I vegan? In Italia aumentano al ritmo di 1600 ogni giorno. E non è solo una dieta, ma uno stile di vita che rispetta salute, animali, pianeta. Ecco dove trovare consigli, ricette e ristoranti 100% vegetali
Vegan è bello. E, infatti, a guardare i numeri, ci si accorge che di anno in anno aumentano le persone che scelgono di adottare la dieta vegana. Negli ultimi mesi, forse, una spinta è arrivata anche dall’allarme dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che ha inserito le carne rossa o lavorata tra le sostanze potenzialmente cancerogene. D’altra parte, in Italia il consumo di carne era già al di sotto della media Usa e tra i più bassi in Europa: la dieta mediterranea, quindi, sembra aver dato il suo contributo nel rendere più sane le nostre abitudini. E secondo i dati contenuti nel “Rapporto Italia” di Eurispes, riferiti al 2015, il 7,1% della popolazione si dichiara vegetariano, mentre l’1% si dichiara vegano. Sommando i due valori, si arriva a un totale di circa l’8% di cittadini che scelgono diete prive di carne o altri alimenti di origine animale. Erano il 6% nel 2013 e poco più del 7 nel 2014. Vegetariani e vegani aumentano di 1.600 unità al giorno. I vegani sono in tutto 600mila: rispetto ai dati diffusi in passato dallo stesso Eurispes, secondo cui i vegani erano lo 0,6% della popolazione nel 2014 e lo 0,2 nel 2015, il dato attuale è in crescita. E le percentuali maggiori si registrano tra le donne, tra gli abitanti del Nord-Ovest e tra le coppie con figli.
Diventare vegan per non nuocere al pianeta
Ma qual è la definizione esatta di vegan? Per quanto riguarda l’aspetto alimentare, la differenza tra una persona vegetariana e una vegana consiste nel fatto che, mentre la prima si limita a non mangiare animali di nessuna specie, la seconda non si nutre nemmeno dei prodotti di origine animale, come latte, latticini, uova e miele. Ma quella vegana è una scelta più ampia, di tipo etico, come sosteneva Donald Watson, inventore della stessa parola “vegan”. I cultori del genere, quindi, si impegnano a non nuocere in alcun modo agli animali: dal vestiario all’igiene personale a quello della casa, non si devono utilizzare lana, piume, pelli, cuoio, pellicce, seta, né tantomeno cosmetici testati su animali. Non solo: i vegan non devono frequentare zoo, circhi, acquari, ippodromi, maneggi, né praticare la caccia o la pesca. Divieto assoluto, poi, di trattare gli animali come merce. E gli effetti positivi che da questo stile di vita deriverebbero non andrebbero a vantaggio solo della nostra salute, ma anche del benessere dell’intero pianeta. Infatti, ricordano i vegan che gli allevamenti intensivi emettono gas serra, che la ricerca di nuovi pascoli è causa di deforestazione e che la pesca intensiva depaupera i mari. In base alle informazioni fornite da AssoVegan, inoltre, per allevare il bestiame con cui produrre carne si utilizzano quantità sproporzionate di cereali e acqua: risorse che, invece, potrebbero essere impiegate direttamente per nutrire le persone. L’uomo, poi, non è per natura un carnivoro: la sua dentatura, la sua saliva e il suo intestino non sono fatti per consumare carne.
Nemmeno latte, uova e miele fanno bene
I vegan sostengono che anche per produrre il latte le mucche subiscano sofferenze gratuite, perché vengono costrette ad avere gravidanze continue, perché vengono spremute oltre la loro sopportazione e perché vengono portate al mattatoio quando diventano improduttive. E così vivono molto meno a lungo di quanto potrebbero. Diversi, poi, sarebbero i motivi per cui non comprare neanche le uova. Le galline, innanzitutto, vengono allevate in gabbia o a terra, in condizioni degradanti e nocive per la loro salute. In secondo luogo, un consumo eccessivo di uova non giova al nostro colesterolo. E nemmeno il miele passa indenne il vaglio dei vegan, perché, oltre a non essere considerato un alimento indispensabile, la sua produzione comporta lo sfruttamento e la morte prematura delle api. Dietro la scelta alimentare, quindi, possono esserci motivazioni ecologiste e salutiste per le quali la soluzione vegetariana non è sufficiente: perché non si tratta solo di che cosa mettere nel piatto, bensì di seguire uno stile di vita all’insegna del rispetto per tutti gli animali e per la natura.
“VegAgenda” per consigli e ristoranti giusti
Così, se sempre più persone diventano vegan, è necessario che a questa tendenza corrisponda un’offerta adeguata di servizi e prodotti. In Italia, per esempio, sono nate catene di negozi di alimentari in franchising come “Universo Vegano”, che è stata la prima nel settore ed è presente in tutta la penisola. Ma anche le grandi catene di supermercati hanno introdotto linee dedicate a vegani e vegetariani: dalla Coop all’Esselunga, fino a Pam e Despar. Anche perché nel 2015 le vendite di prodotti sostitutivi di quelli di origine animale sono aumentate sensibilmente. Non solo. L’elenco dei ristoranti vegetariani e vegani annovera ormai quasi 200 indirizzi. Lazio e Lombardia sono le regioni più fornite, ma anche Piemonte, Emilia Romagna e Toscana non restano a guardare. La lista completa di questi locali, comunque, si può trovare nella “VegAgenda”, il libro-agenda che dà consigli per cambiare le nostre abitudini. Anche nell’edizione 2016, l’agenda spiega a livello pratico come e cosa coltivare sul balcone o nel giardino di casa, per produrre in home il cibo più adatto in ogni stagione. Ma ci sono pure suggerimenti sia per migliorare l’alimentazione, la salute e il benessere personali sia per adottare uno stile di vita a basso impatto ecologico. Da 12 anni, insomma, la “VegAgenda” si presenta come l’agenda dalla parte degli animali e del futuro del pianeta. Nel formato quotidiano con planning, poi, contiene le principali ricorrenze del mondo veg e animalista, oltre, appunto, all’inserto aggiornato con i migliori ristoranti e negozi di prodotti vegani o vegetariani.
Dalla cucina al guardaroba (i jeans veg…)
All’interno del volume si trovano poi le ricette di Isa Chandra Moskowitz, famosa chef americana e autrice del libro “Fai come Isa”. Quasi 200 ricette 100% vegetali, facilmente realizzabili con pochi e semplici accorgimenti. La chef spiega infatti come cucinare “cruelty-free” possa rivelarsi divertente, economico, rapido e, soprattutto, gustoso. E le specialità vanno dal burger di funghi Portobello, alla cremosa zuppa di broccoli, fino al burrito in ciotola con spinaci e fagioli neri. Ma c’è spazio anche per le fritture in padella e per gli stufati. Il primo passo per cucinare bene vegan, però, è imparare a organizzare e approvvigionare la dispensa, così come è necessario conoscere tutte le tecniche di taglio e di cottura. Le ricette, insomma, sono corredate di consigli per ottimizzare i tempi e di trucchi per i piatti più elaborati. Particolarmente interessante è la segnalazione dei vari ingredienti alternativi ai più comuni allergeni. La novità principale della nuova edizione della “VegAgenda”, però, è l’inserto di moda. Nel “Guardaroba Veg”, curato della blogger di “Fashion&Veg” Stefania Sergi, vengono segnalati boutique, atelier e sartorie che offrono una scelta vegan ai propri clienti. L’iniziativa è nata proprio dall’unione tra la passione per la moda della Sergi e l’esigenza di rendere maggiormente rintracciabili gli esercizi commerciali che soddisfano le richieste più green. L’obiettivo, quindi, era quello di permettere di indossare abiti realizzati con tessuti vegan, senza dover andare a caccia dei negozi giusti e senza dover decifrare le etichette, nel tentativo di controllare materiali e componenti utilizzati. E dall’Abruzzo, intanto, arrivano i jeans vegani che non contengono alcun inserto o accessorio in pelle o di origine animale: un’idea che proviene dritta dritta dalla sede centrale della “Don The Fuller” e che è pronta a invadere il mercato.