Parigi pensa al telelavoro obbligatorio per qualche giorno a settimana. Necessario per ridurre gli assembramenti
Ora che iniziamo a lasciarci alle spalle il clou della seconda – e si spera ultima – ondata di Covid, i governi stanno progettando il mondo post pandemico. E più vengono vagliate ipotesi più scopriamo che sarà davvero diverso rispetto a quello che abbiamo conosciuto fino al mese di marzo del 2020. In Francia, per esempio, per avere meno gente in strada e mezzi pubblici meno affollati, si sta studiando l‘obbligo di smart working almeno per 1-2 giorni ogni settimana da far valere a partire dal prossimo anno…
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Smart working per legge, cosa faranno in Francia
Insomma, un telelavoro obbligatorio per legge. Per qualche giorno ogni settimana si avrà l’obbligo di restare a casa. Secondo quanto riferito dal presidente del Medef, la Confindustria francese, Geoffroy Roux de Bézieux, governo e parti sociali hanno avviato una riflessione per rendere il telelavoro obbligatorio già dai primi mesi del 2021. Lunedì sera, il primo ministro, Jean Castex, «ci ha chiesto di riflettere ad una seconda fase di telelavoro per inizio anno che non sia 100% telelavoro come oggi ma che non sia nemmeno un ritorno allo stadio precedente». La soluzione, ha aggiunto, potrebbe essere del tipo «qualche giorno a settimana obbligatorio, ma non il 100%». De Bézieux ha precisato che un tale dispositivo normativo sarebbe applicabile «per qualche mese», per lasciarsi alle spalle gli strascichi di questa seconda ondata, ma potrebbe pure diventare la norma nel mondo post Covid.
Anche in Italia il futuro è smart
L’ultimo report dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano lascia intuire che anche in Italia, pure in assenza di una apposita previsione normativa, siamo ormai a una svolta. Il 97% delle grandi imprese ha usufruito del lavoro da remoto durante la fase più critica dell’emergenza, contro il 94% delle PA italiane e il 58% delle PMI. In totale, si tratta di 6,58 milioni di lavoratori, ovvero un terzo dei lavoratori dipendenti italiani. Un numero enorme, se comparato con i circa 570mila smart worker censiti nel 2019.
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Lungi dall’essere una parentesi legata all’emergenza, il lavoro agile costituirà una base fondamentale per le aziende di oggi e domani. Sebbene gli smart worker siano scesi a settembre a 5,06 milioni – suddivisi in 1,67 milioni nelle grandi imprese, 890mila nelle PMI e 1,18 milioni nella PA -, l’Osservatorio stima che al termine dell’emergenza saranno 5,35 milioni i lavoratori agili. La modalità sarà più equilibrata, tra presenza e remoto, rispetto a queste fasi di emergenza. Il 70% delle grandi imprese aumenterà le giornate di lavoro da remoto, portandole in media da uno a 2,7 giorni alla settimana, mentre la metà di esse modificherà gli spazi fisici. Progetti di potenziamento dello smart working sono previsti anche per il 48% della pubblica amministrazione. Aumenteranno le persone coinvolte nei progetti (72%) e, nel 47% dei casi, si lavorerà da remoto in media 1,4 giorni alla settimana, rispetto alla giornata media attuale.