È l’anno d’oro di Lisbona. Oltre al Web Summit, la città portoghese ha un nuovo museo che fonde insieme arte, architettura e tecnologia. Un progetto innovativo, sul fiume Tago, che unisce un’area recuperata e il centro della Città. Con grande rispetto per la tradizione e coinvolgendo i visitatori a muoversi in tutti gli spazi. Compreso il tetto.
In questi giorni Lisbona è al centro delle attenzioni di tutti quelli che gravitano nel mondo startup. Ma la parola innovazione non si identifica solamente con il Web Summit e i suoi protagonisti. Sono diversi i progetti che, solo nel 2016, hanno preso vita per cambiare radicalmente il volto della città portoghese. Tra questi c’è sicuramente il MAAT, Museo di Arte, Architettura e Tecnologia. È stato inaugurato nei primi giorni di ottobre, in uno spazio di 7mila metri quadri affacciato sul fiume Tago. Un simbolo di crescita e sviluppo con il recupero di un quartiere importante, quello di Belém.
Visitare tutti gli spazi (compreso il tetto)
Il lavoro è stato finanziato da EDP (Energia de Portugal), una fondazione dedicata allo studio e alla divulgazione di temi relativi all’energia sostenibile e all’ambiente. È costato circa 20 milioni di dollari ed è stato affidato allo studio britannico AL_A, diretto da Amanda Levete, e agli architetti portoghesi Aires Mateus e Associados : «Per realizzarlo abbiamo tratto ispirazione dal contesto del sito, creando un legame allo stesso tempo concreto e concettuale tra il Tago e il cuore di Lisbona». Sono le onde ad avere avuto un ruolo chiave nella costruzione. Un elemento che, nel suo ideale scorrere, rappresenterebbe l’unione tra l’ambiente urbano e quello naturale. Un tetto ondulato per far sì che le persone vivano integralmente ogni parte museo: «Tutti gli spazi verranno percorsi e occupati dai visitatori: cammineranno sopra, sotto e attraverso l’edificio». Il progetto, infine, comprende anche l’antica centrale elettrica di Tejo, riconvertita a seconda vita.
Sarà anche possibile osservare Lisbona dal tetto, che diventa una sala all’aperto capace di ospitare installazioni o incontri. Ma non solo. La parte della coperturache ripara l’ingresso è stata realizzata per riflettere i movimenti del Tago sulle superfici dei pavimenti. Se il livello del fiume dovesse salire alcuni passaggi che portano alla riva verrebbero sommersi creando un luogo permeabile e ancora più spettacolare. Una fusione totale con le acque. La facciata del museo è costituita da circa 15mila piastrelle tridimensionali che catturano e diffondono i riflessi della luce e dell’acqua del Tago. Le stesse piastrelle che compongono la pavimentazione storica di Lisbona e simboleggiano la grande tradizione della ceramica del Portogallo.
40 milioni da investire ogni anno nell’arte
La cura del MAAT è nelle mani di Pedro Gadanho, figura eminente dell’arte e dell’architettura lusitana. Uno dei più importanti professionisti in ambito internazionale e che in passato ha avuto l’onore di ricoprire il ruolo di curatore del dipartimento di Architettura e design del Moma di New York: «L’obiettivo è l’investimento nella scienza e nelle arti. Abbiamo a disposizione 40 milioni di euro di budget. Ogni anno. Una cifra che mi rende particolarmente orgoglioso e che useremo per variare l’offerta». La prima mostra ospitata è stata un’imponente opera sito-specifica dell’artista francese Dominique Gonzalez-Foerster. Una sorta di parco giochi del futuro, costruito da ipotetici abitanti dello spazio giunti a studiare il comportamento umano.
Nel marzo del 2017 ci sarà spazio per una mostra ancora più ambiziosa, descritta così da Gadanho: «Gli artisti da sempre si sono rivelati dei profeti nel rivelare, con grande anticipo, le trasformazioni in corso nella nostra società. Soprattutto attraverso gli strumenti dell’utopia e della distopia. Per questo riuniremo le opere di ben 60 diversi artisti ed architetti internazionali che, con il loro lavoro si sono confrontati con un tema difficile ma sempre attuale: cosa sarà dell’Uomo nel prossimo futuro»
Un’ultima appendice nel progetto
«In tempo per quest’ultima mostra – dice Amanda Levete – verrà ultimato anche il ponte pedonale che, oltrepassando i binari della vicina ferrovia, collegherà la terrazza panoramica del museo con Lisbona. Il nostro museo, infatti, nasce non solo con l’idea di dare ai cittadini un nuovo spazio espositivo, ma anche per restituire loro il quartiere di Belem e l’accesso al fiume Tago, da decenni escluso dalla presenza dei binari». A Lisbona, dunque, c’è voglia di guardare al futuro. Con il Web Summit, ma non solo.