuovi casi di tumore sono stati 360mila. Nello stesso periodo le malattie neurodegenerative colpiscono globalmente 35 milioni di persone e, nel 2050, potrebbero essere 100 milioni. Uno scenario di fronte cui tutti i Paesi del mondo sono stati chiamati a cercare soluzioni di cura e di prevenzione. Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina e Canada hanno già attivato programmi di ricerca su genomica e salute, big data e modelli socio-sanitari.