Brent Jones ha tutta la nostra stima
Ci piace scovare le storie di stacanovismo, perché trasmettono al lettore quanto la passione, spesso, non tenga conto dell’ora. Brent Jones di giorno fa il data analyst, di notte sviluppa videogiochi e questa è la sua bio ripresa alla lettera da Twitter. Profili simili già ne abbiamo raccontati su StartupItalia, con ad esempio l’intervista alla game designer Fortuna Imperatore (qui è disponibile l’intervista che le ha fatto il nostro Carlo Terzano). Ma torniamo a Jones: con la moglie ha viaggiato il mondo ancor prima che la cosiddetta nuova normalità ci facesse scoprire il significato di nomadi digitali. Dice che il Giappone è il suo posto preferito. Ma chissà in che luogo ha prodotto il suo primo videogioco: Haustoria, che abbiamo provato su Nintendo Switch, è un platform senza pretese, ma con una storia da raccontare e un bambino protagonista.
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Nella magia di questo mondo, con ostacoli e oggetti che si muovono da soli, abbiamo la possibilità di sfruttare le circostanze a nostro vantaggio. Per esempio conficcando una puntina nell’istante esatto in cui un ostacolo si innalza, aprendoci la strada per continuare il viaggio. Le situazioni di gioco sono il più delle volte strane, oniriche e senza senso. Questo è senz’altro il punto più originale di Haustoria. Leve, pulsanti e altri meccanismi saranno fondamentali per riuscire in un’impresa tutt’altro che rilassante.
Come in un libro illustrato il gamer sfoglia le pagine di Haustoria, scoprendo cosa è successo e cosa è chiamato a compiere questo timido e coraggioso fanciullo. Dal momento che il progetto è squisitamente indie, messo in piedi grazie alla fantasia e alle capacità di un singolo, non è certo compito nostro puntare il dito sui possibili difetti di un videogioco che, evidentemente, è artigianale. Vi suggeriamo dunque di scoprirlo al prezzo di un libro che merita di essere letto.
