Cosa significa oggi costruire un’impresa turistica innovativa, responsabile e inclusiva dal punto di vista di una donna? A questa domanda risponde Daniela Campora, vice presidente di AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile, che, insieme a Paola Fagioli e Manuela Bolchini, ha ideato il corso Gender Tourism Lab, pensato proprio per promuovere l’imprenditorialità delle donne nel turismo in un’ottica di inclusione, innovazione e sostenibilità.
Un turismo responsabile e inclusivo
AITR, a Milano, è oggi la più longeva associazione europea attiva che si occupa di turismo responsabile, con una visione che da oltre 25 anni, come sottolinea Daniela Campora, «è diventata sempre più lucida e consapevole». La riflessione sulla necessità di un turismo responsabile è iniziata dalla consapevolezza della presenza di un turismo potenzialmente dannoso, «predatorio». L’associazione fin dalla nascita ha sempre cercato di «relazionarsi con l’industria del viaggio per farlo diventare un motore di equità, accessibilità e inclusione». Se ai tempi questo costituiva una grossa sfida, ora sicuramente la situazione è migliorata e «tira un forte vento di sostenibilità». Secondo Daniela Campora, non si tratta di greenwashing ma è presente una «consapevolezza diffusa» tra gli operatori e le operatrici del settore, per rendere il turismo equo e sostenibile.
Importanza alla comunità
Daniela parla di «turismo responsabile», sottolineando l’importanza che l’associazione attribuisce alla giustizia sociale ed economica e alla comunità, «la vera protagonista dello sviluppo turistico del territorio». E se si parla di comunità non si può evitare di parlare di inclusione. «Cerchiamo di far diventare il turismo uno strumento di inclusione sociale e di supportare i turisti a comprendere il proprio valore quando interagiscono in un altro territorio».

Come si inserisce la visione di genere nella creazione di un’impresa turistica sostenibile? Daniela Campora, Paola Fagioli (Legambiente) e Manuela Bolchini (fondatrice di Equotube) hanno deciso di impegnarsi sul significato di donne imprenditrici e di donne che lavorano nel turismo responsabile sotto tutti i punti di vista: ambientale, economico e sociale. Daniela evidenzia che le donne sono molto attive nell’imprenditoria di turismo responsabile, ma al tempo stesso sottolinea: «Il fatto che si dica che le donne siano naturalmente portate e che siano allineate con i valori del turismo responsabile – perché attente verso l’altro e all’ambiente, legate ai valori culturali, brave a creare relazioni, con capacità legate alla cura ed empatiche, con un occhio sempre un pochino materno – è un concetto che racchiude elementi positivi ma che possono diventare stereotipi molto limitanti e che possono mettere in secondo piano la nostra capacità imprenditoriale e professionale: è necessario andare un po’ oltre».
Regista del cambiamento
Attraverso il corso Gender Tourism Lab, AITR – sotto la guida del presidente Maurizio Davolio – cerca di restituire alle donne che stanno cercando una nuova identità e riconoscimenti professionali e umani un ruolo che va potenziato, quello di «regista di cambiamento» ma anche di «designer di cambiamento»: donne capaci di innovare, di costruire una propria storia da narrare agli altri, che possano realizzare imprese turistiche che abbiano un valore olistico ma con «al centro le persone e la connessione delle persone con il territorio, con la comunità».
Promuovere gli aspetti etici e sociali
Quali strumenti possono essere utili per realizzare un’impresa turistica responsabile per tutti e tutte attraverso azioni pratiche e valorizzando l’empowerment femminile? Daniela Campora su questo aspetto è chiara, evidenziando il concetto di «intersezionalità», facendo «comprendere alle persone che ognuna ha la propria esperienza di diversità, con privilegi e discriminazioni». Il corso porta a una riflessione sugli elementi che caratterizzano o che vengono assegnati socialmente attraverso la quale le donne «possono veramente comprendere il potere che possono avere, la loro identità come persone». Gli strumenti pratici forniti vanno poi approfonditi e personalizzati per poi provare a costruire la propria impresa. Per citare qualche esempio, la «tela del business», revisione della tela di Penelope in chiave professionale, un business model nel quale sono integrati gli aspetti etici e sociali, portando a una riflessione su quali vantaggi etici e su quali costi potrebbe avere l’idea di impresa.«Soprattutto, si cerca di invitare le donne a inserire in questa tela una visione gender sensitive, facendo riflettere le nostre partecipanti a come inseriranno gli aspetti del gender all’interno della loro idea e sul concetto di rete».

L’empatia come strumento professionale
Altro strumento è la «mappa dell’empatia», per imparare a «comprendere con rispetto» l’esperienza altrui. «Anche l’empatia è uno strumento utilizzabile in termini professionali, che aiuta a comprendere chi è il tuo ospite, a costruire una relazione con l’ospite o di questo con il servizio e il luogo, portandolo ad apprezzare il territorio nella sua autenticità». È necessario però conoscere anche gli aspetti legati alle possibilità di finanziamento, alle certificazioni di sostenibilità, al turismo outgoing e al profilo di travel designer.
Protagoniste nello sviluppo del territorio
Vincere gli stereotipi relativi alle donne puntando sulla loro professionalità e capacità imprenditoriale, dunque. Daniela Campora sottolinea l’importanza di far comprendere a tutte le donne cosa significa costruire un’azienda sostenibile su tutti i fronti, incluso quello economico. Fattore non di poco conto, soprattutto per le donne straniere, che spesso possono avere valori culturali differenti dal contesto europeo.«Nel momento in cui abbiamo a che fare con le comunità locali, ci vuole un grande impegno affinché venga riconosciuto il sacro diritto delle donne di essere protagoniste nello sviluppo del loro territorio, sconfiggendo il fenomeno del leakage».
Fare rete
Fra gli obiettivi dell’associazione c’è anche quello di fare rete e creare una vera e propria comunità, «uno scambio continuo tra tutte le donne che hanno frequentato il corso». Del resto, creare rete è il primo passo per qualsiasi idea sostenibile.