La strategia per favorire la vera qualità italiana (contro l’italian sounding) sta portando più prodotti sugli scaffali (e un deciso aumento delle vendite) negli Usa. Ma anche in Italia
Il piano Made in Italy va. La strategia per la promozione della qualità agroalimentare italiana negli Stati Uniti nell’ultima parte di quest’anno (anche con un video realizzato appositamente da Silvio Muccino) sta, infatti, registrando un incremento del 40% delle vendite di prodotti italiani autentici e l’inserimento di oltre 120 nuovi fornitori e 700 nuove referenze sul mercato.
Più Made in Italy sugli scaffali Usa
Grazie alle partnership con la Gdo e le missioni in Italia dei buyer delle più importanti catene americane è stato possibile migliorare notevolmente la presenza dei prodotti italiani autentici nei punti vendita, soprattutto a favore delle imprese piccole e medie. Molto importanti le collaborazioni con le catene Heb, Mariano’s e Price Chopper alle quali nel corso del 2016 si aggiungeranno altri partner statunitensi. Un risultato che ha contribuito a stabilire il record, nei primi 10 mesi del 2015, del 30% d’incremento complessivo dell’export di prodotti agroalimentari negli Usa, confermando l’Italia come primo fornitore di quel mercato per diversi prodotti, tra cui: vino, olio di oliva, pasta, formaggi, aceto, prosciutto e pomodori. Bene quindi per la strategia di promozione integrata voluta dal ministero dello Sviluppo Economico e attuata dall’Agenzia Ice, avviata già in luglio con la partecipazione alla fiera Fmi Connect di Chicago (la più grande fiera dedicata ai retailer dei prodotti agroalimentari negli Usa)..
Quattro linee di azione
La strategia si basa su quattro linee di azione principali: accordi con le principali catene della Gdo statunitense; presidio delle maggiori fiere del settore; incoming in Italia dei buyer americani; campagna di comunicazione multi-target e multi-canale. Il Piano proseguirà sino alla prossima primavera inoltrata e interesserà ulteriori retailer (sia della Gdo che indipendenti) in aggiunta a quelli già coinvolti e beneficerà di una incisiva azione di comunicazione volta ad aiutare i consumatori americani a riconoscere i veri prodotti agroalimentari italiani sugli scaffali americani.
Bene anche in Italia
Ma il Made in Italy in queste feste sta vincendo anche in Italia, dove stravince la tradizione e sulla tavola imbandita torna il territorio, con prodotti e piatti tipici locali in una ricorrenza capace di evocare il valore della familiarità anche con i sapori di casa, lasciando dietro mode esotiche ed esterofile in cucina: predilette nei cenoni portate tricolori nel 79% dei casi, secondo la Cia (Confederazione italiana Agricoltori). Salmone, ostriche, frutta esotica verranno consumate con il contagocce, mentre alla grande stanno andando ragù, bollito, tortellini in brodo, arrosti e dolci artigianali. Per le feste gli italiani, secondo Cia, prevedono di spendere oltre 3 miliardi per cibo e bevande.
Spumante batte champagne
Lo spumante batte ancora lo champagne, scelto praticamente solo da un italiano su dieci. Solo per il cenone della Vigilia si sarebbe speso quasi un miliardo di euro: protagonista il pesce, che proprio in questi giorni tocca il picco di consumo dell’anno. Secondo invece una stima di Confesercenti si prevede una spesa complessiva di 2,6 miliardi di euro, in crescita del 5,7% sul 2014, per una spesa media di 99 euro a famiglia. A spendere di più i nuclei familiari del Sud e delle Isole (118 euro), dove evidentemente la tradizione è più forte. A spendere di meno, invece, saranno le famiglie del Nord (83 euro in media).