A trent’anni dallo scandalo che travolse l’immagine del made in Italy è cambiato tutto: oggi il vino italiano (grazie ai controlli sulla qualità introdotti dopo quella vicenda) è salito sul tetto del mondo. Ecco come ha fatto
Sono passati trent’anni, da quello scandalo, il tempo di una rivoluzione (ormai stratificata) all’insegna dell’innovazione e della qualità. Perché sì, come avverte “Dal metanolo al primato del Made in Italy, i 30 anni che hanno rivoluzionato il vino italiano”, dossier di Coldiretti (elaborato con Symbola), il vino italiano ha fatto in tempo a salire sul tetto del mondo. Oggi, con 72.300 ettari di terreno coltivati da 10 mila aziende e 1.300 cantine, in Italia si trova il 22% dei vigneti mondiali coltivati con metodo biologico. E un po’ la leadership globale di oggi nasce proprio da lì.
Quel marzo (al metanolo) dell’86
Trenta anni fa, era il marzo 1986, in seguito alle segnalazioni di alcuni casi di avvelenamento registrati a Milano, la Procura fece luce su quello che sarebbe stato un clamoroso scandalo del settore alimentare: il vino al metanolo. Vittime, decine di intossicati, inchieste giudiziarie e l’immagine del Made in Italy alimentare drammaticamente compromessa in tutto il mondo. Ma, per paradosso, anche un nuovo inizio con la rivoluzione che ha portato il vino italiano alla conquista di storici primati a livello nazionale, comunitario ed internazionale. Il risultato è che oggi nel mondo 1 bottiglia di vino esportata su 5 è fatta in Italia che si classifica come il maggior esportatore mondiale di vino. Il 66% delle bottiglie di vino esportate dall’Italia sono Dog/Doc o Igt. In termini di fatturato il primo mercato del vino Made in Italy con il valore record delle esportazioni di 1,3 miliardi di euro sono diventati gli Usa che hanno sorpassato la Germania che rimane sotto il miliardo davanti al Regno Unito con oltre 700 milioni di Euro. Ma negli ultimi anni si sono aperti nuovi mercati prima inesistenti come quello della Cina dove le esportazioni di vino hanno superato gli 80 milioni di euro nel 2015. Negli Stati Uniti sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace pero’ molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella ed al Collio.
30 anni di evoluzione (e qualità)
Negli ultimi 30 anni la produzione italiana di vino si è ridotta del 38% passando dai 76,8 milioni di ettolitri agli attuali 47,4 milioni di ettolitri che hanno appunto però permesso la conquista del primato mondiale nella produzione davanti ai cugini francesi. All’indomani dello scandalo, tra i diversi provvedimenti a tutela della qualità e sicurezza, numerose le misure prese in materia di prevenzione e repressione delle sofisticazioni. Inoltre, sono stati aumentati i servizi di controllo. Il risultato è’ che il calo della produzione è stato accompagnato da una crescente attenzione alla qualità con il primato dell’Italia in Europa per numero di vini con indicazione geografica (73 DOCG, 332 DOC e 118 IGT). Se nell’1986 la quota di vini DOC e DOCG era pari al 10% della produzione, oggi è pari al 35%, e se si considerano anche i vini IGT, categoria nata dopo l’86, si arriva al 66%, in altre parole i 2/3 delle bottiglie.
Il grappolo alimenta 18 settori
Si stima che il vino offra durante l’anno opportunità di lavoro ad 1 milione e 250mila italiani tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi.Secondo Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori:
1) agricoltura
2) industria trasformazione
3) commercio/ristorazione
4) vetro per bicchieri e bottiglie
5) lavorazione del sughero per tappi
6) trasporti
7) assicurazioni/credito/finanza
8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri
9) vivaismo
10) imballaggi come etichette e cartoni
11) ricerca/formazione/divulgazione
12) enoturismo
13) cosmetica
14) benessere/salute con l’enoterapia
15) editoria
16) pubblicità
17) informatica
18) bioenergie
Non solo biologico
Non solo. Il boom nella produzione di vino biologico Made in Italy non è solo l’unico cambiamento che si è verificato nel trentennio, ma significative novità hanno riguardato anche il recupero dei vitigni autoctoni con il record di 1200 esemplari presenti in Italia e l’arrivo del QR code in etichetta per garantire la tracciabilità dal tralcio al bicchiere attraverso lo smartphone. Ma c’è anche la possibilità di verificare sul web il contrassegno presente sulle bottiglie per avere informazioni sul prodotto, oltre che per essere garantiti rispetto al rischio di imitazioni. Vanno ricordati anche i produttori di vino che hanno introdotto il sistema di lettura braille per non vedenti nelle etichette che, nel tempo, oltre a elemento di informazione sono diventate anche strumento di marketing anche con vere opere artistiche. Il vino è diventato anche strumento di solidarietà con un crescendo di esempi di come con il vino possa nascere lavoro “buono” per diversamente abili, detenuti e tossicodipendenti anche con il recupero dei terreni sottratti alla criminalità.
Bag in box e polvere d’oro
Dal 4 agosto 2008 è arrivata la possibilità di mettere in commercio i vini a denominazione di origine nel formato bag in box, gli appositi contenitori in cartone e polietilene dotati di rubinetto che consentono di spillare il vino senza far entrare aria, garantendone la conservazione. In questi anni sono stati anche introdotti per la prima volta i primi tappi di vetro al posto di quelli di sughero, è arrivato lo spumante Made in Italy con polvere d’oro, quello fatto invecchiare nel mare e la bottiglia di spumante con fondo piatto per aumentare la superficie che i lieviti hanno a disposizione per assolvere al meglio il loro compito. Ma negli ultimi trenta anni sono stati evidenti anche gli effetti dei cambiamenti climatici con la presenza della vite che si è spostata verso l’alto fino a quasi 1200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.