Arte. Sui muri, sulla pelle, digitale. La storia di Virginia Verona, street artist e tatuatrice di Cesena, è un esempio di volontà e sperimentazione. La voglia di esprimersi e creare è un fatto di famiglia, racconta al giornalista Felice Florio, in occasione della puntata di illimitHER a lei dedicata. “Mio padre è architetto, suo fratello un grafico e sua sorella una designer di interni. Grazie ai miei genitori mi sono avvicinata a questo mondo, che poi ho conosciuto e approfondito attraverso gli studi”. Dopo il Liceo Artistico a indirizzo pittorico a Ravenna, si trasferisce a Urbino, per frequentare l’Accademia delle Belle Arti, con specializzazione nelle nuove tecnologie, dal visual, ai videogame, fino al motion design.
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Virginia Verona, i dipinti dalla carta al muro e l’arte del tatuaggio
Non esiste un percorso di studio specifico per la street art, sottolinea Virginia Verona. “Al liceo avevamo modo di sperimentare la pittura in tutte le sue forme. Realizzavo dei bozzetti per studiare su carta quello che poi avrei voluto dipingere sui muri, ma fino a cinque anni fa non mi sono dedicata così tanto a questa forma d’arte. Nonostante questo, il mio lavoro principale, che mi permette di sostentarmi a livello economico, è e resta quello di tatuatrice“. Passare dal mondo della grafica a quello del tatuaggio non è però un passo scontato. “Disegnando alcuni design per degli amici, mi sono pian piano avvicinata a questo nuovo mondo, formandomi e completando l’apprendistato nello studio in cui lavoro ancora oggi”.
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L’app per gli street artist e la caducità dell’opera di strada
Vento, pioggia, neve. L’arte di strada è quanto di meno fisso possa esserci: un primo artista la crea, infiniti altri, ossia gli elementi della natura, inevitabilmente la modificano. “Si tratta di un’installazione, mutabile del tempo. Non a caso”, sottolinea Verona, “esiste un’applicazione attraverso cui gli street artist possono verificare gli spazi disponibili in varie città europee per dipingere, in accordo con le amministrazioni comunali. In sostanza, se realizzo un’opera, è possibile che qualche giorno dopo un collega decida di coprirla. È un aspetto molto interessante, un progetto in continua evoluzione”.
Fa tutto parte del processo creativo dei writer, un insieme di momenti che, racconta la protagonista dell’episodio di illimitHER, “inizia con un sopralluogo nel posto in cui disegnerò l’opera. Tramite iPad, riesco a lavorare sulla foto del muro, così da poter avere un’idea realistica degli spazi e ricercare le immagini e gli elementi da inserire nel contesto in questione. La scelta dei colori, perlopiù acrilici, arriva in un secondo momento, mediante diverse prove tecniche”.
Il murales di Virginia Verona all’Albergo Etico Cesenatico per fondazione illimity
Con il supporto di fondazione illimity, nata per creare valore attraverso la rigenerazione economica e sociale degli immobili, Virginia Verona ha recentemente completato un murales su una delle pareti dell’Albergo Etico Cesenatico. “Uno degli scopi della Street Art è rendere di nuovo bello un luogo in decadimento, far cadere l’occhio su qualcosa di piacevole, senza dover per forza obbligare il pubblico a trovare un messaggio all’opera”.
La riqualificazione dello spazio ha visto la collaborazione di Virginia Verona e gli studenti dell’istituto superiore Leonardo Da Vinci di Cesenatico. “Nel corso di alcuni incontri, è stato chiesto alle ragazze e ai ragazzi della scuola quale fosse per loro il significato della parola inclusione. In base alle risposte e argomentazioni, ho cercato di tradurre queste definizioni in immagini”, racconta l’artista. “Ho quindi presentato loro tre bozze, una delle quali è stata scelta dagli studenti per essere rappresentata sul muro. La nostra visione di inclusione sta nella capacità di tante piccole parti di creare qualcosa di grande, un unico”. Trattandosi di un hotel vicino al mare, l’omaggio è stato un passaggio quasi dovuto. “Ho deciso di dipingere quattro grandi pesci, formati a loro volta da tanti pesciolini più piccoli”.
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È un cerchio che si chiude, spiega Virginia. “La Street Art nasce proprio nel segno dell’inclusione, reale e universale, per consentire a tutti di vedere il bello. Accedere alle gallerie d’arte era molto dispendioso non soltanto per il pubblico, ma anche per l’artista stesso, obbligato a trovare uno sponsor che gli garantisse la disponibilità necessaria. L’arte di strada, invece, non fa distinzioni di alcun genere, tanto meno economiche”.