Grazie alla stampa 3D, i rifiuti alimentari diventano pezzi di design riutilizzabili all’interno delle aziende stesse che producono gli scarti
Bucce d’arancia che diventano sgabelli; vecchi contatori inutilizzati trasformati in lampade. Krill Design, startup registrata come società lo scorso anno, propone un modello di economia 100% circolare sulla base di scarti alimentari. Grazie alla stampa 3D, questa realtà riesce a trasformare rifiuti prodotti dalle aziende come i fondi del caffè, semi, noccioli e gusci della frutta, in nuovi oggetti di design, mantenendo inalterate alcune proprietà degli scarti stessi (quali, ad esempio, l’aroma e il colore).
Una seconda vita che genera valore aggiunto e può essere sfruttata all’interno delle stesse aziende che hanno prodotto lo scarto. Krill Design lavora sia con grandi multinazionali come Autogrill ed Enel, che per piccole attività di bar e ristorazione nei quartieri milanesi di Bovisa, Dergano e Villapizzone.
L’idea: come nasce e come funziona
“Krill Design prende vita da una ricerca volta all’individuazione di un processo che sviluppi prodotti a impatto zero sull’ambiente, sia per quanto riguarda i materiali utilizzati che per la supply chain e la logistica – spiega Ivan Calimani, CEO della startup – Con il team, abbiamo creato un network di stampanti 3D grazie al quale è possibile produrre l’oggetto, su richiesta, vicino al cliente finale, tagliando i costi di trasporto, dazi, dogane e magazzino“.
L’azienda può richiedere il prodotto sia sul sito stesso di Krill Design che tramite i rivenditori di fiducia della startup.
“Utilizziamo certi tipi di scarti alimentari, omogenei, che possono essere convertiti in biopolimeri, come fondi del caffè, semi, noccioli e gusci della frutta ad esempio di arance, pomodori, ananas. Dopo avere completato la stampa 3D, gli scarti diventano veri e propri oggetti di design impiegabili all’interno delle stesse aziende mantenendo inalterate alcune proprietà come il colore e l’aroma. Testiamo e progettiamo la durabilità del materiale nel nostro laboratorio anche se, a grandi linee, possiamo affermare che le bioplastiche impiegate in ambienti domestici durano a lungo. Per trasformare gli scarti ci affidiamo spesso ad aziende esterne, anche se vantiamo pure una nostra capacità produttiva. Il processo di biodegradabilità, invece, avviene all’interno di impianti di compostaggio”, racconta il CEO.
I progetti con grandi e piccole aziende
“Abbiamo in essere un progetto con Autogrill, nel quale recuperiamo le bucce d’arancia per realizzare degli sgabelli che la stessa azienda può reimpiegare nelle sue sedi, producendo un virtuoso modello di economia circolare – racconta Ivan – Con Enel, invece, ci occupiamo di convertire la plastica dei contatori dismessi in lampade, di cui la stessa Enel potrà usufruire all’interno dei propri uffici. Grazie a questa collaborazione, proprio dalle plastiche dei contatori è nata un’installazione artistica dedicata ai 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci. Una reinterpretazione dell’icosaedro di Leonardo che è stata esposta, dal 3 al 15 dicembre 2019, al MUDEC di Milano, nell’ambito della mostra “Connessioni”, e che è visibile, in via permanente, al Museo della Scienza e della Tecnologia“.
Non solo grandi multinazionali ma anche piccole attività sono interessate alla realtà di Krill Design. “Stiamo portando avanti dei progetti nei quartieri milanesi di Bovisa, Dergano e Villapizzone, in seguito alla vittoria del concorso FabriQ Quarto 2019, promosso dal Comune di Milano, a sostegno delle startup che lavorano per l’innovazione a impatto sociale nei quartieri periferici”, afferma il CEO.
“Abbiamo partecipato al concorso con un progetto che si propone di trasformare i fondi di caffè impiegati da bar e attività di ristorazione nei quartieri Bovisa, Dergano e Villapizzone in bioplastica, la quale, grazie alla stampa 3D, assumerà la forma di oggetti di design (lampade, sgabelli e gadget di vario genere) che le stesse attività potranno reimpiegare nei propri locali – racconta Ivan – Nella produzione coinvolgeremo anche gli studenti del Politecnico di Milano del corso di Design“.
Krill Design, per il momento, è un tipo di mercato B2B che guarda anche al B2C. “Il nostro obiettivo è quello di cercare di coinvolgere più aziende possibili in questo processo di economia circolare che crea valore aggiunto, oltre a sensibilizzare anche le imprese che non producono scarti a servirsi dei nostri materiali”.
Krill Design riesce a realizzare oggetti di diverso tipo, anche case per PC portatili. “Offriamo un servizio tailor made sulla base delle singole esigenze, accompagnando le aziende in ogni fase del processo, dal progetto al prodotto. Questo ci permette di creare il maggior valore possibile e rispondere alle esigenze di sostenibilità, funzionalità, e visibilità dei clienti”, afferma Ivan.
Il team
Tra i riconoscimenti che questa startup ha ottenuto ci sono il Premio speciale Unicredit Gaetano Marzotto 2019 e “Repower per l’Innovazione” 2018; il concorso europeo “C-voucher”, che ha premiato i migliori progetti di economia circolare in ambito agrifood e “Home Revolution Prize 2018″, oltre a essere risultata tra le finaliste della ING Challenge “Everyday Green”.
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Il team si compone di cinque figure chiave: il CEO e founder, Ivan Calimani, che ha già lavorato come project manager su importanti progetti internazionali, tra cui anche Expo 2015, ed è professore universitario di project management; Marco Benedetti, esperto di bio-materiali, che ha sviluppato progetti per multinazionali come NatureWorks ed è direttore R&D e biotecnologie per GreenEvolution e vicepresidente Chimica Verde; Yack Di Maio, specializzato in stampa 3D e manufacturing partner di 3DHub; Martina Lamperti, appassionata di modellazione per la creazione di prodotti che ha collaborato con Samsung, Pitti Uomo ed Eli Lilly e, infine, Giulia Giglio, sociologa con esperienza in project management, consulenza e formazione in ambito commerciale.
“Abbiamo appena terminato l’incubazione in Impact Hub e stiamo lavorando per allargare il nostro processo di conversione anche agli scarti eterogenei, come gli avanzi di frutta e verdura e, più in generale, l’umido urbano – conclude il CEO – In questo senso, vorremmo coinvolgere, inizialmente, i supermercati. Al momento, siamo, infatti, in contatto con due grandi catene interessate. Per adesso, siamo orientati ad espanderci sul mercato agroalimentare italiano, che è già molto grande, poi punteremo anche all’Estero”.