A Roma, una mostra sta chiudendo un gap narrativo sui primi anni del cinema italiano, anni in cui le donne lavoravano da pioniere e protagoniste, in ruoli attoriali e imprenditoriali, proponendo – alcune – persino un cinema fatto di figure femminili anticonformiste e decisamente in anticipo sui tempi.
Dunque non solo attrici, le professioniste del cinema muto erano snodi cruciali nella filiera produttiva cinematografica, intrecciando senza alcuna timidezza i piani della scrittura e quelli della produzione, della regia e della distribuzione, del costume e del montaggio.
Finite nell’ombra o del tutto dimenticate dalla narrativa cinematografica ufficiale dopo la rivoluzione epocale del cinema sonoro, vengono oggi riscoperte attraverso la mostra inVisibili. Le Pioniere del Cinema, ospitata all’Istituto Centrale per la Grafica di Roma. La mostra, che resterà aperta fino al 28 settembre, fa conoscere o rivalutare al pubblico 30 pioniere in un percorso espositivo in 30 tappe e attraverso pellicole, sceneggiature, fotografie, bozzetti e documenti d’archivio finora anche inediti, che coprono il tempo dal primo cinema muto agli anni Quaranta.

Elvira Notari e non solo
Oltre alla grandissima Elvira Notari, prima donna regista del cinema italiano, la prima anche a fondare, insieme al marito Nicola Notari, una vera casa di produzione tra Napoli e New York – mise la sua firma su film che proponevano donne fatali, spesso oscure, certo non in linea con i canoni del tempo, al punto che combattè a lungo con la censura -, altre donne segnarono attraverso il loro valore le origini del cinema. Ecco le attrici star del muto Francesca Bertini, Adriana Costamagna, Maria Roasio, Paola Pezzaglia, Lea Giunchi, che fu anche una delle prime donne comiche del cinema, e Maria Jacobini che, dopo essere stata una diva del muto, diversamente da molte colleghe seppe adattarsi al dilagante cinema parlato, diventando una caratterista.
Come Elvira Notari, molte delle pioniere riportate alla ribalta nella mostra romana furono figure decisamente poliedriche, vedi Elettra Raggio, che debutta, giovanissima, come attrice ma in un lampo è lì a dirigere, per poi fondare la sua casa di produzione, sfidando la tutela maritale che impediva a una donna di fondare un’impresa. O, ancora, Giulia Rizzotto Cassini, eclettica attrice siciliana, anche traduttrice, soggettista e persino maestra in scuole per l’infanzia, che fonda due scuole di recitazione e, alla fine degli anni Venti, si trasferisce in Argentina, dove continua a insegnare a chiunque aspirasse a una carriera nel cinema. Ecco, poi, Esterina Zuccarone: poiché a 12 anni è già una brava sarta, a 14 viene assunta in una casa di produzione per tagliare e rimontare pezzi di pellicola e poco dopo è già a capo di una squadra di uomini. Maestra riconosciuta della moviola, negli anni Cinquanta diventerà responsabile di CineFiat, dove seguirà i documentari industriali e pubblicitari del colosso dell’auto Torinese.

Foto mostra di A. Sbaffi e E. A. Minerva – Ministero della Cultura
Un ruolo non marginale
La mostra, che è promossa dal Ministero della Cultura e organizzata e realizzata da Archivio Luce Cinecittà, sfata la convinzione diffusa che le donne abbiano avuto una parte marginale nella genesi del cinema. «Due anni fa leggevo delle sceneggiature depositate in America nel periodo del muto, tra il 1911 e il 1925. E metà erano di donne. Per cui mi sono chiesta: possibile che in Italia ci sia Elvira Notari e poche altre?», commenta Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla Cultura. «Allora è iniziata la ricerca. Noi qui esponiamo 30 profili, in realtà le donne protagoniste delle origini del cinema sono molte di più. Spiace molto che nel tempo siano state dimenticate figure che in quel momento erano al centro dell’attenzione, e non parliamo solo di attrici. Alcune, magari, sono nate come attrici, ma poi sono diventate registe, montatrici, sceneggiatrici. Nella mostra, abbiamo una pioniera dell’animazione, piuttosto che una cineasta che promuoveva film acquistando pagine sui giornali e li noleggiava. Purtroppo, ora di alcune di loro non troviamo le pellicole o non abbiamo che una manciata di foto». A proposito della memoria andata perduta, la mostra sulle pioniere del cinema è, comunque, una rappresentazione plastica di quanto possono fare gli archivi – il progetto è frutto di una collaborazione tra ben 20 archivi, privati e pubblici – per raccontare storie di ieri che possono illuminare il presente. «Questa mostra sana un falso storico, quello per cui le donne non sono state protagoniste di campi creativi e produttivi. Le loro storie dovrebbero essere inserite nei libri di testo, per crescere generazioni finalmente consapevoli del contributo femminile».