Il progetto di Alessandro Ambrosio e Gianluca Manitto è tra i 5 selezionati per Foundamenta#3, il programma di accelerazione per startup a impatto sociale
Una piattaforma digitale per servizi di fisioterapia e osteopatia a domicilio? Voi ci avevate pensato? No. E allora ci hanno messo mano i ragazzi di EpiCura. Alessandro Picatto, Alessandro Ambrosio, Gianluca Manitto e Guido Nebiolo sono nel team che ha sviluppato una piattaforma digitale che mette in comunicazione fisioterapisti e osteopati con pazienti che necessitano di ricevere trattamenti a domicilio. Il progetto è nato a ottobre 2016, ma è già tra le 5 startup di Foundamenta#3, il programma di accelerazione di SocialFare per startup a impatto sociale: 12 settimane full-time, accomodation gratuita a Torino per le startup selezionate, e accesso a un programma di accelerazione di 40K a startup (erogati in servizi offerti alle imprese). Foundamenta#3 è un programma di accelerazione partecipato da partner nazionali ed internazionali, mentor e advisor, in collaborazione con il primo fondo di social venture italiano, Oltre Venture, che si è impegnato a mettere a disposizione 400K come startup investment da allocare nelle migliori startup partecipanti ai programmi di accelerazione di SocialFare. Ma torniamo ad EpiCura. A mettere in fila le linee del progetto, a fare il punto sulle prime settimane di accelerazione e anche a dare uno sguardo al futuro è Alessandro Ambrosio. A partire dal nome della startup che inizialmente si è presentata come AroundCare.
Alessandro di cosa si occupa la vostra startup?
«EpiCura è una piattaforma digitale che mette in comunicazione fisioterapisti e osteopati con pazienti che necessitano di ricevere trattamenti a domicilio. I pazienti ricevono il trattamento a casa o in ufficio all’orario che preferiscono, potendo contare su tempistiche di erogazione del servizio molto brevi (in media 24 ore) e senza più perdere tempo per gli spostamenti o chiedere aiuto a terzi per essere accompagnati. I professionisti possono invece trovare più pazienti, in autonomia da centri specializzati e studi privati. La “combinazione” tra domicilio e tempestività è quello che sta facendo la differenza: il sistema sanitario nazionale ha liste di attesa di mesi e gli studi privati, che tra gli altri servizi propongono anche il domicilio, non sono comunque ben strutturati per erogarlo tempestivamente».
In pochi mesi di attività avete già cambiato nome.
«Uno dei primi punti affrontati con il team di advisor di SocialFare è stata l’efficacia del nome scelto inizialmente. Riferendoci ad un mercato prettamente italiano (per ora) e avendo costruito un servizio che, per buona parte, viene utilizzato da clienti over 65, ci siamo resi conto che un nome inglese come AroundCare, composto da due parole la cui unione risultava piuttosto cacofonica, poteva comportare delle difficoltà. Siamo consapevoli dell’importanza di creare un brand, specialmente nel settore sanitario dove è fondamentale costruire un rapporto di fiducia con i pazienti. Per questo motivo abbiamo cercato un nome fluido, facile da ricordare, da pronunciare e che ricordasse, almeno in parte, il nostro campo d’azione. EpiCura ci è piaciuto fin da subito: Epíkouros in greco significa “alleato, soccorritore” e la parte finale ricorda proprio ciò che facciamo: prenderci cura delle persone che ci scelgono. E perché no, in modo piuttosto “Epi-co”».
Come è nata l’idea?
«L’intuizione è stata di Alessandro Picatto, massofisioterapista e industry advisor del progetto. Lavorando nel settore ha individuato la crescente richiesta di trattamenti domiciliari da parte dei pazienti e, parallelamente, il grande numero di professionisti impiegati part time o scontenti delle condizioni lavorative proposte dai centri. Alessandro ha così deciso di parlarne con Gianluca che, innamoratosi del progetto, mi ha subito coinvolto e ha cominciato il percorso di sviluppo».
Come si differenzia una startup a impatto sociale dalle altre startup?
«Lo sviluppo strategico e la struttura interna sono la stessa di una qualsiasi altra startup. La differenza è che operano in settori specifici cui la legge riconosce particolare valore sociale: assistenza sociale e sanitaria; educazione, istruzione e formazione; tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; valorizzazione del patrimonio culturale; turismo sociale; formazione universitaria e post universitaria; ricerca ed erogazione di servizi culturali; formazione extrascolastica per contrastare la dispersione; servizi strumentali alle imprese sociali».
Parliamo del team
«Il team è sicuramente il nostro punto di forza. E’ composto da me, Alessandro Ambrosio, che sono cofounder e ceo. Gianluca Manitto, cofounder e coo, 26 anni, si occupa di strategia, marketing e comunicazione. Guido Nebiolo, cto, 25 anni, ingegnere informatico full stack e tutor accademico. Programmatore e software architect certificato AWS e Oracle».
Come si è sviluppata la startup?
«Abbiamo iniziato a lavorarci a ottobre 2016 e, a dicembre, siamo stati selezionati da BioUpper tra le 20 migliori startup italiane nel campo delle scienze della vita. Il progetto era giovane e giustamente non abbiamo passato la seconda selezione. La training week alla quale abbiamo partecipato ci ha però dato un grosso aiuto che abbiamo messo in pratica nei mesi successivi. A marzo 2017, dopo un’ulteriore e più approfondita validazione del modello, abbiamo costruito e lanciato il nostro MVP e ad aprile siamo stati scelti da SocialFare tra i 5 migliori progetti italiani a impatto sociale».
Come si sostiene la startup e quanto fattura?
«Attualmente stiamo investendo i nostri fondi e possediamo ancora il 100% delle quote societarie. Da aprile siamo accelerati da SocialFare che, al termine del percorso di tre mesi, ci permetterà di presentare il progetto agli investitori con l’obiettivo di raccogliere un primo round di finanziamento. Stiamo inoltre pensando di realizzare una campagna di crowdfunding».
Rapporti con le grandi aziende e partnership
«Stiamo stringendo partnership con società sportive e associazioni che si occupano di terza età. Al momento la partnership più importante è quella con l’Uni3, l’università della terza età piemontese. Per quanto riguarda il lato business development collaboriamo a stretto contatto con SIT Polito, un associazione universitaria che supporta startup a scopo sociale interna al Politecnico di Torino che ci sta aiutando a sviluppare un progetto di Welfare che proporremo alle aziende.
Cosa vi aspettate da questo programma di accelerazione?
«Il programma è iniziato da circa due settimane e siamo contentissimi di come stiamo lavorando. Il ritmo di lavoro è serrato, le attività proposte sono molto valide e le competenze del team che ci sta seguendo sono eccezionali. L’obiettivo è terminare il programma con una struttura societaria solida e un modello di business sostenibile. Siamo fiduciosi che questo ci permetterà di accedere a un primo round di finanziamento».
I prossimi passi
«Torino è il nostro banco di prova, per cui primo obiettivo è sicuramente consolidare la nostra presenza qui e terminare la fase di test. Entro giugno, inoltre, inizieremo a proporre il servizio a Milano, capitale italiana per le startup digitali e mercato fondamentale per un business come il nostro».