Di carne sintetica si parla dal 1930. Nel 2013 è stato presentato il primo hamburger artificiale e oggi diverse startup cercano una soluzione per una carne più sostenibile, eticamente e ambientalmente
Cresciuto in India da madre insegnante e padre veterinario, Uma Valeti fu scosso da alcune scene a cui assistette nella propria infanzia, durante il compleanno di un vicino di casa. Era solo un bambino quando vide con i propri occhi la macellazione di una capra, una scena che ebbe un impatto sulle sue successive scelte di vita.
Rimasto carnivoro per oltre un decennio, nel tempo sviluppò una forte sensibilità e una particolare attenzione verso le contaminazioni che il cibo può subire durante i processi di macellazione. Nel 2016, Valeti ha fondato la startup Memphis Meats, in collaborazione con Eric Schulze, un biologo molecolare che aveva appena concluso un’importante esperienza professionale come membro della Food and Drug Administration. L’idea di una carne senza animali non è nuova, anche se l’innovazione proposta dalla startup in cui hanno investito Bill Gates e Richard Branson ha abbattuto le frontiere di quello che si era immaginato sino a oggi.
In un saggio datato 1932 su alcuni trend futuri, Winston Churchill scrisse: “Dovremo sfuggire all’assurdità di far crescere un pollo intero per mangiarne il seno o l’ala, coltivando queste parti separatamente con un mezzo adatto”. Sono passati quattro anni da quando Mark Post, direttore dipartimento di fisiologia dell’Università di Maastricht, ha presentato al mondo il primo hamburger artificiale, costato 250.000 dollari, finanziati dal co-fondatore di Google Sergey Brin. Erano principalmente i costi a rendere difficile la produzione di carne sintetica: nel 2013 si parlava di 1,2 milioni di dollari per mezzo chilo di carne di manzo sintetica. Benché la spesa sia nettamente calata in quattro anni, essa rimane molto alta. In un articolo datato 2015, Jean-François Hocquette del French National Institute for Agricultural Research espresse il proprio scetticismo circa il fatto che il costo della carne sintetica potesse essere abbattuto in tempi brevi. Questo a causa della materia prima che serve per crearla: il siero, una parte del sangue dei feti delle mucche incinte.
Se il siero viene aggiunto in colture artificiali alle cellule di un animale, permette a queste di riprodursi. Il siero è però un prodotto secondario dell’industria della carne, che si ottiene durante la macellazione delle mucche gravide. I ricercatori di un’altra startup americana, Hampton Creek stanno cercando di utilizzare sostanze ottenute dalle piante per spingere le cellule a riprodursi, ma per ora non hanno avuto successo. Post era convinto che questo problema sarebbe stato presto superato, ma a oggi non sembrano esserci soluzioni adeguate. Per poter rivoluzionare completamente le tecniche di macellazione che avevano così profondamente segnato l’infanzia di Valeti, questo sembra però essere un punto fondamentale.
E mentre gli scienziati non sempre concordano sull’impatto ambientale positivo della carne in provetta (alcune ricerche sostengono che le tecnologie richieste utilizzeranno molta energia, altre dicono il contrario), uno degli aspetti fondamentali da considerare sarà l’atteggiamento del pubblico che, stando ad alcuni studi, non pare essere ancora pronto per questo passo.