La pizza batte la Perdonanza celestiniana e diventa candidata a patrimonio culturale dell’Unesco. Il principale simbolo del made in Italy (con cappuccino e spaghetti) vanta un settore da 10 miliardi (con 5 milioni di pizze mangiate al giorno…)
E’ la pizza napoletana, uno dei prodotti simbolo della cucina italiana nel mondo, a finire candidata nella Lista del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. A dare l’annuncio è stato lo stesso ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina arriva su Twitter: “Sara’ l’arte dei pizzaioli la candidatura italiana all’Unesco per il patrimonio immateriale madeInItaly”. Niente da fare quindi (per la seconda volta) per la Perdonanza celestiniana, la festa religiosa istituita nel 1294 da papa Celestino V che si tiene ogni anno all’Aquila. A far pendere l’ago della bilancia dalla parte della cultura gastronomica partenopea ha influito forse anche la massiccia campagna di mobilitazione delle associazioni di settore, che hanno raccolto oltre 850.000 firme di sostenitori e fan della pizza. L’ok finale spetta all’Unesco che ha sede a Parigi. Accanto alla dieta mediterranea (iscritta nel 2010) e allo zibibbo di Pantelleria (2014), la pizza sarebbe il settimo tesoro italiano a essere iscritto nella Lista del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Gli altri quattro sono l’Opera dei pupi (2008), il Canto a tenore (2008), l’Arte del violino a Cremona (2012) e le macchine a spalla per la processione (2013).
Un settore da 10 miliardi
La candidatura della pizza a patrimonio immateriale dell’umanità tutela un settore che vale 10 miliardi di euro ma soprattutto un simbolo dell’identità nazionale, spiega il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, “Con questo importante risultato abbiamo deciso una mobilitazione straordinaria nel week end per raccogliere le firme nei mercati di Campagna Amica lungo tutta la Penisola per raggiungere l’obiettivo di un milione di firme da presentare il 14 marzo a Parigi dove si incontrerà la Commissione internazionale per valutare l’ingresso nella Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. Sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli. Non è un caso che oggi il 39% degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia secondo un sondaggio del sito www.coldiretti.it e che la pizza sia la parola italiana più conosciuta all’estero con l’8%, seguita dal cappuccino (7%, dagli spaghetti (7%) e dall’espresso (6%), secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri.
5 milioni di pizze al giorno
Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di 1 miliardo e mezzo all’anno anche se i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Usa che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 kg per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 kg a testa. Una domanda che nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio da lavoro complessivamente ad oltre 150mila persone. L’arte dei pizzaioli napoletani sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale. Significativamente però – evidenzia Coldiretti – gli ultimi elementi, ad essere iscritti negli elenchi, dallo Zibibbo di Pantelleria alla Dieta Mediterranea, fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo, non a caso scelto come tema simbolo dell’Expo 2015. E non è un caso che proprio ad Expo il 25 giugno 2015 l’Italia ha conquistato il record mondiale ufficiale di lunghezza della pizza di 1595,45 metri che è stato iscritto al Guinness World Records.