Rivoluzionare il mondo del cibo attraverso l’innovazione tecnologica, presenza discreta ma decisiva per poter mostrare al mondo di che pasta siamo fatti
La prova del grande chef è l’equilibrio dei sapori, fare in modo che il condimento non snaturi il piatto ma lo valorizzi. Così l’innovazione tecnologica può e dovrebbe fare con il cibo: una presenza discreta ma decisiva. I sapori hanno un significato perché c’è un senso che li percepisce come tali, il gusto appunto, che si evolve e muta con l’esperienza. E l’esperienza oggi è necessariamente non più solo analogica ma anche digitale.
Accanto a nuovi prodotti per soddisfare vecchi bisogni si creano bisogni nuovi per prodotti che verranno. Beni e servizi, quindi, da concepire in funzione di una pluralità di canali distributivi e media per comunicarli, “offerta di domanda”, per cogliere nuove opportunità di mercato: questa è la digitalizzazione dell’economia globale – vedere ciò che hanno visto tutti pensando a ciò cui non ha ancora pensato nessuno.
La creazione di un efficace connubio fra tradizione e innovazione è la vera grande sfida dell’alimentare italiano
Saper indirizzare le scelte di consumo verso criteri di autoapprendimento e consapevolezza dell’imperativo della sostenibilità, ma anche a forme nuove di socialità liquida e diffusa. La sofisticazione della domanda, l’orientamento dei consumatori a comportamenti più responsabili e la crescente attenzione verso la salubrità e il profilo nutrizionale degli alimenti, sono fattori abilitanti nuovi spazi di mercato per le aziende operanti nel settore. I player vincenti sono quelli che riescono prima e/o meglio di altri a intercettare e interpretare queste tendenze e a tradurle in prodotti che enfatizzino il legame con i territori di origine delle materie prime, siano sani e privi di rischi per la salute, rendano il consumatore artefice di scelte ragionate e protagonista dell’esperienza di acquisto oltre che di consumo.
Un contributo importante nelle strategie di innovazione delle imprese alimentari sono state le attività di marketing connesse al lancio dei prodotti e alla valorizzazione dell’immagine e del marchio aziendale: questa tendenza risulta più rilevante che nel resto del manifatturiero. Ma nell’era digitale questo approccio è troppo riduttivo:
la Milano da bere non riempie più il bicchiere
E se pensiamo alle molteplici applicazioni digitali o affini per il food, non vengono in mente solo le tante app o piattaforme web per la vendita di prodotti online, la consegna di cibi pronti a domicilio o la gestione di ordini e pagamenti nei locali, ma talmente tante altre che un elenco puntato è il modo migliore per scorrerle senza rischiare di perdersi fra le virgole:
• Soluzioni avanzate per la tracciabilità degli alimenti e la sicurezza di consumo
• Informazione su caratteristiche chimico-fisiche e compatibilità degli ingredienti con regimi dietetici speciali, sempre più spesso imposti da intolleranze o restrizioni alimentari
• Restituzione del profilo nutrizionale di un cibo mediante indagine spettroscopica
• Diagnostica non invasiva delle materie prime
• Software di fluidodinamica per l’ottimizzazione dell’irrigazione agricola
• Caratterizzazione dei suoli tramite droni radiocomandati
• Sensoristica per il monitoraggio dei parametri “vitali” (e.g. fermentazione del vino)
• Tecnologie di sterilizzazione e conservazione
• Big Data e tool di analisi predittiva
• Soluzioni per la logistica integrata
• Idroponica “digitale”
• Cooking device interconnessi e programmabili da remoto (Internet of Things Internet of Food).
Insomma, un mondo. Un mondo in cui i tempi corrono, le distanze si accorciano e gli spazi si dilatano.
E grazie alle tecnologie digitali si può, ad esempio, superare una delle barriere storiche alla diffusione capillare del miglior cibo italiano nel mondo: la mancanza di una estesa rete di grande distribuzione organizzata all’estero – quello che il Gruppo Carrefour è per la Francia e i suoi prodotti:
Eataly è assai prezioso ma non basta
La difficoltà nel raggiungere nuovi mercati, geograficamente distanti e molto diversi sul terreno organizzativo, istituzionale e normativo, in assenza anche di adeguati strumenti di sostegno pubblico volti ad aumentare la capacità delle nostre imprese di fare rete accrescendo la competitività del Sistema Paese a livello globale, può trovare nel digitale un catalizzatore delle relazioni e un fattore di facilitazione degli scambi.
Costruire network per essere più competitivi
Diversamente che in altri ambiti dell’esperienza umana, nel business le dimensioni contano. Il tessuto produttivo del nostro Paese è caratterizzato da entità medio piccole, perciò la costruzione di network, cluster, distretti o altre forme di aggregazione e azione collettiva, risulta determinante per essere competitivi nell’arena internazionale realizzando economie di scala e scopo. Da più di cinque anni faccio scouting di startup hi-tech per il mercato. Ne ho viste centinaia – molte prematuramente defunte, alcune invero mai nate; parecchie di successo, negli ambiti più diversi, con focus su alcuni dei settori più rappresentativi del Made in Italy: agroalimentare ed enogastronomia in primis.
Seeds & Chips, pre- e pro-EXPO, chiama a raccolta un vivace caleidoscopio di idee innovative con forti radici in un’antica e solida tradizione culturale che associa nutrizione e salute a benessere e piacere, il leitmotiv dell’italiano che mangia, anche fuori dal Belpaese, di cui solo il sounding vale “purtroppo” 60 miliardi, circa il doppio dell’export.
È proprio il caso di dire: i tempi sono maturi per mostrare al mondo di che pasta siamo fatti!