In attesa di sapere cosa deciderà il governo sul futuro di Expo, si pensa già alla riapertura (nella primavera 2016) dell’Albero della vita e delle altre attrazioni principali italiane, che non saranno smantellate. Mentre Gualtieri lavora per far nascere a Milano una settimana del food
L’Albero della vita, l’opera in legno e acciaio realizzata in pochi mesi dagli imprenditori bresciani, non è stata solo una fantastica attrazione di questa Expo 2015, oramai è un fenomeno virale di portata mondiale. Il più ammirato, instagrammato e postato dai milioni di spettatori che in ogni sera hanno affollato il Cardo che lo ospita per assistere allo show di musica, luci e colori che affascina grandi e bambini.
«Due terzi dei visitatori del sito ha visto l’Albero – ha detto il suo ideatore e direttore artistico di padiglione Italia, Marco Balich – 14 milioni di persone, e con 250mila foto su Istagram e 1,8 milioni su Facebook, mentre l’hashtag #alberodellavita ha sorpassato quello dell’albero di Natale». Un successo mondiale, insomma, che già in tanti vogliono copiarci. Ha detto Balich: «Ci sono state numerose istanze dalla Cina, da Paesi del Golfo e in particolare da uno dei Paesi cosiddetti ‘stan’ (Kazakhstan, Uzbekistan, ecc…). Ci hanno chiesto delle copie, e noi commercializzeremo la creatività e il saper fare italiano. Ma l’originale e l’unico rimarrà qui a Expo».
Che fine farà l’Albero della vita dopo la chiusura di Expo, prevista per il prossimo 31 ottobre alla presenza del presidente della Repubblica Mattarella? Resterà lì, “congelato” fino alla prossima primavera 2016 con i padiglioni Italia e Zero.
Ma ci sono molte incognite e nodi da sciogliere, perché quello che è certo è che dalla chiusura dell’Esposizione universale l’intera area diventerà un immenso cantiere, e le preoccupazioni per la sicurezza sono quelle che continuano a tenere prudenti tutti sul destino dell’area, i cui lavori si protrarranno sino alla prossima primavera.
Renzi e dossier sul dopo Expo. Appuntamento al 10 novembre
Intanto a Palazzo Chigi si è insediata la cabina di regia voluta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e si valutano i diversi dossier sul futuro dell’opera arrivati sulla scrivania del premier, che ha annunciato la sua presenza a Milano il prossimo 10 novembre, giorno nel quale sarà annunciato ufficialmente il piano per il dopo Expo.
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E’ stato il commissario di Expo, Beppe Sala, ad annunciare le intenzioni sulla seconda vita di alcuni dei simboli dell’evento. «L’Albero della Vita rimarrà qui», ha detto alla stampa. «E’ molto più complesso smontarlo e rimontarlo da un’altra parte. L’idea non tiene. Inoltre è una tecnologia molto delicata e l’idea di spostarlo è molto ardita. Nei mesi di cantiere e di smantellamento del sito espositivo staremo attenti a tenerlo attivo e a fare manutenzione».
Sala: “Avrei voluto prolungare Expo, ma non posso”
«Expo sta andando così bene che anche io avrei voluto prolungarlo – ha detto Sala – ma le regole del Bie lo impediscono. Chiudiamo il 31 ottobre». L’Esposizione universale, quindi, chiuderà come da regolamento il 31 ottobre, ma il commissario ha annunciato che si lavorerà nei prossimi mesi per una eventuale riapertura al pubblico tra aprile e maggio 2016. «Troveremo il modo di farli vivere», ha assicurato.
Nel 2016 arriva la mini Expo
E’ entusiasta il CEO di Milano Cucina Marco Gualtieri: «L’annuncio di Sala – dice Gualtieri a Startupitalia – è straordinario perché 3 dei simboli più rappresentativi di questa Expo rimangono vivi». Abbiamo raggiunto telefonicamente il patron di Seeds&Chips per farci dare qualche dettaglio in più.
Il commissario di Expo vorrebbe riaprire le principali attrazioni tra meno di un anno, forse maggio. Cosa ne pensa?
«Penso che sia una notizia straordinaria per tutti quelli che hanno creduto in Expo e che vorrebbero rendere duraturo il rapporto di Milano con il cibo e la ricerca tecnologica e scientifica in campo agroalimentare. Noi peraltro stiamo già lavorando lanciare una piccola Expo di una settimana per il 2016».
Quindi lei pensa a una settimana del cibo, come quella della moda o il salone del mobile?
Esattamente, e sarebbe un ottimo modo per mantenere viva l’area espositiva in attesa di nuova destinazione».
Sul futuro dell’area espositiva si è detto e scritto tanto, dal progetto della Silicon Valley di Assolombarda, al campus universitario, al suo sogno della Food Valley. Troppa carne al fuoco?
«Qui non si tratta di realizzare il progetto di Gualtieri o di altri. Abbiamo un milione di metri quadri da gestire. Sono tantissimi e abbiamo poco tempo per non perdere una enorme chance di rilancio dell’opera. Dico a tutti: uniamo le forze, che c’è tanto da fare».
La sua idea di Food Valley sembra piaccia anche al segretario di Stato americano John Kerry, lo sa?
«Magari (sorride). Kerry ha detto che cibo e ambiente sono le due sfide più importanti dell’umanità, perché ci sono miliardi di persone interessate, e trilioni di investimenti per affrontare queste sfide».
La fase 2 di Expo è appena iniziata.
Aldo V. Pecora
Twitter: @aldopecora