Da Mousetrap Games un titolo del genere tower defense
Il vostro palinsesto autunnale, soprattutto a ridosso di Halloween, ha senz’altro in programmazione la centesima replica dei capolavori di Tim Burton. Se amate le atmosfere grottesche, che trattano la morte e il lato oscuro in maniera spaventosamente ironica, allora vi apparecchiamo le prossime serate buie con un titolo indie che vi farà scendere nel buio della cantina, per rompere barattoli e contenitori di ogni tipo e risvegliare i mostri che vi dormivano. JARS, sviluppato dalla software house indie polacca Mousetrap Games, è un videogioco ideale per la stagione fredda e nebbiosa in arrivo. Lo abbiamo testato su Nintendo Switch.
Quel che colpisce fin da subito di JARS è la cura grafica che gli sviluppatori hanno adoperato per partorire un’ambientazione davvero originale. Con tonalità spente, tendenti al grigio o a colori che appassiscono, il giocatore inizia a sfogliare la storia di un tenero bambino: dopo un incipit terribile, in cui scopriamo che il destino del mondo è tutto sullo sue spalle, inizia il gameplay in livelli a schermata fissa. Il genere è quello del tower defense, ovvero dobbiamo difendere la nostra posizione dagli attacchi dei mostri. Le situazioni di gioco si sviluppano sugli scaffali della cantina: qui l’obiettivo del pargolo è fare in modo che il nostro Sarcofago sopravviva all’attacco di ratti e altre creature demoniache.
Leggi anche: Recensione di Orcs Must Die! 3, questa sì che è legittima difesa
Rompendo alcuni barattoli di vetro si possono collezionare risorse come puntine o colla, da sferrare contro i nemici appena in tempo prima che inizino a smangiucchiare o rovinare il Sarcofago. Semplice, anche se a tratti ripetitivo, JARS si comporta comunque egregiamente anche grazie a un comparto audio in linea con un’avventura infantile che nessuno di noi sarebbe stato in grado di affrontare da piccolo. Per nulla punitivo, dopo un game over il videogioco ci fa ricominciare dall’ultimo livello raggiunto in una discesa agli inferi sempre più paurosa. Perché, diciamocelo, anche da grandi non è piacevole scendere in cantina da soli…
